Una costellazione di satelliti tutta europea

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Il dado è tratto. La risposta europea alla costellazione di satelliti per la connessione Internet Starlink di Elon Musk, è partita. Si chiamerà Iris 2, acronimo per «Infrastruttura per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite», e prevederà una rete di 290 satelliti multiorbitali che viaggeranno in bassa e media orbita (quindi a un’altitudine compresa fra i 400 e gli 8 mila chilometri) intorno alla Terra per integrarsi con la rete terrestre in 5G e fornire principalmente due servizi: un servizio di telecomunicazione e accesso a Internet «sicuro», destinato ai governi e alle istituzioni europee; un servizio di telecomunicazione destinato ai privati.

Che la strada sia avviata è confermato dal fatto che il 16 dicembre scorso la Commissione europea ha firmato il contratto di concessione con il consorzio SpaceRise per sviluppare, distribuire e gestire il nuovo sistema con un costo totale di 10,6 miliardi di euro, di cui 6 miliardi dalla Commissione europea, 500 milioni dall’Esa e 4,1 miliardi dal consorzio SpaceRise, guidato da Eutelsat, Hispasat e Ses. Cifre enormi: si fa sul serio. Meno noto, ma molto significativo, è il fatto che a due anni dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Unione europea aveva emanato la sua «European Union Space Strategy for Security and Defence», un documento che proponeva azioni per rafforzare la resilienza e la protezione dei sistemi e dei servizi spaziali nel nostro continente. In primo luogo, rendere più solida ed efficace la sovranità tecnologica dell’Ue riducendo le dipendenze strategiche e garantendo la sicurezza dell’approvvigionamento per lo spazio e la difesa, in stretto coordinamento con l’Agenzia europea per la difesa e l’Agenzia spaziale europea.

Ecco: Iris 2 è la diretta applicazione di questa strategia. Il suo scopo è consentire ai governi europei comunicazioni di proprio «conio» per le applicazioni commerciali e di sicurezza, in particolare per garantire sempre l’operatività, anche quando le infrastrutture di terra siano danneggiate per cause riconducibili a disastri naturali oppure a interventi umani. Per farla breve: in caso di attacco straniero, anche cibernetico, avere una rete tutta nostra è indispensabile. D’altro canto le costellazioni per le comunicazioni sono ormai imprescindibili. Durante la guerra in Ucraina si è visto quanto lo straordinario insieme di 6.764 satelliti spediti in orbita da Elon Musk sia stato fondamentale. Sono invece 13 mila quelli che la Cina prevede di lanciare nei prossimi 10 anni in una costellazione che si chiama Guowang. Adesso anche l’Ue avrà la sua di questo genere, dopo avere creato il sistema Galileo (per la navigazione satellitare) e Copernicus (per l’osservazione terrestre).

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A questo punto, la domanda cruciale è se il nuovo progetto europeo potrà davvero attuarsi superando tutte le difficoltà tecniche, economiche e politiche che certo non mancano. È chiaro infatti, che un progetto come questo richiede l’integrazione dei governi europei: a livello strategico, di capacità tecnologiche ed esperienza, nonché uno sforzo economico notevole in un breve lasso di tempo.Di tali problematiche parla con Panorama Oscar Peverini, dirigente di ricerca all’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni, Cnr-Ieiit: «Tra gli ostacoli da superare per attuare il progetto c’è certamente quello della tempistica e dei costi di sviluppo» dice. «Ci sono solo tre-quattro anni per la realizzazione di tutta la costellazione». Il prossimo passo, dopo la firma dei contratti, è una fase di progettazione della durata di un anno che includerà anche il «consolidamento» della catena di fornitura degli appaltatori. Sarà poi la volta, a inizio del 2028, di una revisione critica della progettazione, con il lancio dei satelliti previsto nel 2029 e nel 2030. L’entrata in servizio dovrebbe essere per l’inizio del 2031. «Un aumento delle tempistiche di sviluppo comporterebbe un incremento dei costi» prosegue Peverini «tanto che questo aumento già c’è stato, visto che le proposte precedenti prevedevano un costo totale di 6 miliardi di euro e l’inizio dei servizi nel 2027».

«Tradizionalmente» aggiunge Peverini «l’industria spaziale ha sviluppato sistemi di telecomunicazioni costituiti da pochi satelliti operanti su piattaforme di grandi dimensioni in orbita geostazionaria. Nel caso di costellazioni in orbita bassa o media, occorre invece sviluppare centinaia di satelliti su piattaforme più piccole e facilmente imbarcabili nei vettori a disposizione. Dunque per contenere i tempi e i costi di sviluppo dei satelliti di Iris 2, occorrerà che l’industria spaziale europea si basi su processi automatizzati adatti a un nuovo fattore di scala della produzione, facendo proprie le soluzioni tecnologiche europee di altri settori, come nell’automotive o nel settore aereo. C’è da aggiungere che lo sviluppo della costellazione Iris 2 potrà beneficiare di nuove tecnologie di produzione, quale la manifattura con stampa 3D, che consente di abbattere i costi».

Un altro ostacolo da superare per la realizzazione di Iris 2 è la messa in orbita dei satelliti. Qui l’Europa non potrà che contare sui lanciatori europei sviluppati nell’ambito del programma Ariane, con il primo lancio nel lontano 1979 e che adesso è arrivato alla sesta generazione. Per garantire la competitività nei confronti di SpaceX, che ha sviluppato dei lanciatori riutilizzabili, Ariaspace ha deciso di puntare su un’architettura non riutilizzabile ma di tipo modulare, che dovrebbe permettere di diminuire i costi operativi. Con queste scelte il programma Iris 2 richiederà appena 13 lanci per trasportare in orbita bassa i 290 satelliti. Insomma un colossale sforzo ma che porterà senz’altro benefici. «Se per i governi significherà avere comunicazioni sicure e sempre operative, per gli utenti significherà avere servizi satellitari, come la banda larga residenziale, e interattivi. Si prevede una crescita della Space economy sia nel nostro continente, sia in Italia» fa notare Peverini. Saranno certo grandi opportunità il fatto che il principale centro di controllo della costellazione Iris 2 sorgerà al Centro spaziale del Fucino, e la partecipazione di Thales Alenia Space e Telespazio. «Iris 2 avrà un forte impatto anche sul settore della ricerca, in quanto i satelliti potranno essere utilizzati come incubatori di tecnologie future, soprattutto in considerazione che le prossime reti di comunicazioni saranno basate sulla forte integrazione tra comunicazioni terrestri e non terrestri tramite un segmento intermedio, quello aereo, che opererà tra un chilometro e qualche decina di chilometri di altitudine e che potrà essere costituito da piattaforme stratosferiche e, a quote più basse, da sciami di droni che comunicheranno con le stazioni di terra, gli utenti e i satelliti LEO» conclude Peverini. Tutto ciò è di là da venire, ma non è fantascienza. Quel che è certo è che Iris 2 è uno dei banchi di prova della capacità europea di mobilitarsi velocemente contro minacce esterne. E velocemente dovrà essere realizzato.





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