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Bandiere di Georgia e UE – © PixieMe/Shutterstock

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Iniziato negli anni ’90, il processo di avvicinamento e potenziale inclusione della Georgia all’Unione europea ha subito pesanti battute d’arresto soprattutto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, per arrivare oggi ad un vero stallo dopo le elezioni di ottobre 2024

L’attenzione della Georgia verso l’Occidente ha preso forma nell’immediato periodo che ha seguito la disgregazione dell’URSS e soprattutto dall’ascesa al potere di Eduard Shevardnadze. La Georgia ha rafforzato i legami con l’Unione Europea attraverso l’Accordo di partenariato e cooperazione (PCA) del 1996. Nel 2002, l’ultimo anno di governo di Shevardnadze prima della rivoluzione delle Rose, il Parlamento europeo suggerì la possibilità di una futura adesione della Georgia all’UE.

Nel 2006, durante il primo mandato presidenziale di Mikheil Saakashvili, la Georgia e l’UE hanno lanciato un Piano d’azione quinquennale nell’ambito della Politica europea di vicinato con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione.

Più la Georgia si avvicinava all’Unione Europea, più si faceva minaccioso il fronte bellico con le aree secessioniste non riconosciute, a cominciare dalla crisi con l’Ossezia del Sud proprio nel 2006.

La svolta nell’intensificazione dei rapporti bilaterali ha preso forma durante il secondo mandato del presidente georgiano, con un nuovo protagonismo europeo emerso come conseguenza dell’invasione russa.

In seguito alla guerra in Ossezia del Sud e Abkhazia del 2008, la presidenza di turno francese è volata a Mosca e ha negoziato il cessate il fuoco che avrebbe previsto un ritiro russo mai onorato dalla Russia, e che ha dato via ai meccanismi di risoluzione di conflitto: i negoziati di Ginevra e una missione di monitoraggio del cessate il fuoco dell’Unione Europea (EUMM).

L’EUMM, una missione civile dislocata ai confini de facto con Ossezia del Sud ed Abkhazia, è sul terreno dal 1° settembre 2008 ed è stata prorogata fino al 2025, ma potrebbe avere ulteriori estensioni.

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La più recente sessione dei negoziati di Ginevra si è tenuta nel novembre 2024. Il formato è oggi contestato da parte russa e delle due entità secessioniste, che lo vorrebbero spostare dalla Svizzera in un paese che considerano più “neutrale” verso la Russia.

I primi mandati del Sogno

La guerra del 2008 non ha avuto l’effetto solo di intensificare la presenza europea negli affari georgiani, ma anche di spostare a favore dell’integrazione europea l’opinione pubblica georgiana, allarmata dal rinnovato militarismo russo, traumatizzata dalla guerra e dall’occupazione delle due entità secessioniste che hanno mutilato l’integrità territoriale del paese.

Il cambio di governo a Tbilisi nel 2012, con l’arrivo al potere del Sogno georgiano non ha inizialmente deragliato il paese dal percorso europeo, e i semi piantanti nel decennio precedente hanno continuato a germogliare.

Per circa una altro decennio l’integrazione della Georgia con l’Unione europea è progredita attraverso una serie di accordi e iniziative, in particolare l’accordo di associazione (AA) e l’accordo di libero scambio globale e approfondito.

Avviato nel 2013, l’AA è stato firmato nel 2014, seguito dalla ratifica di tutti gli Stati membri dell’UE entro il 2016. 

Nel giugno 2012 l’UE e la Georgia hanno avviato un dialogo sulla liberalizzazione dei visti, per consentire ai cittadini georgiani di viaggiare liberamente all’interno dello spazio Schengen. Questo processo comprendeva il piano d’azione per la liberalizzazione dei visti e i successivi progetti finanziati dall’UE per migliorare la migrazione e la gestione delle frontiere della Georgia.

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Nel dicembre 2015 la Commissione europea ha confermato che la Georgia soddisfaceva tutte le condizioni per viaggiare senza visto. La proposta ha ricevuto l’approvazione del Parlamento europeo nel febbraio 2017 e dal mese successivo i georgiani titolari di passaporti biometrici hanno ottenuto l’accesso senza visto allo spazio Schengen per soggiorni di breve durata.

Il Parlamento europeo ha riconosciuto l’ammissibilità della Georgia all’adesione all’UE, subordinata al rispetto dei principi democratici e dei diritti umani, come delineato dall’articolo 49 del trattato sull’Unione europea.

L’allora primo ministro Irakli Garibashvili nel 2014 ha suggerito che la piena adesione all’UE sarebbe potuta essere raggiungibile entro cinque-dieci anni, ma non ha mai fissato una vera data della richiesta di adesione.

Nel 2021, Irakli Kobakhidze, leader del partito al governo Sogno georgiano, ha annunciato l’intenzione di far richiedere alla Georgia l’adesione all’UE entro il 2024, una data che – arrestatosi all’epoca il processo di allargamento da parte europea – pareva estremamente ottimistica.

Dall’invasione dell’Ucraina, in caduta libera

Nel marzo 2022, con l’invasione dell’Ucraina, la Georgia ha accelerato la sua candidatura all’adesione all’UE, ricevendo un questionario sull’adesione all’UE in aprile. Il 17 giugno 2022, la Commissione europea ha approvato l’eventualità dell’adesione all’UE, ma ha rinviato la concessione dello status di candidato, chiedendo prima riforme specifiche.

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In risposta, il Consiglio europeo ha delineato riforme economiche e politiche, tra cui la riduzione della polarizzazione politica, il rafforzamento delle istituzioni anti-corruzione, la protezione dei giornalisti e una maggiore indipendenza per il difensore pubblico.

I funzionari dell’UE nel settembre 2023 hanno indicato che la maggior parte dei dodici criteri di riforma dell’UE rimanevano insoddisfatti e hanno espresso preoccupazione per l’allineamento politico della Georgia, soprattutto in seguito ai tentativi di impeachment contro la presidente Salome Zourabichvili, alla ripresa dei voli per la Russia, la non applicazione delle sanzioni e un cambio di tono di Tbilisi verso i partner occidentali, con una retorica sempre più aggressiva.

L’8 novembre 2023 la Commissione europea ha raccomandato per la Georgia lo status di candidato e a dicembre il Consiglio europeo glielo ha concesso. La porta rimaneva aperta, ma i rapporti stavano cambiando e presto si sarebbero avviati verso una frattura.

Nella primavera del 2024, la nuova legislazione che impone alle ONG di registrarsi come “agenti stranieri” ha portato a proteste di massa e a una dichiarazione del Consiglio europeo che la indicava come un passo indietro rispetto alle riforme.

Di conseguenza il 9 luglio 2024 l’UE ha sospeso il processo di adesione della Georgia e gli incontri di vertice con i politici georgiani finché il governo non avrà abrogato la controversa legislazione.

Le elezioni truccate di ottobre 2024 hanno congelato le prospettive di adesione da parte di Bruxelles.

Il governo insediatosi ha dichiarato a sua volta che non avrebbe portato avanti i negoziati fino al 2028, pur continuando a raccontare all’elettorato che nel 2030 la Georgia sarà un paese membro e foraggiando un improbabile complottismo su poteri forti e partito della guerra che manipola le istituzioni europee contro il paese.

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Una buona parte del paese, peraltro, è in piazza da mesi, con una vita stravolta ormai dalla primavera 2024, e una costante mobilitazione nel terrore che questa occasione – percepita come unica – per tornare in seno alla famiglia europea venga vanificata dall’agire di una classe dirigente che rimane largamente non riconosciuta come legittima, in Georgia e all’estero.

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