Falle storiche sui treni. E la sinistra le scopre solo ora… – Libero Quotidiano

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Tommaso Montesano

Una delle battute più riuscite di Giulio Andreotti è questa: «I pazzi si distinguono in due tipi: quelli che credono di essere Napoleone e quelli che credono di risanare le Ferrovie». Dovrebbe bastare questo a far capire che in Italia il problema dei treni non nasce con Matteo Salvini. Ma tant’è: ormai siamo a “tutti i convogli minuto per minuto”. Con un obiettivo palese: far apparire l’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti come colui che ha affossato un servizio che prima del suo arrivo neanche in Svizzera… La cosa sta assumendo risvolti grotteschi. Per dire: martedì 14 gennaio, alle ore 18,52, esce questo flash dell’agenzia Agi: «Guasto a linea elettrica a Roma Termini, circolazione sospesa». Alle 19,11, ecco l’aggiornamento: «Nodo di Roma, circolazione in graduale ripresa a Roma Termini». Uno scarto di 19 minuti che non ha impedito alle opposizioni di far partire il disco: «Un altro disastro, sveglia!» (Giuseppe Conte); «Ancora caos» (Angelo Bonelli); «Pronti a sfiducia» (Matteo Renzi).

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Chi scrive prende i treni regolarmente: almeno due volte al mese con tratta Milano-Roma e viceversa. E la verità è che i problemi di circolazione, ritardi, traffico ferroviario e congestione sui binari, nell’ultimo decennio ci sono sempre stati. Con tutti i predecessori di Salvini a Porta Pia. A ritroso: Enrico Giovannini (tecnico), Paola De Micheli (Pd), Danilo Toninelli (M5S) e Graziano Delrio (Pd). I deficit della rete, come ricordato ad esempio da Andrea Giuricin, docente di economia dei trasporti all’università Bicocca di Milano, sono strutturali: non è con Salvini che l’Italia ha improvvisamente scoperto che sulla linea “direttissima” Roma-Firenze passano contemporaneamente sia i convogli dell’alta velocità sia i treni regionali, con conseguente saturazione dell’infrastruttura. Non ricordo le volte in cui, a bordo, ho sentito questo annuncio: «Siamo fermi per motivi di traffico ferroviario, a breve proseguiremo il viaggio. Grazie per la collaborazione». Tre le motivazioni più ricorrenti: «Guasto a un treno di altra compagnia»; «uomo avvistato sui binari» e «guasto agli impianti di circolazione».

 

Il binario – che è unico – si blocca e tanti saluti. Spesso, poi, causa lavori o altre emergenze, è necessario transitare sulla linea convenzionale, che naturalmente è molto più lenta. E anche qui, addio puntualità, con la tratta Milano-Roma che torna ai tempi di percorrenza pre alta velocità (anche quattro ore e mezza invece delle tre dell’opzione senza fermate). Non è colpa di Salvini se, sempre il capoluogo toscano così come Milano, è privo di quel “passante” ferroviario dedicato ai treni veloci che invece è presente a Bologna, con inevitabile effetto “collo di bottiglia” che spesso, ne sono testimone, paralizza i treni facendo accumulare ritardo su ritardo. Non è colpa di Salvini se in Italia l’alta velocità non ha una rete dedicata né che nei nodi urbani principali – stazioni di Roma e di Milano – passano treni di tutti i tipi: Av, Intercity, Regionali e addirittura vagoni merci. Ecco qualche dato: nella Capitale su 85 nuovi treni in funzione tra il 2019 e il 2024, solo sei di questi sono stati Av, mentre oltre 70 sono stati nuovi convogli regionali; a Milano, invece, il rapporto è stato di 5 a 55 su circa 60 nuovi treni. E ancora: su circa 1.000 treni che partono da Termini, 650 di questi sono Regionali e 300 ad alta velocità. Ma la linea sempre quella è. Poi ci sono i cantieri. Attualmente la rete Av italiana è lunga quasi 1.000 km, ma grazie ai fondi del Pnrr è destinata a crescere. Questo comporta lavori e, di conseguenza, rallentamenti che provocano ritardi sui tabelloni che poi i parlamentari dell’opposizione – che evidentemente viaggiano sempre in aereo- postano immancabilmente sui social. Nel 2024, giusto per fornire un ordine di grandezza, erano in funzione 1.200 cantieri, che saranno operativi almeno fino al 2026. Ma tutto questo nel “tutti i convogli minuto per minuto” non c’è.

 

 

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