“Crescente nervosismo nelle stanze che contano”

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Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 


TRA POLEMICHE SULLE NOMINE DEI VERTICI DELLE AZIENDE SANITARIE E STOP NAZIONALI SUL TERZO MANDATO, COSA STA SUCCEDENDO AL “REGNO” REGIONALE DEL PRESIDENTE FEDRIGA?

 

Davvero non ce lo saremmo aspettati. Rimesso in sella nel non lontano 2023 con una valanga di voti e “graziato” da bilanci regionali sempre più capienti nell’ultimo triennio, nulla lasciava presagire un inizio d’anno così difficile per il presidente della Regione Massimiliano Fedriga.  Eppure è accaduto.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Il primo sintomo è stato lo strappo in Giunta regionale dei tre assessori espressi da Fratelli d’Italia che non hanno votato a fine anno la delibera con la quale, tra l’altro, il dottor Giuseppe Tonutti è stato confermato direttore generale  dell’Azienda sanitaria Friuli Centrale ma gli è stato affidato anche l’incarico di direttore generale ad interim per due anni del Centro di riferimento oncologico di Aviano. Tale scelta, con tutta evidenza, non è stata condivisa né a livello politico dal gruppo pordenonese di Fratelli d’Italia, né a livello tecnico provocando, tra l’altro, la sollevazione di una quarantina di medici ospedalieri pordenonesi che vi hanno colto il rischio di un depauperamento di un centro di assoluta eccellenza, non solo a livello regionale, nel campo della ricerca e cura oncologica quale sicuramente è il Cro di Aviano.

A dire il vero, non è stata né l’unica né la prima volta in cui le scelte del super assessore alla Sanità Riccardi hanno suscitato reazioni piuttosto “sostenute” da parte degli operatori del settore costringendo il presidente Fedriga a interventi diplomatici e riparatori. In fondo è quello che è avvenuto anche questa volta. Infatti, se a livello politico è parso più che evidente che lo sfilamento di Fratelli d’Italia sulla delibera delle nomine è stato null’altro che un pretesto per ribadire  la centralità del proprio ruolo politico a fronte di scelte non completamente condivise, a livello tecnico c’è voluto un tavolo tecnico ad hoc convocato  a tambur battente dal presidente con le rappresentanze mediche pordenonesi per ricomporre le fratture ed individuare un percorso di parziale revisione del nuovo piano oncologico regionale in via di approvazione. Infatti, al termine del recentissimo incontro in cui le parti hanno serenamente dialogato e c’è stata massima attenzione da parte dei vertici politici regionali sulle argomentazioni civilmente esposte dalla classe medica, si è condiviso, nelle parole di Fedriga, che “tutti gli approfondimenti e le scelte verranno compiuti a seguito dell’approvazione del documento attraverso i tavoli tecnici previsti, nei quali saranno protagonisti i professionisti. Lasciando il lavoro tecnico ai professionisti, il nostro ruolo sarà quello di garantire le adeguate risorse e di assumere delle scelte condivise attraverso un percorso partecipato”.  Sembrerebbero cose ovvie, ma se il presidente ha ritenuto necessario ribadire un tanto davanti ad una qualificata rappresentanza medica, evidentemente qualcosa non ha finora funzionato come ci si sarebbe aspettati. Peraltro, che le cose stiano come da noi dedotto, lo confermano pure le prudenti ed autorevoli parole del primario di Chirurgia generale dell’ospedale di Pordenone Paolo Ubiali “c’è stato ascolto. Penso che il risultato lo vedremo nei prossimi mesi con i tavoli tecnici che sono stati promessi. Contiamo di riscrivere insieme alcuni passaggi del piano oncologico regionale (Ndr: ovvero il piano in cui si paventava un declassamento del ruolo del Cro che avrebbe poi trovato conferma nella nomina a scavalco del direttore generale sia dell’Azienda sanitaria che del centro di Aviano)”. Se per questa partita tutto è bene quel che finisce bene, nel senso che pare bene avviato un articolato percorso di ricucitura, di tutt’altro tenore è il match sul terzo mandato del presidente della regione. Qui non si contano i distinguo e le prese di posizione a tutti i livelli.

 

LA PARTITA DEL TERZO MANDATO: ALLA FINE CHI LA SPUNTERA’ ?

