«L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare , cioè di essere in mezzo al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro» (Italo Calvino, 1960).
Il 31 dicembre il CEPELL (Centro per il Libro e la Lettura) ha reso nota la lista dei Comuni che in Italia hanno ottenuto il titolo di Città che Legge, e la provincia di Trapani ha ulteriormente incrementato il numero avendo tredici amministrazioni in elenco nazionale: nel 2020 fummo in quattro (Castelvetrano, Marsala, Partanna e Trapani) e da allora molto si è fatto in tal senso, anche grazie al lavoro di coordinamento di BiblioTP che poi è la rete delle biblioteche della provincia di Trapani, che da qualche anno rileva anche quanto avviene sui nostri territorio attorno al mondo libro (rassegne, festival, reti).
Poco prima di Natale, chiusa la Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, a consuntivo di una edizione con dati in chiaro scuro, alcuni numeri tendenziali a livello nazionale e leggendoli planando con la giusta leggerezza non possiamo che sperare di crescere.
In Italia i lettori diminuiscono sempre più: sono 900 mila in meno rispetto al 2023 e soprattutto, quelli che restano passano sempre meno tempo insieme ai libri: lo scorso anno il tempo di lettura settimanale si è ridotto di ventinove minuti. Il quadro preoccupante è stato presentato dall’osservatorio dell’Associazione italiana editori che ha elaborato dati Pepe Research. Le disparità territoriali tra Nord e Sud sono un altro tema confermato dai dati ( anche qui verrebbe da dire una annosa questione meridionale, che attanaglia ed evidenza sempre più il divario salariale che procede di pari passo con lo sviluppo culturale di una comunità)
“Il ritardo del Meridione è drammatico e non si risolve con interventi estemporanei o slegati da una visione d’insieme. – spiega Florindo Rubbettino, delegato Aie per il Sud – Gli indici di lettura dipendono dalla scolarizzazione, dalla presenza di infrastrutture sul territorio quali librerie e biblioteche, dal sostegno all’imprenditorialità locale, da iniziative sul territorio quali festival, premi, rassegne culturali”.
E quanto affermato dal delegato AIE è ferita aperta che viviamo da tempo – una delle letture più impietose sono i rapporti ISTAT sui dati lettura e mi chiedo da sempre cosa si possa fare concretamente per aumentare di un punto percentuale per andare in controtendenza a questo disastro. Con l’ex Ministro Sangiuliano per due anni abbiamo subito una assenza di dialogo tra il governo centrale e gli enti preposti alle politiche sul libro e la lettura, ora col Ministro Giuli se da una parte si parla di un Piano Olivetti da 30 milioni di euro (un po’ su alla linea di quanto avveniva in precedenza), dall’altra causa manovre di politica finanziaria sono previsti tagli lineari per quasi mezzo miliardo di euro sul MIC.
Noi in Regione Siciliana, forti dello statuto autonomo, essendo la Cultura materia concorrente potremmo mettere in campo azioni tese a sostenere politiche di welfare autentico per arginare queste emorragie costanti e supportare le biblioteche e le reti di rassegne e festival che operano in tal senso; si potrebbero incentivare politiche a favore delle scuole sul far vivere le loro biblioteche e sopratutto un modo contemporaneo di far avvicinare un pubblico in erba a quella cosa curiosa che è un libro. Rimanendo al Sud, in Campania, Puglia, Calabria esistono misure diverse che agiscono su questi temi, da noi in Sicilia – a meno che sia poco informato – non c’è un pensiero una visione di sistema e alla politica tutta (non faccio distinzione di colore) l’argomento semplicemente non interessa. Timidi approcci da parte di privati a sostegno di iniziative di private e comunque mai in un insieme che possa far finalmente sperare.
E’ apprezzabile che tredici amministrazioni comunali abbiano fatto lo sforzo di compilare dei form in piattaforma CEPELL, ora e lo dico per l’ennesima volta, questo non basta a creare comunità di lettori e per questo serve una coralità di attori che possano salvare questi territori dal disinteresse, autentico dramma di questo tempo. Le biblioteche hanno direi l’obbligo oltre che di cambiare pelle anche di provare a fare da collante per i nuovi lettori, le scuole idem con la passione encomiabile di dirigenti e corpo docente, le librerie sono un motore pazzesco per innescare nuove visioni e le rassegne e i festival – ognuno con la sua cifra identitaria – a raccontare storie e creare nuove forme di relazione. Fatico sempre più a ricominciare un anno, sapendo di lottare spesso con muri di gomma e nonostante ciò cercare una speranza di un tempo diverso, e non mi rassegno alla sordità di chi potrebbe fare la differenza con progetti di legge e veri tavoli per costruire comunità diverse. Quale il piacere di vederci primeggiare in doppia cifra in classifiche quali povertà educativa, o peggio non rapporto con la lettura? Il bicchiere è sempre mezzo pieno, e non possiamo permetterci di dare sponda a tanto nulla, proviamo noi a rispondere affollando le biblioteche, i festival i luoghi di incontro che rilevano un corso delle cose diverso. La Cultura è a lenta cessione e comprendo che questo non è il tempo della semina, ma così si sta precludendo la possibilità di un domani diverso e questa visione di insieme attende risposte da una classe dirigente attenta ai bisogni primari.
giuseppe prode
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