Libano: Nawaf Salam primo ministro

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


Il giurista Nawaf Salam, nuovo primo ministro del Libano.

Una catena di avvenimenti senza precedenti ha messo il piccolo e debole Libano al tappeto, da tutti i punti di vista. Poi, quando tutto sembrava perso, il pressing congiunto di Stati Uniti, Arabia Saudita e Francia ha nei fatti obbligato il litigioso e feudale Parlamento libanese, dopo 26 mesi di stallo, a eleggere il generale Joseph Aoun, comandante in capo dell’esercito, alla Presidenza della Repubblica.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Era l’unico modo per sperare che il 27 gennaio, quando scadranno i due mesi concessi dal cessate-il-fuoco provvisorio raggiunto con Israele, Hezbollah abbia rispettato gli impegni presi, cioè ritirarsi dal suolo e dal sottosuolo per 30 chilometri dal confine tra i due Paesi fino a dove scorre il fiume Litani e salvare così la cessazione delle ostilità e portare anche all’atteso ritiro israeliano dal Libano.

Il pressing internazionale ha sortito l’effetto sperato, ma il generale Aoun, appena eletto, si è presentato con un discorso ambizioso: la questione militare è prioritaria ovviamente, ma lui ha indicato la contemporanea urgenza di ricostruire lo Stato, crollato sotto i colpi dell’inefficienza, del clientelismo e della lottizzazione sfrenata di un sistema confessionale chiaramente fallito e che ha messo in ginocchio la giustizia, il sistema bancario, la credibilità internazionale del Paese e la sua tenuta interna.

Basta un dato, spesso citato, per riassumere il tutto: dal 2020 il Libano ha dichiarato default, una scelta avventurosa del governo pilotato da Hezbollah per sfidare il sistema finanziario internazionale. Il tutto si è trasformato in una valanga senza precedenti: cambiata sul dollaro a quota 1500 sin dal 1990, la divisa locale è presto piombata a un impensabile tasso di cambio che ancora oscilla intorno alle 90mila lire libanesi per il singolo dollaro.

Il governo, d’accordo con la Banca del Libano governata da 30 anni dalla vestale della lottizzazione locale, Riad Salameh, ha illegalmente bloccato tutti i conti in valuta pregiata, riducendo sul lastrico interi ceti sociali che vivono da sempre di rimesse dall’estero dei libanesi emigrati nel mondo. Ma mentre faceva questo sia la banca che il governo non hanno varato una legge di controllo dei capitali, consentendo una fuga all’estero di risorse economiche stimata da tutti in 14 miliardi di dollari. Questi soldi per la stampa libanese appartengono alla “casta”, cioè a chi controlla il sistema politico-finanziario del Paese. Le banche vi figurano in primo piano, visto che la loro quota di questi capitali esportati all’estero ammonta a 8 miliardi.

La nomina di Nawaf Salam a primo ministro

Come sperare che un generale potesse fronteggiare tutte queste sfide? Difficile. Tanto che nelle ore trascorse quasi tutti convenivano che la sua strada sarebbe stata quella di confermare il premier compiacente con Hezbollah, Najib Mikati, per ottenere una linea morbida dal Partito di Dio (questo vuol dire Hezbollah) e arrivare con un disarmo presentabile alla scadenza del 27 gennaio prossimo venturo. Il governo avrebbe potuto soddisfare altre esigenze del partito-milizia, in evidente difficoltà.

Poi, domenica sera, verso le 18, la sorpresa. Il Presidente della Corte Internazionale di Giustizia, il giurista Nawaf Salam, dava la sua disponibilità, se designato dai gruppi parlamentari, ad assumere la guida del nuovo esecutivo. Formato tra Harvard e la Sorbona, viene considerato un liberal, un attento studioso e un devoto dello stato di diritto: proprio quello che serve e quello che, in toto, non c’è mai stato ma che ora propria non si intravede. Basti dire che gli inquisiti per la terribile strage causata con l’esplosione del porto di Beirut non sono mai stati neanche rinviati a giudizio, neanche uno. Per un pelo non c’è andato di mezzo il magistrato inquirente.