 

E’ noto da tempo che il presidente Fedriga ci terrebbe (eccome!) a candidarsi per un terzo mandato al vertice della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Seppur l’orizzonte elettorale sia ancora piuttosto lontano per il Friuli Venezia Giulia (stiamo parlando, infatti, della primavera del 2028), l’argomento ciclicamente riemerge nelle segrete stanze e rimbalza tra Piazza Unità (sede della Giunta regionale) e Piazza Oberdan (sede del Consiglio regionale).  Fedriga – che sulla partita intenderebbe muoversi in totale autonomia rispetto al quadro politico nazionale – si è trovato però ingabbiato in una logica di più ampio respiro che comprende l’elezione di importanti consigli regionali già nel 2025, quali quello della Regione del Veneto e quello della Regione Campania, dove, appar normativa elettorale vigente, non potrebbero ricandidarsi due pezzi da novanta come Luca Zaia e Vincenzo De Luca.  Che la partita sia piuttosto complicata e tutta in salita lo sa benissimo il presidente Fedriga che ha ritenuto di accelerare i tempi presentando all’attenzione dei vertici della sua maggioranza un pacchetto complessivo in cui il limite del terzo mandato salterebbe non solo per il presidente, ma anche per consiglieri ed assessori.  La proposta pare non abbia suscitato (a parte le scontate adesioni di Lega e Lista Fedriga) particolari entusiasmi da parte degli altri partecipanti al tavolo. In rapida sequenza, sono poi arrivati gli altolà “nazionali” di Forza Italia (chiarissime le parole in proposito del senatore Maurizio Gasparri), di Fratelli d’Italia (dal ministro pordenonese Luca Ciriani alla premier Meloni che ha usato parole inequivocabili “sarebbe coerente fissare il limite di due mandati per i presidenti di Regione”) e, persino, di Noi Moderati, il cui leader Maurizio Lupi è lapidario:” il terzo mandato sarebbe un errore”. Lupi sviluppa poi il suo ragionamento in maniera impeccabile nel mentre difende il lungo corso dei parlamentari chiarisce la diversa posizione sulle elezioni regionali:”il motivo è che non c’è l’elezione diretta. Il Consiglio regionale non è un Parlamento e sappiamo benissimo che quando i governatori diventano viceré fanno male alla democrazia, sia che siano di destra che di sinistra”.  Naturale conseguenza di queste dure prese di posizione si è avuta da un lato con l’annullamento del vertice regionale tra gli alleati del centrodestra già programmato (e che avrebbe dovuto esaminare anche questo argomento, certificando il dissenso tra le parti) e, a livello nazionale, la decisione del governo di impugnare la legge regionale della Campania  che aprirebbe ad un terzo mandato del governatore De Luca.

E  Fedriga che fa? Testardamente continua la sua battaglia quasi in solitaria affermando papale papale:” penso che il Consiglio regionale debba decidere se è favorevole o no. La Regione sugli enti locali ha competenza primaria e dunque il Consiglio può e deve esercitarla. E’ uno dei principi dell’Autonomia che in questo caso non soltanto va esercitata, ma anche difesa, abbiamo il dovere di farlo”. E’ tanto certo della valenza “autonomista” di questa battaglia che il presidente si spinge anche oltre, confidando che il governo non impugnerà un’eventuale norma del Friuli Venezia Giulia che preveda il terzo mandato.  Da cosa nasca questa certezza di Fedriga è francamente difficile capirlo anche perché, salvo sempre possibili capriole degli esponenti locali di Fratelli d’Italia e Forza Italia, a oggi una norma sul terzo mandato in consiglio regionale non vedrebbe nemmeno la luce, potendo contare solo su 18 voti di Lega e Lista Fedriga, quando per essere approvata una tale legge “rafforzata” necessiterebbe della maggioranza assoluta dei consiglieri regionali, ovvero 25 voti su 48 consiglieri.   Nella lista dei contrari si schiera compattamente tutto il centrosinistra i cui esponenti si sono espressi sin qui in termini molto duri sull’ “avvilente dibattito” tutto interno a un centrodestra che ragiona “esclusivamente in termini di interessi di partito e personali”.

Come andrà a finire? Difficile dirlo. Anche perché il 2028 è piuttosto lontano e le cose possono nel frattempo cambiare. Certo è che l’attuale maggioranza regionale che sembrava finora navigare tranquillamente col vento in poppa, si trova improvvisamente in balia di pesanti scossoni interni (più che da parte di un’opposizione in vero piuttosto blanda) vuoi su temi delicati come quelli della gestione della sanità, vuoi su temi molto poco popolari come quello del terzo mandato. Sono nubi invernali che presto si diraderanno? Staremo a vedere. Pertanto registriamo un crescente nervosismo nelle stanze che contano ed un clima che si sta surriscaldando a Roma come a Trieste tra alleati bravissimi a compattarsi nei momenti elettorali ma che forse non la pensano proprio allo stesso modo su tanti, troppi argomenti.

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Mauro Zinnanti



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