La qualità video dei servizi streaming varia sensibilmente e può anche avvicinarsi a quella dei dischi Ultra HD Blu-ray. Quali scegliere?
I servizi streaming come Netflix, Prime Video, Disney+, Apple TV+ eccetera sono ormai il principale mezzo per fruire dei film, serie TV, documentari e anche contenuti sportivi. La comodità e i prezzi bassi (seppur in costante crescita) hanno decretato il successo di queste piattaforme, segnando al contempo il declino dei supporti fisici, specialmente degli Ultra HD Blu-ray. Questi dischi, che rappresentano la massima qualità audio-video disponibile, non sono mai realmente decollati, come dimostrano le vendite dei supporti stessi e anche dei lettori.
Non è un caso se tanti marchi sono usciti dal mercato: pensiamo a Samsung e più di recente anche a LG. Restano ancora alcuni lettori di ottima qualità a prezzi non eccessivi ma sono pochi: citiamo il Panasonic UB820 e il Sony X800 mark 2, il resto è ormai relegato alla fascia alta o altissima. Ad oggi è pertanto impossibile fare a meno dei servizi streaming se si è interessati all’intrattenimento. La scelta del servizio a cui abbonarsi è quasi sempre dettata prima di tutto dal catalogo: le esclusive e la libreria giocano un ruolo determinante nella fidelizzazione dei clienti.
C’è però un’altra importante differenza che passa molto spesso in secondo piano: i servizi streaming non offrono tutti la stessa qualità video e anzi, tra i migliori e i peggiori c’è una differenza ben percepibile anche a occhio. Questo divario è legato alla compressione applicata dalle piattaforme, in alcuni casi piuttosto aggressiva. Una maggiore compressione determina una minore quantità di dati trasmessa, in gergo bitrate e questo è sia un vantaggio sia uno svantaggio.
Un basso bitrate equivale a una qualità peggiore ma al contempo consente anche di risparmiare banda, sempre preziosa per tutto quello che ruota intorno alla rete. Bitrate più contenuti permettono infatti di consumare meno risorse sia quando si invia lo streaming agli utenti (quindi il fornitore risparmia) sia in fase di ricezione dei video (l’utente può avere una connessione più lenta). In questo articolo andremo ad esaminare i principali servizi streaming per l’intrattenimento, valutando la qualità video e fornendo qualche cenno anche sull’audio, anche se sotto questo punto di vista le differenze sono davvero poche.
Apple TV+
Apple TV+ è il servizio streaming lanciato dal colosso di Cupertino. Si può fruire su un gran numero di piattaforme: da tempo non è più legato a doppio filo ai prodotti Apple come iPhone o Mac. Come tutti i concorrenti, la piattaforma Apple offre lo streaming in 4K, HDR10 e Dolby Vision. La qualità offerta è la più alta tra i servizi streaming, con una sola eccezione che vedremo più avanti nell’articolo. Per dare un’idea dei numeri in gioco, si parla di circa 30 Mbps per il 4K (in Full HD si utilizzano meno dati).
Si tratta di un bitrate davvero elevato se si considera che Netflix utilizza solitamente più o meno a metà dei dati per il 4K, che prendiamo come riferimento massimo, dato che parliamo della massima qualità disponibile. Quanto riportato è sempre vero se si utilizza la Apple TV mentre con altri dispositivi di terze parti ci potrebbero essere alcune differenze nella gestione dello streaming. In linea di massima la valutazione però non cambia: sia che usiate un TV o un prodotto di qualsiasi altro genere, Apple TV+ è il servizio che vi offre la qualità mediamente più alta: il flusso video è meno compresso e quindi meno incline a mostrare difetti.
Disney+
Anche Disney+, come tutti i servizi nominati nell’articolo, offre lo streaming con risoluzione fino al 4K. C’è anche la compatibilità con HDR nei formati HDR10, HDR10+ e Dolby Vision. Il bitrate è inferiore a quello di Apple TV+ ma è comunque molto buono e infatti Disney+ si posiziona al secondo posto tra i servizi streaming che potremmo definire “mainstream”, cioè quelli che raggiungono una vasta platea di utenti. Non si arriva fino a 30 Mbps ma di poco al di sotto dei 20 Mbps.
