Marina Berlusconi e la destra all’attacco di Report dopo la puntata sulle stragi del ’93: “È pattume mediatico-giudiziario”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Richiedi prestito online

Procedura celere

 


Una trasmissione che “appartiene alla categoria del peggior pattume mediatico-giudiziario“. L’ultima puntata di Report, in onda domenica 12 gennaio, ha fatto infuriare Marina Berlusconi. I giornalisti guidati da Sigfrido Ranucci, infatti, sono tornati a occuparsi dell’inchiesta della procura di Firenze sulle stragi del 1993. Sotto indagine c’è ancora Marcello Dell’Utri, insieme all’ex generale del Ros dei Carabinieri Mario Mori. Era iscritto nel registro degli indagati fino al giorno della sua morte anche Silvio Berlusconi. L’inchiesta, coordinata dagli ex aggiunti Luca Tescaroli (ora procuratore capo a Prato) e Luca Turco (ora in pensione), ipotizza l’esistenza di mandanti a volto coperto nelle stragi di Firenze, Milano e Roma. In passato è stata più volte archiviata su richiesta della stressa procura.

L’attacco di Marina – “Rimestando per quasi due ore in un bidone di accuse sconnesse, illogiche, già smentite mille volte, utilizzando addirittura brani di puntate precedenti, e dando voce a personaggi più che screditati, ha tentato di riesumare le infamanti, paradossali accuse di una presunta vicinanza di mio padre alla criminalità organizzata: vecchie un quarto di secolo e tutte regolarmente sepolte sotto le plurime archiviazioni decise dai Tribunali di Palermo, di Caltanissetta e di Firenze“, fa scrivere la primogenita di Berlusconi nella sua nota, definendo come “totalmente false” e “finite nel nulla” le accuse di Report. “Come nel nulla non potrà che finire anche l’ultima di queste inchieste, assurdamente riaperta a Firenze molti anni fa, dopo quattro successive archiviazioni. Per mio padre parlano i fatti: Silvio Berlusconi è sempre stato in prima fila contro tutte le mafie. I suoi governi hanno varato normative e ottenuto risultati che nessun altro esecutivo italiano può vantare: dalla stabilizzazione del carcere duro per i boss mafiosi (il cosiddetto 41 bis) nel 2002, all’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati ai mafiosi nel 2010, fino al primo Codice antimafia nel 2011″. Ora, l’uomo di Arcore sarà stato anche “in prima fila” contro le mafie, ma nella sentenza definitiva che ha condannato Dell’Utri a sette anni per concorso esterno si parla chiarameante di un “accordo concluso, grazie alla mediazione di Dell’Utri, tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi”, che però “era funzionale a garantire un presidio mafioso all’interno della villa di quest’ultimo”.

“Canzonetta sovrapposta al funerale”- Secondo la presidente di Mondadori, però, “Report resta fedele al proprio dogma di disprezzo per la verità e per le garanzie processuali, oltre a perseverare nel consapevole esercizio del peggior ‘disservizio pubblico‘, che non danneggia soltanto la memoria di Berlusconi, ma tutti coloro che avrebbero diritto a un’informazione basata sui fatti. Con l’aggravante di accanirsi su un uomo che, scomparso oltre un anno e mezzo fa, non può più difendersi”. La primogenita dell’ex premier accusa la trasmissione di Raitre anche di aver “scelto di inserire nel loro montaggio alcune riprese del funerale di mio padre senza che ce ne fosse alcuna necessità, ma sono arrivati a irridere quei momenti di cordoglio, sovrapponendo alle immagini del suo feretro una canzonetta ironica: più che una colonna sonora, una colonna infame che viola non solo la deontologia giornalistica, ma il rispetto stesso della dignità umana. Naturalmente faremo ricorso a tutti gli strumenti legali più idonei per reagire a questo ignobile e vergognoso esercizio di pseudo giornalismo“.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

La destra all’attacco – Si uniscono all’attacco contro Report pure i parlamentari di Forza Italia. “È gravissimo che ieri sera i telespettatori italiani del servizio pubblico siano stati sottoposti ad una sequela di vigliacche menzogne costruite per configurare un violento attacco politico di parte. Ancora una volta, la trasmissione Report ha assemblato una congerie di notizie false con l’ausilio di testimonianze anonime e strumentali interviste a dichiarati avversari politici per ledere politicamente la figura di Silvio Berlusconi, la sua storia imprenditoriale, familiare e politica”, dicono dal partito di Famiglia. Una nota contro la trasmissione televisiva arriva anche da parte della dei deputati Lega in commissione di Vigilanza sulla Rai. “Quanto andato in onda su Silvio Berlusconi ieri sera a Report è, a dir poco, indegno. Un servizio fazioso – tra l’altro con accuse trite e ritrite, smentite più volte – di cui, certamente, il servizio pubblico poteva fare a meno. Senza contare la canzonetta ironica montata sulle immagini del funerale del Cavaliere, ignorando del tutto il dovuto rispetto per i morti. Da rimanere, semplicemente, senza parole. Ci chiediamo se la dirigenza Rai non abbia nulla di dire a riguardo”, dicono dal Carroccio. All’attacco si uniscono anche alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia, a cominciare da Augusta Montaruli, capogruppo in Vigilanza, che accusa la trasmissione Rai di aver “confermato la deriva ideologica di una trasmissione che dovrebbe fare giornalismo d’inchiesta”.

