Miodini e la storia di Pesenti: «Una controtendenza da seguire»

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C’è un sostantivo che esce dalla chiacchierata con Roberto Miodini e che fotografa bene il passaggio di Thomas Pesenti al devo team della Soudal Quick-Step. Controtendenza. Per il diesse della Beltrami-Tsa-Tre Colli la storia del suo ex corridore è un caso che fa giurisprudenza, si direbbe in diritto, e che dovrebbe essere un esempio da replicare.

Quando abbiamo raccontato l’approdo del classe ’99 parmense al vivaio della formazione WorldTour belga, in tanti possono essere rimasti sorpresi. Non tanto per le qualità del ragazzo, quanto perché il ciclismo moderno, specie quello italiano, non ti concede più certe occasioni dopo essere usciti dalla categoria U23 senza acuti. Miodini però ha sempre lavorato affinché i suoi atleti potessero confrontarsi tra i grandi per andare un giorno fra i grandi. Dalla squadra continental emiliana sono usciti Parisini, Baroncini e Milesi. Tutti e tre ora pro’ con un percorso simile (e più corto) a quello di Pesenti. Si fa presto però a dire “andare in controtendenza”, ma perché non ci si riesce se non con facilità, con continuità? Miodini è un tecnico che conosce la realtà in cui opera e nella quale è stato spesso anacronistico (in apertura foto Dallatana). Ecco le sue motivazioni, in un dibattito che resta comunque aperto.

Grande occasione. Pesenti con la divisa della Soudal. Per Miodini farà molto bene sia nel devo team che nel team WorldTour
Grande occasione. Pesenti con la divisa della Soudal. Per Miodini farà molto bene sia nel devo team che nel team WorldTour
Qual è la prima cosa che ti viene in mente pensando a Pesenti che entra nell’orbita Soudal?

Prima che mi correggano tutti, Thomas è ancora in un team continental, però avrà diverse opportunità di correre con la prima squadra, che ha già conosciuto durante i ritiri. Detto questo, la storia di Pesenti è figlia di quel ragionamento che abbiamo sempre fatto in Beltrami. Considerando il nostro status, abbiamo sempre cercato di fare un calendario internazionale o correndo il più possibile in mezzo ai pro’. Il nostro scopo è sempre stato ed è tuttora quello di insegnare il mestiere del corridore. Ad esempio noi eravamo diventati troppo stretti per Thomas e lui non poteva darci di più, così il Team Ukyo è stato lo step successivo. E devo ringraziare Volpi e Boaro che lo hanno preso, facendolo correre in mezzo mondo.

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I meriti come vanno divisi in un caso come questo?

Per me il merito è sempre del ragazzo. Thomas ha imparato anno dopo anno a fare il corridore. Ci ha creduto sempre, talvolta anche essendo ipercritico con se stesso. Oppure facendo fronte a mazzate prese nei denti. Negli ultimi due anni che è stato con noi ha sempre fatto risultato in mezzo ai pro’, accumulando 220 punti UCI, che non sono pochi per un atleta continental. Eppure quando era stato valutato da qualche squadra professionistica, ha sempre sempre ricevuto cattivi riscontri. A quel punto i casi erano due: o ti tagliano le gambe o cambi la testa. A Thomas è scattata la seconda, nonostante fosse arrivato molto vicino a smettere. Ed è cresciuto ancora tanto trovando la forza interiore anche a casa da solo. Personalmente sono molto contento di quello che ha fatto e sono certo che farà bene in questa stagione.

Miodini è stato sempre il mentore di Pesenti, portandolo a correre spesso in mezzo ai pro’ per farlo crescere (foto Dallatana)
Miodini è stato sempre il mentore di Pesenti, portandolo a correre spesso in mezzo ai pro’ per farlo crescere (foto Dallatana)
In Italia non mancano però i team continental.

A mio modo di vedere le continental italiane fanno di tutto per essere considerate delle formazioni di dilettanti come venti/trenta anni fa. Non è così per tutte, ad esempio la Biesse-Carrera ha sempre avuto una filosofia simile alla nostra e loro li vedi spesso tra i pro’ a battagliare. Per il resto, tutte hanno un calendario molto nazionale, uguale alle formazioni classiche. A noi onestamente non è mai interessato troppo dover fare per forza le tipiche gare in circuito, senza aver nulla in contrario con quelle corse in particolare. Ovvio che le facciamo, ma non le reputo adatte per far crescere il corridore in prospettiva, specie se è già al secondo o terzo anno tra gli U23.

E col discorso dei punti come la mettiamo?

Lo so che è il rovescio della medaglia per cui siamo tutti schiavi in un modo o in un altro. Su questo argomento ho discusso spesso con Papini di RCS Sport per il Giro NextGen. Lui giustamente diceva che devono guardare le classifiche date da vittorie, piazzamenti e punteggi nelle varie gare italiane. Ci mancherebbe. Io però gli ho sempre risposto che noi abbiamo sempre portato i nostri ragazzi a fare esperienza in mezzo ai pro’ proprio perché al NextGen corriamo contro squadre estere e devo team formate da giovani pro’. Già facciamo fatica così, se poi decidiamo di fare un calendario che non ci prepara a corse del genere, non lamentiamoci poi di quello che succede.

Fatto sta che casi come quello di Pesenti in Italia non sono molti. Come mai?

Il ciclismo in generale è cambiato tanto. Forse troppo e troppo in fretta. Tutti adesso vogliono i fenomeni, ma se ci basiamo solo quello possiamo chiudere tutti. Ora c’è la guerra dei procuratori che ricercano il talento migliore e sempre più giovane. Tant’è che dicono che seguano già gli allievi e non più gli juniores. Per me è una cosa fuori dal mondo. Un po’ perché non possono essere pronti come mentalità e contesto. Un po’ perché una situazione simile porterà ad un abbandono prematuro dei ragazzi, considerando che i numeri dei giovani sono in calando già da qualche anno.

Nel 2022 dopo una bella primavera, Pesenti si era guadagnato la maglia azzurra per l’Adriatica Ionica Race
Nel 2022 dopo una bella primavera, Pesenti si era guadagnato la maglia azzurra per l’Adriatica Ionica Race
Secondo Roberto Miodini chi può avere delle responsabilità?

Difficile dirlo con precisione. Non penso che i settori giovanili abbiano colpe più del dovuto, anche perché vengono travolti a cascata da ciò che accade sopra. Le famiglie non dovrebbero avere fretta, ma è ovvio che se arriva una grande squadra con un bel contratto lo accetti. Il problema generale, come dicevo prima, è che c’è sempre di più la caccia al fenomeno per forza. E per assurdo senza poi dargli il tempo di maturare gradualmente. Solo che in Italia spesso siamo un popolo di “pecoroni”. Tutti a dire di avere pazienza coi ragazzi, poi però seguono la massa perché altrimenti restano indietro.

Una storia come quella di Pesenti si potrà ripetere a breve?

Non lo so, adesso direi di no, ma naturalmente vorrei che fosse un esempio. Quando hai 18 anni tutti sperano in te, confidando di aver trovato la gallina dalle uova d’oro. Quando hai 25 anni devi trovare veramente qualcuno che creda in te e che abbia veramente guardato qualcosa oltre i tuoi risultati o piazzamenti. Al netto della fortuna, che serve, vorrei che il ciclismo italiano andasse in controtendenza per ragazzi del genere. A 25 anni non si può essere vecchi e in tanti meritano di avere una possibilità tra i pro’.





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