Giorgetti e il governo non vogliono più alzare l’età per le pensioni

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Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (D) con il sottosegretario Claudio Durigon di spalle

Qui si parrà la tua nobilitate: il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti ci mette la faccia e, a proposito di pensioni, promette di non voler più toccare verso l’alto l’età per poter finalmente accedere all’assegno: “Il mio orientamento onestamente è di andare verso una sterilizzazione rispetto a queste forme di aumento”, ha spiegato all’Ansa. Una sorta di dichiarazione programmatica che è stata colta, immediatamente, anche da Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali: “Le parole del ministro Giorgetti confermano che è stato sollevato un polverone sulle pensioni per niente. La questione dell’innalzamento dell’età pensionabile discende, infatti, da documenti tecnici inapplicabili in assenza dei dati definitivi che l’Istat deve ancora dare”. E ancora: “Ci impegneremo a bloccare ogni inasprimento dei requisiti se i dati Istat dovessero evidenziare un aumento dell’aspettativa di vita. L’equilibrio del sistema previdenziale non è assolutamente a rischio e non richiede, né richiederà in futuro, interventi che vadano ad inasprire i requisiti sia dal punto di vista dell’età che dal punto di vista degli anni di contributi”. Il governo, dunque, non ha intenzione di rendere (ancora) più accidentato e difficoltoso il percorso verso la pensione ai cittadini italiani. Che, negli ultimi anni, hanno subito le riforme caldeggiate dall’Ue. Sia i più anziani, impossibilitati a smettere di lavorare, sia i più giovani che restano fuori dal mercato del lavoro con tassi di disoccupazione, per fascia d’età, tra i più alti d’Europa. La Cisl, con il neo segretario confederale Ignazio Ganga, chiede all’esecutivo di “riaprire il confronto sulle pensioni” perché “l’argomento è troppo importante e non va ridotto a slogan o polemiche”. Al centro, per il sindacato, ci dovrà essere “il recupero dell’evasione contributiva, lo sviluppo economico del Paese, il miglioramento delle condizioni di lavoro e dei salari opportunamente contrattualizzati sono condizioni imprescindibili per garantire il futuro delle pensioni”.

Intanto, mercoledì, sono stati presentati alla Camera i dati di Itinerari previdenziali. In questo Paese si sono pagati, nel 2023, 16.230.157 di assegni a fronte dei 16.131.414 nel 2022 e dei 16.004.503 del 2018, l’anno nero per le pensioni. Il 51,6% dei pensionati italiani è composto da donne, tra l’altro destinatarie dell’85,8% del totale delle reversibilità.

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