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La sua prima foto Oliviero Toscani, nato a Milano nel 1942, l’ha pubblicata a nemmeno 14 anni sul Corriere della Sera. Aveva accompagnato suo padre Fedele, storico fotoreporter del quotidiano, ad assistere alla tumulazione della salma di Mussolini a Predappio nel 1957. Ma mentre tutti si concentravano sulla bara, lui ritraeva il volto addolorato della vedova, Rachele. Inizia così, con la dimostrazione della differenza tra l’essere figlio d’arte, con talento e capacità proprie, e l’essere un nepo-baby senza arte né parte, la straordinaria carriera di quello che è stato uno dei più importanti, geniali e provocatori fotografi italiani, uno capace di lasciare un’impronta indelebile nel costume, tanto dal creare un proprio immaginario e un proprio stile. E che ha trovato nella moda il suo veicolo ideale.
Dopo il diploma Toscani studia fotografia alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, e fa il modello a tempo perso per alcuni caroselli, assieme ai colleghi Aldo Ballo e Alfa Castaldi. Ma è dietro l’obiettivo che dà il meglio di sé, ancora di più tra abiti e modelli. Le sue immagini per le riviste sono forti, moderne, piene di un’energia insolita, le sue composizioni sono caotiche ma sempre armoniche. Elle, Bazaar, Lei, Vogue, GQ. E poi Chanel, Esprit, Iceberg. I Jesus Jeans, per cui nel 1971 fotografa in primo piano il didietro della modella Donna Jordan strizzato in un paio di shorts con su lo slogan “Chi mi ama mi segua”.
Ed è sempre la moda a dargli la piattaforma che gli permette di diventare il gigante che è: nel 1982 inizia il sodalizio durato quasi vent’anni con Benetton, le cui pubblicità diventano lo strumento per trattare i temi più scottanti, dall’aids al celibato dei preti alla violenza al razzismo alla mania consumistica dell’Occidente. Un’operazione la sua che finisce presto per slegarsi dagli abiti, passando dall’essere moda all’essere costume. Nel 1991 sotto l’egida del marchio Toscani fonda la rivista fotografica monotematica Colors, nel 1994 a Treviso apre Fabrica, accademia dedicata alle arti e alla comunicazione moderna.
Il punto di rottura – la prima – con Benetton arriva nel 2000, quando viene accusato di avere usato senza permesso per le campagne adv i ritratti di condannati a morte detenuti in Missouri. Ma Toscani continua per la sua strada in bilico tra provocazione e moda, e nel 2007 torna nell’occhio del ciclone quando per il marchio Nolita usa come modella una ragazza anoressica. Le riviste di moda – Interview, Jalouse, Vogue -, continuano a cercare e a celebrare la sua visione, le nuove generazioni lo scoprono e lo amano. Nel 2018 con Jean-Charles de Castelbajac torna a guidare artisticamente Benetton, ma l’avventura dura solo due anni. Poco importa: il suo segno lo ha già lasciato, ampiamente.
Con la sua scomparsa Toscani lascia i sei figli Alexandre, avuto con la prima moglie Agnete, Olivia e Sabina, con Brigitte e Rocco, Lola e Ali nati dal legame durato cinquant’anni con l’ex modella Kirsti Moseng.
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