A differenza di Apple TV+ qui non c’è ovviamente un box dedicato che funge da riferimento, motivo per cui il dispositivo usato non incide sul risultato. La qualità resta pertanto alta (per lo streaming) sia che si opti per un TV tutt’altro che caro, come ad esempio un Hisense U6N, sia usando prodotti molti più cari come un Philips OLED819 o uno dei tantissimi box o dongle HDMI con Android, Google TV o Fire TV OS, l’importante è controllare la compatibilità con l’applicazione.
Netflix
Netflix non ha bisogno di presentazioni: è stato il pioniere in questo mercato ed è ancora oggi il servizio più diffuso. Supporta il 4K e HDR nei formati HDR10 e Dolby Vision e mette a disposizione un catalogo molto ampio, anche per quanto riguarda i titoli in 4K. Purtroppo la qualità non è invece al pari di tanta abbondanza: tra i servizi più diffusi Netflix è quello che tende a comprimere di più il segnale, anche se c’è chi in diversi casi non si comporta molto meglio.
Il bitrate non va solitamente oltre i 15-17 Mbps ma va anche detto che ci possono essere differenze non trascurabili a seconda del titolo scelto. Netflix tende infatti più di altri ad utilizzare parametri differenti per contenuti diversi: sull’animazione, per esempio, viene risparmiata più banda quando i colori tendono a essere piatti, cioè con poche sfumature al loro interno. Come Disney+ anche Netflix è solitamente agnostico relativamente al dispositivo usato: l’app è praticamente ovunque, l’unica accortezza consiste nel controllare la completa compatibilità, su alcuni prodotti non si va oltre la risoluzione standard.
Prime Video
Prime Video, il servizio streaming di Amazon, si posiziona appena sopra Netflix. Il bitrate medio non è infatti molto diverso ma su alcuni titoli la compressione è un po’ meno spinta e questo fornisce giovamento alla qualità video. Prime Video è però tra le poche piattaforme a supportare tutti i formati di HDR: come su Apple TV+ abbiamo HDR10, HDR10+ e anche Dolby Vision. Quest’ultimo è però decisamente meno utilizzato degli altri, anche se ultimamente è sempre presente nelle produzioni originali di primo piano come “Gli anelli del potere” e “Fallout”.
Per quanto riguarda l’esperienza d’uso, ovviamente Prime Video gode di un occhio di riguardo sulle chiavette Fire TV di Amazon. Lo si nota dalla centralità che viene attribuita alla piattaforma all’interno della home page. Come per altri servizi non c’è però una differenza qualitativa legata al mezzo: si può pertanto usare Prime Video su qualsiasi prodotto provvisto dell’apposita applicazione senza notare differenza a livello di bitrate.
Sony Pictures Core
Sony Pictures Core (chiamato in precedenza Bravia Core) è l’unico dei servizi nominati a non rientrare tra quelli più diffusi. Si tratta infatti di una piattaforma molto più di nicchia poiché fruibile solo tramite alcuni dispositivi Sony tra cui TV, console PlayStation 4 e PlayStation 5 e una selezione di smartphone Xperia. Perché ne parliamo? Il motivo è semplice: sui TV Sony è disponibile una tecnologia chiamata Pure Stream che offre una qualità molto più alta di tutti gli altri servizi streaming.
Il profilo qualitativamente migliore arriva fino a 80 Mbps, quasi il triplo di Apple TV+ e molto vicino al bitrate di un Ultra HD Blu-ray, cioè i supporti ottici che assicurano la miglior qualità video in assoluto. Questa possibilità è però disponibile solo su alcuni televisori della gamma Bravia, come ad esempio Bravia 7, Bravia 8 e Bravia 9. Sugli altri dispositivi Sony il servizio offre lo stesso catalogo ma la qualità è in linea con quella delle altre piattaforme streaming.
E l’audio?
Abbiamo lasciato per ultimo l’audio perché le differenze tra i vari servizi streaming sono davvero poche, da questo punto di vista. Se si esclude Sony Pictures Core, che supporta anche DTS, tutte le piattaforme offrono Dolby Digital e spesso Dolby Digital Plus che serve anche come base per il Dolby Atmos. Potete approfondire questi argomenti nello speciale che tratta tutti i principali formati audio. Al momento nessuno propone un livello qualitativo superiore: per gli utenti più esigenti non c’è alternativa ai supportici ottici, i soli che supportano anche le tracce audio nei formati lossless.
Pubblicato il 14 Gennaio 2025
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