La replica di Ranucci – Ranucci, però, difende il lavoro del suo inviato, Paolo Mondani. “Un’inchiesta rigorosa, di grande interesse pubblico che è stata seguita da punte di oltre 1,5 milioni di telespettatori basata su documenti e dichiarazioni vagliate dai magistrati”, la definisce il conduttore. “Si è dato conto – spiega Ranucci – delle novità emerse dalle perizie finanziarie economiche dalla Procura di Firenze dove Silvio Berlusconi era indagato e dove oggi è ancora indagato Marcello Dell’Utri. Si è data possibilità alla famiglia e a Dell’Utri di intervenire, in alternativa si è dato ampio spazio alle risposte dei legali nel corso dell’inchiesta e degli studi”

“Nelle casse Fininvest 80 miliardi senza fonte” – Ma perché la puntata di Report ha infiammato l’umore di Marina Berlusconi e di tutto il centrodestra? Partendo dalla morte dell’ex premier, il giornalista Paolo Mondani ricostruisce alcuni passaggi fondamentali sullo sfondo delle stragi. L’inchiesta dà conto di un perizia agli atti dell’inchiesta della procura di Firenze, datata 5 luglio 2024, nella quale si spiegano le origini finanziarie dell’impero berlusconiano. Un tema che da almeno venticinque anni provoca roventi polemiche: la procura di Palermo ha lungamente indagato sulla provenienza di circa 16 miliardi di vecchie lire finiti nelle casse berlusconiane tra il 1977 e il 1978. I pm siciliani, però, archiviarono il fascicolo in cui si ipotizzava il riciclaggio. E già nella sentenza di primo grado su Dell’Utri, il tribunale sottolineava come la procura non fosse riuscita a trovare alcun riscontro sull’ipotetico ingresso in Fininvest di capitali esterni. Report, però, torna sull’argomento citando l’ultima perizia sul denaro entrato nelle aziende berlusconiane. “Il totale, miliardo più miliardo meno, ammonta a 80 miliardi tra il 1978 e il 1984, con queste operazioni tramite fiduciarie, quindi non sappiamo la fonte del denaro. Chi coprivano le fiduciarie?”, dice Gian Gaetano Bellavia, esperto di Diritto penale dell’economia. Negli anni successivi, si fa notare, sarebbe stato possibile sapere chi c’era dietro quelle fiduciarie. Per dieci anni infatti i dati delle operazioni delle fiduciarie vengono conservate, solo dopo vengono distrutti. “Certo che era possibile, ma se non l’ha fatto nessuno…”, dice Bellavia. Il servizio include inoltre uno spezzone di un’intervista a Salvatore Baiardo, realizzata con telecamera nascosta nel 2023. Il gelataio di Omegna, favoreggiatore dei fratelli Graviano, è noto per aver profetizzato l’arresto di Matteo Messina Denaro con alcuni mesi d’anticipo. Parlando con Mondani, sostiene che Giuseppe Graviano ha investito addirittura “500 miliardidi vecchie lire nell’impero Fininvest.

“Dell’Utri guadagnava più dell’ad Fiat” – La trasmissione analizza anche il denaro incassato negli anni da Dell’Utri: negli ultimi tempi si è molto parlato dei trenta milioni destinati dal testamento dell’uomo di Arcore al suo storico braccio destro. Dal 2021, invece, l’ex senatore di Forza Italia è titolare di un vitalizio di trentamila euro al mese. Ma non solo. “I dati forniti dalla Dia dicono che tra il 1988 e il 1994 Dell’Utri ha preso stipendi da lavoro dipendente per 11,8 miliardi di lire. Pari a 22 miliardi odierni, cioè 11 milioni di euro. Come se avesse avuto in sette anni un milione e due, un milione e tre, centomila euro al mese di stipendio. Quelli della finanza americana, forse, hanno emolumenti di questo tipo”, dice Bellavia al giornalista di Report. E in effetti, ricorda dunque Mondani, John J. Mac, direttore operativo Morgan Stanley tra il 1997 e il 2001, prendeva uno stipendio di 800mila dollari all’anno. Mentre Cesare Romiti, amministratore delegato di Fiat negli anni ’90, dichiarò d’incassare circa un miliardo all’anno. Dell’Utri, quindi, da presidente di Pubblitalia guidagnava molto di più dell’ad Fiat e del numero uno Morgan Stanley.

“Che fine hanno fatto questi soldi?” – Quindi, in definitiva, “dall’88 al 94 praticamente prende 45 miliardi di vecchie lire. Dal 2012 al 2021 altri 42 milioni di euro. Più i trenta milioni dal testamento, più trentamila euro”, ripercorrono Bellavia e Mondani, che sottolineano come queste siano cifre parziali: su cinquant’anni di rapporto professionale tra Dell’Utri e Berlusconi, infatti, gli investigatori hanno documento quindici anni. “Non sappiamo cosa succede dal 74 all’88”. Su cinquant’anni di rapporto professionale, infatti, gli investigatori hanno documento quindici anni. Domanda: dove è andata a finire tutta questa massa di denaro? “Una grossa parte alla moglie e ai figli, che infatti nel 2014 evidenziano nella dichiarazione dei redditi disponibilità estere per 25 milioni di euro“. spiega Bellavia. Che poi si chiede: “Ma tutto questo denaro prima dove andava?”. L’esperto è pure autore di un’altra domanda scottante, relativa alla fine dei soldi che Berlusconi, ipoteticamente, custodiva all’estero. Da sottolineare come non ci sia alcuna prova che l’ex premier avesse ancora denaro fuori dall’Italia al momento della morte. “Io dubito fortemente che i soldi di Berlusconi siano rientrati in Italia, perché l’entità era talmente elevata che si sarebbe avuta notizia. Io credo che siano ancora all’estero. Ma il vero tema è: oggi di chi sono? Degli eredi?”. Quesito che sicuramente ad Arcore sarà suonato come indigesto.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link