Caso Abedini, Nordio chiede la revoca dell’arresto per l’ingegnere iraniano

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Alla fine la mossa di Nordio è arrivata, prima che i giudici potessero decidere: il ministro della giustizia “ha depositato alla Corte di Appello di Milano la richiesta di revoca degli arresti per il cittadino iraniano Abedininajafabadi Mohammad”, l’ingegnere arrestato il 16 dicembre all’aeroporto di Malpensa su ordine degli Stati Uniti, quindi scarcerato immediatamente dal carcere di Opera in seguito alla decisione del governo e già atterrato in Iran. 

Nel dare la notizia della sua liberazione e del suo rientro in patria, il portavoce del ministero degli Affari esteri iraniano ha espresso “apprezzando per la cooperazione di tutte le parti interessate”. Oltre alla “soddisfazione” per il rilascio del connazionale, Esmail Baghaei ha sottolineato che il ministero degli Esteri “non risparmierà alcuno sforzo nell’adempiere ai suoi doveri intrinseci di proteggere i diritti dei cittadini iraniani all’estero”. 

In una nota ufficiale, il ministero della Giustizia ha spiega i motivi della decisione sul caso del cittadino svizzero-iraniano, legato a quello della giornalista italiana Cecilia Sala, liberata dopo 21 giorni di detenzione nel carcere Evin di Teheran. Poco dopo è arrivata anche la conferma da parte delle autorità giudiziarie dell’Iran, per le quali l’arresto di Abedini “è stato dovuto a un malinteso”. “Con il seguito del ministero degli Affari esteri della Repubblica islamica e i negoziati tra le unità competenti del ministero dell’Informazione della Repubblica islamica dell’Iran e i servizi segreti italiani, il problema è stato risolto ed è stato rilasciato”. 

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La nota del ministro della giustizia

“In forza dell’art. 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente – si legge nella nota ufficiale del ministero della Giustizia – La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di ‘associazione a delinquere per violare l’Ieepa’ non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di ‘associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte’ e di ‘fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte’, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”. 

Il 38enne esperto di droni, arrestato tre giorni prima della giornalista Cecelia Sala, è accusato di terrorismo dagli Usa per aver passato informazioni sensibili ai Pasdaran, servite per un agguato in cui sono rimasti uccisi tre soldati americani in Giordania a gennaio scorso. Le autorità giudiziarie Usa ne hanno chiesto l’estradizione, procedura annullata con la decisione del governo.

Il 15 gennaio era attesa l’udienza davanti alla Corte d’Appello di Milano, che doveva esprimersi sulla sua richiesta di domiciliari avanzata dal difensore Alfredo De Francesco e sulla quale la procura generale aveva dato parere negativo. «La decisone presa dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi – commenta il legale –. Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di revoca delle custodia cautelare, poiché si sposa con quanto sostenuto sin dall’inizio in merito all’assenza dei presupposti per l’estradizione ma soprattutto per l’attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali». 
«Ora il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare.
Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia.
Oggi questa sua fiducia, questa nostra fiducia ha trovato un riscontro effettivo. Da ultimo, sento anche a nome del mio cliente di ringraziare tutti coloro che nel silenzio e con grande delicatezza hanno sostenuto questo nostro percorso e hanno accompagnato ogni nostro passo e timore con la preghiera”, conclude il difensore. 



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