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Si fa sempre più ingarbugliata la questione nomine in Regione Puglia all’indomani dello scontro istituzionale fra il governatore Michele Emiliano e la presidente del Consiglio regionale Loredana Capone sulla ribattezzata legge anti trombati della consigliera Cinque Stelle Antonella Laricchia. Il governatore, da venerdì scorso out per un intervento chirurgico alla gamba all’ospedale Riuniti di Foggia, è stato “espropriato” dei poteri di nomina per effetto dell’emendamento Laricchia che ha determinato il blocco di un una “infornata” di incarichi, a partire dal nuovo direttore generale dell’Asl di Bari, posto già assegnato al facente funzione Luigi Fruscio.
A seguire i 13 incarichi nei nuovi consigli di amministrazione istituiti nella legge di bilancio nelle agenzie Arpa, Arif, Puglia Promozione e Arca Puglia. Tutto a seguito dell’entrata in vigore della cosiddetta “legge anti-trombati”, quasi identica a quella adottata dalla Regione Toscana, che stravolge i criteri di nomina sottoponendoli a procedure aggravate con pareri e voto da parte di Commissioni consiliari e Consiglio regionale, pubblicazione di avvisi pubblici, e divieti ad hoc contro candidati alle regionali negli ultimi cinque anni e rappresentanti politici. Da qui l’esigenza di correre ai ripari in tempi brevi, ma in assenza di soluzioni concrete.
Il vertice
Per le 13 di oggi il Pd ha convocato un vertice di maggioranza con l’obiettivo di provare a convincere gli alleati – Con, Per la Puglia e Azione – a individuare una strada condivisa per correggere la norma Laricchia. Un’impresa tutt’altro che semplice dopo che i Cinque Stelle, da Roma a Bari, hanno declinato l’invito al tavolo politico. Un rifiuto che riavvicina le posizioni della Laricchia, dissociatasi dall’ala del Movimento che fa capo all’ex premier Giuseppe Conte, ai quattro consiglieri Rosa Barone, Cristian Casili, Marco Galante e Grazia di Bari. La norma sulle nomine piace anche a Roma e rinfocola l’antico istinto anti-casta dei pentastellati nella parte in cui ridimensiona autonomia e discrezionalità del presidente Emiliano mettendo in concorrenza i curriculum dei candidati nelle mani del Consiglio regionale.
La proposta
Oggi il Pd proverà a mettere sul tavolo una proposta che superi i profili di incostituzionalità della norma Laricchia: lo stop ai candidati non eletti alla Regione, l’antinomia con altri articoli del bilancio e il conflitto di competenza sulle nomine fra giunta e consiglio. Il Pd vorrebbe proporre il modello adottato dal Comune di Bari su iniziativa dell’assessore pentastellato Nicola Grasso, ovvero un albo pubblico in cui inserire candidati che hanno titoli per le nomine da cui il sindaco può attingere. Soluzione già bocciata dalla consigliera Laricchia che chiede di lasciare intatto il testo a sua firma tanto da aver coinvolto nella battaglia politica la segretaria nazionale dem Elly Schlein, rimasta per ora silente.
Il pressing
Sull’altro fronte il segretario regionale dem Domenico De Santis e il capogruppo regionale Paolo Campo stanno provando in tutti i modi ad affossare il lodo Laricchia definito un «ritorno alla Prima Repubblica con i partiti che fanno incetta di nomine in Consiglio regionale in spregio delle norme che affidano a sindaci e governatori l’indirizzo politico la responsabilità delle scelte». Ad approfittare della guerra con i Cinque Stelle potrebbero essere Azione – che votò a favore della legge Laricchia – e altri malpancisti come i consiglieri dem Michele Mazzarano ed Enzo Di Gregorio, in realtà allineatosi dopo il voto di astensione in aula, e la loro collega Anita Maurodinoia.
Appoggi che potrebbero rivelarsi decisivi in aula per l’esito della votazione sulla correzione della legge Laricchia, soprattutto in caso di ammutinamento da parte dei Cinque Stelle. Non a caso il gruppo di Azione ha alzato il tiro con la presentazione della proposta di modifica della legge elettorale, mentre Mazzarano e Maurodinoia al momento non sarebbero stati coinvolti. L’unica certezza è che la questione nomine possa tenere banco per chissà quanto tempo paralizzando l’attività politico amministrativa a pochi mesi dalle regionali.
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