Il mio sacrario di vittime sull’altare del profitto

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


Metalmeccanico per professione, artista per ispirazione. Dopo una vita da metalmeccanico, Carlo Soricelli è andato in pensione e ha deciso di cominciare ad appuntare nero su bianco tutti coloro che morivano sul lavoro per trasformarli da freddi numeri di un elenco a persone vere. Nel 2008 ha fondato l’Osservatorio di Bologna morti sul lavoro. E proprio questa città ha ospitato la sua mostra, promossa dalla Fondazione Carisbo e in programma a Casa Saraceni. 

Soricelli, com’è andata, che riscontri ha avuto?

La mostra è andata molto bene, ha registrato oltre trentamila visite. Sono stati anche giorni molto commoventi, grazie alla presenza di alcuni familiari di vittime sul lavoro, tra cui la mamma di Luana D’Orazio, la ragazza che fu letteralmente risucchiata dal macchinario a cui stava lavorando. Ho ricevuto anche l’apprezzamento del presidente Sergio Mattarella. Non me lo aspettavo, è stata una grande emozione.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Lei da decenni si occupa di aggiornare questa triste Spoon River del lavoro. Come ha iniziato e com’è che è diventata la sua missione?

Per quarant’anni ho fatto il metalmeccanico, ma ho sempre avuto la passione per l’arte. Nel 1980 iniziai a realizzare delle opere che erano ispirate al tema delle tragedie avvenute nei luoghi di lavoro. Alcune di queste sono attualmente esposte all’interno della mostra. Poi da quando sono andato in pensione, diciotto anni fa, ho iniziato a farlo in maniera più sistematica. Ho cominciato a gennaio del 2008, dopo il terribile incidente della ThyssenKrupp. Mi resi conto che in rete le notizie sul tema dei morti sul lavoro erano poche, e che al massimo risalivano a sei mesi, un anno. Allora cominciai a metterli in fila: nome, età, professione, nazionalità. Col tempo mi resi conto che i criteri con cui li contavo io erano diversi da quelli dell’Inail, per cui valgono solo i morti sul lavoro denunciati perché assicurati. Quindi restavano fuori dalla conta ufficiale i lavoratori in nero, gli agricoltori che non hanno l’assicurazione Inail. Ho cominciato questo lavoro certosino anche con l’aiuto di un grande giornalista che oggi purtroppo non c’è più, Santo Della Volpe. Da quando, il primo gennaio 2008, ho aperto l’Osservatorio ad oggi, siamo arrivati a tremila morti.

Lei ha appena raccontato di come la sua principale cura sia quella di dare un nome e cognome a queste vittime, un contesto esistenziale, un’identità. In qualche modo lei li riporta da numeri a persone.

Tra le opere esposte ce n’è una, il Muro delle Farfalle bianche, che è una sorta di sacrario con le foto di 300 lavoratori e lavoratrici morti sul lavoro. Non sono numeri, sono volti, persone care con vite importantissime, se prese singolarmente, per tutti coloro che restano a piangerli. Non possono essere gettati dentro un calderone. Questi morti si lasciano dietro tanta sofferenza. Mi ha commosso particolarmente una donna di Milano, Carmen Canistrà, madre di due bambini piccoli e vedova di un uomo deceduto per un incidente sul lavoro, mentre lei era al settimo mese di gravidanza. Mi ha raccontato di un destino atroce che si ripete, perché lei stessa è nata orfana di padre, morto sul lavoro mentre la madre la aspettava. Mi ha chiesto se potevo aggiungere suo padre vicino a suo marito, su quel muro. Spero davvero di riuscire a portare la mostra a Roma, perché la politica dovrebbe visitarla e rendersi conto di cosa accade in una famiglia dopo una tragedia del genere.

Sta ricevendo molti riscontri positivi e grande attenzione anche dai media. Non è buffo che abbia dovuto aspettare tanto e usare lo strumento dell’arte per farsi ascoltare?

Non credo sia così. In tanti seguivano l’Osservatorio già da tempo. Il sito conta oltre tre milioni di accessi. Noi non abbiamo mai smesso di denunciare, a differenza della politica. Poi, detto ciò, l’arte ha una potenza enorme. Io credo di essere l’unico a occuparsi di questi temi attraverso la mia arte, che mi piace definire una sorta di “neorealismo sociale”. Credo che gli artisti dovrebbero avvicinarsi di più alla povera gente e rappresentarla, invece che appiccicare banane su una tela, per poi venderle per milioni di euro ad altri potenti.

Nonostante le numerose denunce, le richieste da più parti di fermare la strage, le campagne di comunicazione, l’impegno e le lotte della Cgil, si continua a morire di lavoro. Molte le vittime, ravvicinate, sul finire dell’anno e l’inizio del nuovo…

Se si continua con queste scatole cinesi di appalti e subappalti da parte di grandi aziende, alcune persino statali, la strage non si fermerà mai. Non è mai tollerabile che si muoia di lavoro. Lo è ancora meno se avviene dove lo Stato dovrebbe vigilare di più ed essere più presente.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link