di Antonio
De Matteis*
Nel 2025, il superamento dell’attuale fase congiunturale sfavorevole sarà solo una delle sfide per il settore della moda, in uno scenario globale in rapido mutamento e pieno di importanti cambiamenti. E Pitti Immagine Uomo, l’edizione che si apre oggi, la 107esima, è uno dei primi e più significativi banchi di prova delle prospettive a breve e medio termine del sistema, anche perché posto in apertura ufficiale della stagione internazionale delle presentazioni collettive.
L’eredità dell’anno appena passato, lo sappiamo, non è positiva: i dati mostrano un’inversione di tendenza e l’interruzione del ciclo di crescita accelerata che, dopo la pandemia, aveva fatto decollare fatturati ed esportazioni della moda italiana. Le previsioni delle associazioni appartenenti al sistema confindustriale stimano un fatturato della filiera tessile-abbigliamento 2024 intorno ai 60 miliardi di euro, con un calo di circa il 6% rispetto al 2023 e tra l’8 e il 9% nella pelle e nelle calzature. I dati di fatturato dei Paesi UE del 2024 mostrano un calo generalizzato intorno al 6%. Il risultato italiano – compensato solo in parte dalla crescita di settori collaterali come profumi, occhiali e gioielli – è forse il dato peggiore, ma lo è anche perché sconta il risultato della maggiore crescita italiana nel 2023 rispetto agli altri Paesi. In questo contesto, la moda maschile ha ottenuto risultati migliori della media, almeno guardando ai dati di export che per alcune categorie di prodotto come i capospalla e le camicie hanno mostrato nei primi nove mesi dell’anno un segno positivo, in controtendenza con il resto del settore.
Per il 2025 si attendono segnali positivi per i consumi della moda in Italia. Contribuiranno il buon andamento del mercato del lavoro rilevato dall’Istat, l’aumento dei redditi grazie ai contratti rinnovati nel 2024, incluso quello del settore moda, e la stabilizzazione dei prezzi? Se sì, in quale misura? L’aumento dei prezzi già acquisito nel 2023-2024 continuerà a influire sulle scelte di spesa oppure inizierà finalmente a diminuire il timore di una crescita incontrollata dei prezzi? Alcune prime risposte potranno venire dall’andamento dei saldi in corso e, su un orizzonte più lungo, forse anche dall’atmosfera che si respirerà in Fortezza da Basso.
Valutare le prospettive di evoluzione dei mercati internazionali richiede di considerare alcuni dei cambiamenti strutturali a cui si è accennato più sopra. La Cina, innanzitutto, il rallentamento significativo nel 2024 del mercato interno ha lo scorso anno influenzato il cattivo risultato delle imprese del lusso. Nonostante le rassicurazioni del governo, le prospettive del mercato cinese per il 2025 restano incerte. La lenta crescita dei salari e la crisi immobiliare continueranno a frenare i consumi, e l’impatto delle recenti misure governative di sostegno monetario e fiscale resta incerto. Questi fattori impongono di pensare a una ridefinizione verso nuovi mercati della geografia dei flussi di export dei marchi italiani, per i quali la Cina è stata una fonte di sicura crescita per molti anni, a fronte della stagnazione sui mercati occidentali.
Non va sottovalutato poi il rischio di politiche protezionistiche daziarie minacciate dalla nuova amministrazione americana, che potrebbero colpire anche le esportazioni italiane verso gli Usa, terzo mercato per la moda maschile. A ciò si aggiunge il rischio di una pressione maggiore dell’export dell’abbigliamento Made in China dirottato per la stessa ragione dal mercato Usa verso l’Europa. Infine, ma non meno importante, a livello europeo, la strategia per la transizione sostenibile e circolare rappresenterà già a partire dal 2025 una rivoluzione per la moda.
Le nuove norme, dalle direttive contro il greenwashing al regolamento Ecodesign, dalla direttiva EPR sulla gestione del fine vita, a quella sulla due diligence della filiera di approvvigionamento, avranno un impatto su tutte le funzioni aziendali, dal marketing, alla comunicazione al design e la gestione della supply chain. L’industria italiana della moda si è sempre dimostrata abile, anzi la migliore, quando si è trattato di affrontare sfide complesse, adattandosi e, spesso, anticipando i cambiamenti. Questa capacità di resilienza ci lascia ottimisti sul futuro. Buon Pitti Uomo a tutti!
*Presidente di Pitti Immagine
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