David Teniers il Giovane (att.), L’alchimista

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David Teniers il Giovane (att.)
(Anversa 1610 – Bruxelles 1690)

L’Alchimista
olio su tavola, cm 39,5×55,5, con cornice cm 58x73x6

Nata nella tarda antichità, l’alchimia visse il suo momento di maggior gloria nel Medioevo e nei primi secoli dell’età moderna e l’alchimista è da sempre una figura ambigua, contornata da un velo di magia e mistero: è colui, infatti, che tramite espedienti chimici e filosofici cerca di produrre l’oro, la pietra filosofale o l’elisir di lunga vita.

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La tavola, in ottimo stato di conservazione, raffigura proprio questa figura: l’alchimista, in primo piano, vestito da una tunica verde scuro e un azzurro berretto grigio, viene rappresentato con gli strumenti del mestiere, mentre con un mantice cerca di attivare un caldo fuoco per far bollire l’acqua contenuta in un pentolone con un alambicco alla sommità dello stesso.

A sinistra, sullo sfondo, due garzoni sono intenti a sistemare gli strumenti del maestro mentre meravigliosi dettagli animano la scena: in basso, sulla destra appaiono numerosi manoscritti colmi di appunti, posti alla rinfusa su un piccolo tavolo ed anche sul pavimento; sulla sinistra altri strumenti del mestiere: imbuti, caraffe e persino un vaso ricolmo di spighe di grano riposto su una botte al fine di ornare le freddi mura.

Alle pareti sono appesi degli splendidi disegni che appaiono semplici bozze raffiguranti un gufo o l’alchimista stesso intento a preparare una pozione.

Uno strano pesce imbalsamato è posizionato sopra una mensola, forse a scopo di studiarne la specie.

I dettagli sono la vera forza del dipinto: numerosi particolari, raffigurati con perizia e maestria, permettono di posizionare lo sguardo su diversi punti senza mai annoiare lo spettatore, alla ricerca dei segreti di questa misteriosa figura.

Ogni singolo personaggio viene inserito entro una prospettiva studiata dettagliatamente per donare un perfetto equilibrio alla scena.

Questa appare come una bellissima scena di genere, di cui l’artista è il maggior rappresentante entro una famiglia di pittori fiamminghi.

Nato ad Anversa nel 1610, David Teniers il Giovane si dedicò maggiormente alla raffigurazione di interni e alla rappresentazione di scene di vita borghese e popolare.

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Allievo del padre, subì l’influenza di pittori quali Adam Elsheimer e Peter Paul Rubens.

Nella prima fase della sua attività, la propria pittura risentì delle opere di Frans Franken II, artista dallo stile eclettico che raffigurò numerosi soggetti, tra i quali scene di genere, mitologiche o allegorie: nell’opera La cucina delle streghe di Franken del 1606, infatti, rinveniamo quella minuzia di dettagli e particolari che lo stesso Teniers farà suoi nelle proprie opere (si veda ad esempio L’iniziazione delle streghe del 1645), ove si ripetono spesso colori vivaci e luminosi entro scene di vita domestica, con una sapiente manipolazione del chiaroscuro.

In una seconda fase, il linguaggio artistico di Teniers si avvicinò maggiormente a quello di Adriaen Brouwer, dove, nelle buie scene di taverne, i volti e le espressioni delle figure umane risaltano in posizione centrale e l’influenza dell’artista si evince anche nelle opere del Giovane, che ne riprende gli interni e l’espressività dei personaggi.

La sua fama crebbe a tal punto che, trasferitosi a Bruxelles nel 1651, divenne l’artista di corte e curatore delle collezioni dell’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Austria, governatore dei Paesi Bassi spagnoli.

Morirà a Bruxlles nel 1690, divenendo protagonista del fortunatissimo filone della tradizione pittorica dei Paesi Bassi, dipingendo feste paesane, botteghe, interni domestici e scene d’osteria.

Un ultimo e ulteriore confronto con l’opera esaminata si potrebbe effettuare con un’altra produzione di medesimo soggetto dello stesso artista: nel 1649 produsse Il laboratorio dell’Alchimista, conservato presso il Philadelphia Museum of Art, dove, usando un mantice, un alchimista riscalda accuratamente i carboni ardenti sotto un crogiolo e osserva una trasmutazione.

Il repertorio del pittore fiammingo è vasto, talora raffigurante cupe osterie o laboratori, altre rappresentanti feste contadine o stanze ricolme di quadri dai colori accesi ed esuberanti ma in entrambi i casi non manca mai di rappresentare la vivacità e l’espressività dei propri personaggi, rendendo le sue opere uniche nel suo genere.

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Bibliografia di riferimento:

M. Pagliani, L’alchimia: alla ricerca dell’oro e dell’immortalità, Infinito Edizioni, Modena, 2017



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