Gli investimenti degli operatori diminuiranno nuovamente quest’anno, dopo un picco nel 2022, un anno guidato dai bassi tassi di interesse, dalle aste 5G e dalle implementazioni della fibra. Attesa per una nuova ondata di merger.
Gli investimenti degli operatori diminuiranno nuovamente quest’anno, dopo un picco nel 2022, un anno guidato dai bassi tassi di interesse, dalle aste 5G e dalle implementazioni della fibra. Tuttavia, gli analisti ritengono che seguirà una nuova ondata di consolidamento, in seguito all’approvazione di due massicce fusioni in Spagna e Gran Bretagna nel 2024.
2025 anno tranquillo per le Tlc europee?
Si prospetta un anno tranquillo per il settore delle telecomunicazioni in Europa. Fitch Ratings prevede quindi un outlook “neutrale”: “Gli operatori di telecomunicazioni storici dell’Europa occidentale dovrebbero ottenere risultati migliori nel 2025 rispetto ad alcuni operatori via cavo alternativi, poiché traggono vantaggio dagli investimenti storici nella fibra e dalla continua attenzione “focalizzata sulla riduzione dei costi operativi”, osserva l’agenzia di rating nella sua ultima nota, pubblicata l’8 gennaio.
Morningstar, da parte sua, prevede una prospettiva “stabile” per il settore delle telecomunicazioni fino al 2025. Grazie a un contesto economico generalmente favorevole in cui le riduzioni dei tassi di interesse dovrebbero sostenere prestiti e investimenti, a livello di settore, “la crescita degli abbonati e dei profitti dovrebbe essere “modesto”, stima il gruppo.
Si aspetta inoltre che gli operatori “si trovino ad affrontare decisioni più difficili in materia di allocazione del capitale, nel tentativo di continuare a ridurre l’indebitamento dei loro bilanci”.
Investimenti in calo
Un’altra tendenza è che le spese in conto capitale del settore continueranno a diminuire gradualmente dopo aver raggiunto il picco nel 2022, quando i costi delle aste dello spettro 5G e le implementazioni della fibra in molti mercati hanno raggiunto i massimi. Con ritmi diversi: “Alcuni mercati, come Spagna e Portogallo, hanno ampiamente implementato le loro reti in fibra ottica, ma altri paesi, come Germania e Regno Unito, sono ancora in una fase di intensa implementazione, che comporta alti livelli di investimento”, nota Fitch.
Tlc guardano a settori adiacenti
Soprattutto perché la prospettiva del 6G è improbabile prima della fine dell’anno. Alcuni grandi operatori cercheranno di migliorare le loro opportunità di crescita a lungo termine investendo in settori adiacenti in cui “possono trarre vantaggio dagli investimenti nelle loro reti e/o dalla loro competenza nella creazione di asset digitali”, come i data center, l’assistenza sanitaria, la sicurezza informatica, le applicazioni aziendali tecnologie e intrattenimento/sport, stima Morningstar.
Inoltre, il flusso di cassa libero organico (FCF) del settore continuerà a migliorare, seppur a un ritmo lento, grazie alla “crescita dei ricavi da servizi, al miglioramento dell’EBITDA per molti operatori e alla riduzione dell’intensità di capitale”, osserva Fitch.
In termini di debito, i profili rimarranno molto diversi tra gli operatori storici e quelli alternativi. Fitch prevede che l’indebitamento netto degli “operatori alternativi” (quelli focalizzati sul mercato corporate) rimarrà “sostanzialmente stabile, a circa 4 volte” l’EBITDA medio.
Un forte flusso di cassa netto pre-dividendo dovrebbe consentire alla maggior parte degli operatori alternativi di aggiornare le proprie reti via cavo con la fibra ottica. I buoni allievi restano la maggior parte degli operatori storici, tra cui Deutsche Telekom, Orange, KPN e Vodafone, con un debito netto “in media pari a 2,6 volte” l’Ebitda medio nei prossimi tre anni.
Possibili fusioni in Italia, Germania, Svezia e Danimarca. Il 2025 sarà l’anno del consolidamento?
A priori, si profilano poche prospettive di fusioni e acquisizioni. Ma c’è un vento più favorevole: due grandi operazioni sono state approvate senza troppe condizioni dall’autorità di regolamentazione di Bruxelles nel 2024, la fusione tra Orange e Masmovil in Spagna, autorizzata a febbraio, e la fusione tra Vodafone e Three nel Regno Unito.
Abbastanza per incoraggiare gli operatori ad avviare altre future operazioni di M&A. A Bruxelles, il rapporto Draghi sulla competitività europea ha evidenziato la necessità di un consolidamento in particolare nel settore delle telecomunicazioni europee, che, secondo UBS, sosterrà i multipli di valutazione.
Inoltre, a Bruxelles, la Commissaria europea per la concorrenza, l’inflessibile Margrethe Vestager, è stata sostituita il 1° dicembre 2024 da Teresa Ribera, che ha avuto un ruolo positivo nell’approvazione della fusione Orange-Masmovil. Per il 2025, UBS prevede “potenziale di fusioni e acquisizioni in Danimarca, Italia, Svezia e Germania”. In Germania, UBS prevede che Telefonica Deutschland potrebbe decidere di acquisire 1&1. Lo scorso ottobre entrambi hanno rafforzato i loro accordi di roaming nazionale esistenti per includere lo standard wireless 5G.
E in Italia?
In Italia, l’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Fastweb (Swisscom) nel 2024 ha aperto una prima fase di consolidamento. Da quando il colosso Iliad è entrato nel mercato nel 2016, il Paese “è diventato uno dei mercati più frammentati e competitivi d’Europa”, sottolinea UBS. Ma ci sono ancora quattro operatori di reti mobili e sei attori principali, “potrebbe essere possibile un ulteriore consolidamento”.
Infine, in Svezia e Danimarca, il colosso norvegese delle telecomunicazioni Telenor è in trattative con Hutchison per unire le loro attività nei due paesi.
Leggi anche: Consolidamento Tlc, quali prospettive in Italia dopo la fusione fra Vodafone e Three in Uk?
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