La dicitura “Residuo Zero” attira l’attenzione dei consumatori, ma c’è poca consapevolezza riguardo ai valori e alle garanzie che offre. Il marchio Bio rimane sinonimo di salubrità e sostenibilità, quest’ultima garantita dalla certificazione biologica. Tuttavia, per valutare l’impatto ambientale di un prodotto alimentare, i consumatori si affidano sempre più alle informazioni riportate in etichetta sugli attributi ambientali e sui metodi di produzione. È quindi necessario aumentare la consapevolezza dei consumatori riguardo alle garanzie e ai valori offerti dal sistema biologico e alle differenze significative tra la certificazione bio e altri “green claims” presenti sugli scaffali. Tra questi, i prodotti “Residuo Zero” suscitano grande interesse tra i consumatori italiani, nonostante la scarsa conoscenza degli elementi distintivi e delle caratteristiche di questo claim. A dirlo, uno studio Nomisma-AssoBio presentato, nei giorni scorsi, nel convegno “Oltre il biologico. Innovazione, Fiducia e Sostenibilità per un Nuovo Rapporto con il Consumatore”, a “Marca” 2025, il Salone internazionale della Marca del Distributore di BolognaFiere.
L’indagine Nomisma, condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana, evidenzia come i consumatori abbiano poca consapevolezza delle garanzie offerte dai prodotti alimentari freschi o trasformati con il claim “Residuo Zero”. Ad esempio, due consumatori su tre credono erroneamente che il metodo di produzione di questi alimenti non preveda l’uso di chimica di sintesi, una percezione diffusa soprattutto tra chi non consuma prodotti biologici e tra chi non conosce le differenze tra la certificazione biologica e il claim “Residuo Zero” (il 50% dei consumatori è disinformato in merito). In questo contesto, nonostante la maggioranza degli italiani sia consapevole delle maggiori garanzie offerte dal marchio biologico (54%), si rileva comunque che il 23% dei consumatori considera i prodotti senza residui del tutto simili a quelli biologici e un ulteriore 23% ritiene addirittura superiori le garanzie offerte dal claim rispetto al sistema produttivo bio certificato.
Nel 2024, Nomisma ha rilevato un crescente interesse per i prodotti bio, tanto che almeno un prodotto alimentare di questa tipologia è stato acquistato dal 93% della popolazione italiana tra i 18 e i 65 anni (pari a 24 milioni di famiglie). Un grande balzo in avanti sul 2012, quando solo il 50% della popolazione era propensa all’acquisto di almeno un prodotto bio.
In quest’ottica, nonostante le asimmetrie informative tra le due diverse proposte sugli scaffali, i consumatori attribuiscono in media ai prodotti biologici un valore più elevato rispetto a quelli etichettati come “Residuo Zero” sotto vari aspetti, traducendosi in un maggior valore aggiunto in termini di sicurezza per la salute, trasparenza nei processi di controllo lungo la filiera (19%) e migliori proprietà nutrizionali degli alimenti (14%). Vedendo un prodotto bio sugli scaffali, l’82% dei consumatori lo considera sostenibile dal punto di vista ambientale (contro il 77% per i prodotti senza residui), e il 71% associa i processi produttivi all’esclusione dell’uso di chimica di sintesi per combattere le principali avversità delle piante (contro il 66%).
Sul bio vi è, dunque, una maggiore consapevolezza di valori e garanzie tra la popolazione sul meno conosciuto “Residuo zero” (su cui il 50% ritiene di non avere informazioni chiare). Tra le informazioni che più di altre esaltano e caratterizzano il modello bio nella percezione dei consumatori italiani, ci sono il metodo di produzione sostenibile e l’impegno per la tutela e la salvaguardia del suolo (indicati dal 79% dei consumatori tra i principali aspetti che i consumatori riconoscono al bio in termini di valore aggiunto), la qualità e la tracciabilità dei prodotti, garantite dalla presenza di una certificazione europea (76%) e l’assenza di prodotti di sintesi, come fitofarmaci e concimi chimici, segnalata dal 73% dei consumatori.
“In un contesto che vede un incremento esponenziale di “green claims” tra le referenze a scaffale e un crescente interesse per le caratteristiche di sostenibilità dei prodotti alimentari, il biologico dimostra forte resilienza: la maggior parte degli italiani riconosce alla presenza del marchio bio un valore aggiunto e garanzie superiori di altre diciture/loghi presenti in etichetta. Tuttavia si evidenzia una scarsa consapevolezza degli elementi distintivi e delle caratteristiche di alcuni dei principali claims a scaffale che rischiano in alcuni casi di ridimensionare il ruolo del biologico nel percepito del consumatore”, ha dichiarato Silvia Zucconi, ad Nomisma.
“Oggi più che mai, è fondamentale fare chiarezza sui “green claims” e sulla differenza tra prodotti biologici e a “Residuo zero”, due categorie che presentano approcci e principi completamente diversi – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – quella biologica è l’unica forma di agricoltura certificata da normative europee a garanzia di pratiche sostenibili che non fanno uso di chimica di sintesi e puntano a incrementare la fertilità del suolo, la biodiversità e a contrastare la crisi climatica. La significativa crescita delle famiglie che hanno acquistato almeno un prodotto biologico nell’anno, passate da 13 milioni nel 2012 a 24 milioni nel 2024, testimonia la grande attenzione dei cittadini verso scelte alimentari rispettose degli ecosistemi ambientali, che individuano nella certificazione bio la massima espressione di sostenibilità, nonostante “green claims” a volte fuorvianti. È necessario quindi investire in comunicazione e informazione per sensibilizzare e trasferire i valori del biologico. Un valido supporto è senz’altro costituito dal progetto “Being Organic in Ue”, frutto della collaborazione tra FederBio e Naturland, per diffondere e consolidare la conoscenza del biologico e i benefici che apporta per la salute delle persone e per l’ambiente”.
“I dati presentati sono molto interessanti e ci inducono a guardare avanti con ottimismo. Il biologico cresce a valore e a volume così come l’interesse dei cittadini a prendersi cura di sé con la consapevolezza che il cibo è salute. Riteniamo fondamentale – ha dichiarato Nicoletta Maffini, presidente AssoBio – continuare a diffondere il valore e i prodotti dell’agricoltura biologica, unica soluzione per la salute del nostro pianeta, degli allevamenti e dell’uomo, e l’importante differenza con i prodotti a “Residuo Zero”. Nonostante i dati delle vendite siano positivi, siamo ancora molto lontani dalla dimensione che questo mercato ha assunto nei Paesi del Nord Europa; industria e distribuzione hanno oggi convenuto che bisogna agire insieme per raggiungere questo obiettivo. Anche come associazione ci adopereremo per incentivare la collaborazione tra tutti i settori coinvolti e non da ultimo per sensibilizzare ulteriormente le istituzioni a sostenere il settore con azioni concrete”.
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