Quando la notizia è cominciata a circolare per le strade di Beirut l’obiezione, riportata da molti giornali, era semplice: l’Arabia Saudita è tornata, ha sfilato il Paese dalle grinfie dell’Iran e della sua milizia, Hezbollah: ora vorrà un suo sottoposto, non un liberal formatosi in Europa e che si sente a casa sua in uno stato di diritto. Poi però i vari gruppi parlamentari hanno cominciato a pronunciarsi – il loro parere è vincolante – e man mano che i gruppi o singoli deputati annunciavano le loro intenzioni di voto era evidente che dai sauditi era venuto un assenso e che anche gli emarginati, gli ex solidali con Hezbollah, non avevano altra strada per restare nel gioco che pronunciarsi per lui, per il giurista. Alla fine ha avuto una percentuale di consensi altissima e il presidente Aoun in poche ore lo ha designato.

Il colpo assestato al progetto iraniano, l’esportazione della rivoluzione teocratica khomeinista, era già stato fortissimo con l’elezione del generale Aoun alla suprema magistratura repubblicana. Ora però si dimostra che questa volta, la prima probabilmente dalla fine della guerra civile, la previsione costituzionale che indica la necessità tendenziale di superare il sistema confessionale diventa realtà. Sarà durissima, certamente, perché si toccano gli interessi vivi di chi in Parlamento deve votare le riforme della giustizia, del sistema bancario, del sistema elettorale, che certamente costituiranno la priorità del premier, quelle militari attengono al Presidente che da ex generale sa certamente come fare, forte anche degli appoggi internazionali che ha.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Una luce per il Libano

Il Libano dunque non ha soltanto posto termine a una pagina nerissima, buia, quella che aveva portato una milizia a sostituirsi allo Stato, con diverse complicità. Ha anche dimostrato di voler rifondare lo Stato, e di volerlo fare senza perdere tempo, forse perché già troppo tempo è stato perso.

La disfatta di Hezbollah è totale? Dell’Hezbollah miliziana sembrerebbe proprio di sì. Ma se il partito riuscisse a tornare nella realtà e scegliere di diventare un partito normale, cioè con le sue idee e la sua base, ma senza milizia, forse assorbitile nell’esercito nazionale, avrebbe un ruolo nuovo da svolgere. Come tutte le comunità anche quella sciita, molto numerosa, ha molto da dare al Libano, basta che qualcuno rinunci a milizianizzarla per rispondere a un disegno straniero. Dunque è la prospettiva miliziana che tra resistenze enormi sembra destinata ad uscire di scena, benché i colpi di coda, per chi ha tante armi, siano sempre possibili.

Ma quello che si apre da Beirut, dopo la caduta del regime siriano degli Assad, l’eterno nemico della sovranità libanese, è un discorso che riguarda tutto il mondo arabo, e i sauditi probabilmente lo sanno. Beirut è stata la terza via araba tra l’assolutismo dei totalitarismi “laici” e quello dei totalitarismi “religiosamente ispirati”. Il confessionalismo libanese non è riuscito a tenere viva quella terza via, libertaria e liberale, trasformandola in una consociazione feudale.

Ora forse è lecito dire che è stata posta, tra enormi difficoltà, la prima pietra per ricostruire, aggiornandolo e adeguandolo ai nostri tempi, quel primo esempio di stato arabo plurale. Avendo però ben presente che i nemici sono moltissimi e che questo auspicio si basa sin qui solo sulle intenzioni di due uomini, che però hanno già ridato speranza a gran parte dei libanesi.

Una discreta base di partenza in un viaggio che sarà interessante seguire. Sarà ad esempio interessante vedere se riterranno di riferirsi da subito alla riforma non solo della legge elettorale ma dello sistema elettorale, un’assoluta necessità per rinnovare la classe dirigente, che l’attuale tenterà comunque di ostacolare. Ma il treno è partito. Si vedrà dove potrà arrivare.

Print Friendly, PDF & Email



Source link

Contabilità

Buste paga

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link