Il Regno Unito compie un passo che segnerà una svolta nell’ambito della produzione elettrica mondiale. L’Italia agirà o resterà a guardare?
All’interno delle centrali termoelettriche alimentate a carbone la produzione di energia elettrica avviene mediante lo sfruttamento della combustione dello stesso combustibile fossile, che, a differenza di petrolio e gas naturali, si presenta in forma solida.
SI tratta di una delle principali fonti di energia a livello mondiale, la cui produzione nel corso del precedente decennio copriva oltre il 4% del fabbisogno energetico nostrano.
Negli ultimi anni il dibattito pubblico si è focalizzato sulla necessità di ridurre significativamente la produzione energetica mediante lo sfruttamento di carbone. Per questo al giorno d’oggi sono state implementate delle innovazioni nel sistema produttivo che garantiscono una riduzione minima delle emissioni e dell’impatto ambientale.
Parliamo di un piccolo ma importante passo che dovrebbe portare all’accantonamento progressivo di fonti energetiche come i combustibili fossili, in favore di una transizione energetica, che possa portare all’utilizzo di fonti rinnovabili maggiormente sane per il globo intero.
Il determinante passo del Regno Unito verso la transizione ecologica
Il Regno Unito ha deciso di chiudere l’ultima centrale termoelettrica alimentata a carbone presente nello Stato, al fine di proseguire un percorso già consolidato per completare una transizione energetica che possa portare ad un futuro più sostenibile, limitando le emissioni di CO2. Si tratta di un passo importante che segna un punto di volta determinante, lanciando un chiaro messaggio anche al resto d’Europa. Ma è solo la punta dell’iceberg, in quanto il piano di decarbonizzazione portato avanti dal UK prosegue già da diverso tempo; il Governo britannico aveva già posto una serie di obiettivi allo scopo di favorire una produzione energetica più pulita e diminuire gradualmente la dipendenza dallo sfruttamento dei combustibili fossili. Lo ha fatto portando avanti una campagna volta a promuovere l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili, come la solare e l’eolica, mediante l’inaugurazione di parchi offshore.
Si è trattato di un percorso tortuoso e complesso che, come detto, ha impiegato anni per raggiungere risultati davvero importanti. Basti pensare che soltanto fino a vent’anni fa, le centrali a carbone rappresentavano le fondamenta del settore energetico del Regno Unito, su cui si fondava essenzialmente la produzione per l’intera popolazione, determinando in modo cruciale anche lo sviluppo economico del paese. Di riflesso, però, il Regno britannico è stata una delle prime nazioni del Mondo in cui si è diffusa ed attestata una nuova consapevolezza in merito all’enorme impatto ambientale prodotto dall’energia derivante dai combustibili fossili. Sono stati gli stessi cittadini a richiedere in maniera sempre più frequente ed unitaria l’accantonamento del carbone, in favore di un’energia più pulita e di un processo produttivo meno nocivo per il pianeta.
Cosa aspettarsi nel futuro dell’Italia?
Ma nemmeno l’Italia è rimasta con le mani in mano. Il Governo ha posto dei chiari obiettivi in merito all’esigenza di produrre energia pulita e di favorire un processo di transizione, ma non c’è da aspettarsi un cambio così netto e repentino come avvenuto nel Regno Unito. Iniziamo col dire che sicuramente il nostro paese ha cominciato a ridurre l’utilizzo del carbone nella produzione energetica, focalizzandosi maggiormente sullo sfruttamento delle fonti rinnovabili; ciò nonostante, sono ancora molte le centrali termoelettriche aperte e produttive nel nostro territorio, che svolgono un ruolo determinante nel settore energetico nostrano. Questo perché ci sono delle aree specifiche dello ‘Stivale’ in cui la domanda è molto alta, ma le infrastrutture volte a sfruttare le energie pulite e rinnovabili non sono ancora espanse e progredite a sufficienza. Si tratta nello specifico di circa dieci centrali, dislocate in zone come la Sardegna o il Nord-Est, soggette, come dicevamo prima, ad una richiesta costante di energia.
Seppur a tutti gli effetti operative, sono soggette a limitazioni, al fine di favorire un minor quantitativo di emissioni. Infatti, in linea con le direttive europee in ambito climatico, l’Italia ha adottato alcune misure con l’intento di abbandonare definitivamente il carbone, accelerando il tanto auspicato processo di transizione ecologica. Tra queste lo stanziamento di incentivi per la produzione solare ed eolica, ma anche la previsione di fondi e piani per garantire una crescita e un potenziamento delle infrastrutture già presenti. Anche nel caso dell’Italia, se dovessimo andare ad analizzare com’era la situazione fino a qualche anno fa, potremmo notare come un cambio drastico sia già avvenuto, considerando che più del 40% dell’energia prodotta nella penisola proviene da fonti pulite e rinnovabili. La strada che porterà il nostro paese a compiere il definitivo passo in favore di una totale transizione ecologica potrebbe impiegare ancora diversi anni a trovare il suo termine, in quanto l’obiettivo sul lungo periodo di raggiungere una neutralità climatica, con la chiusura totale delle centrali a carbone, prevede il suo limite entro il 2050. I risultati finora raggiunti, però, non possono far altro che farci sperare in positivo.
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