la visione del Professor Pablo Banchio sulla crisi di Gaza e le priorità globali

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Estero,
(informazione.it – comunicati stampa – politica e istituzioni)

Il Professor Pablo Banchio, un intellettuale di grande rilevanza a livello internazionale, ha completato recentemente il suo terzo post-dottorato con lode in Italia, incentrato su Globalizzazione e Diritti Umani. Ha già conseguito due post-dottorati precedenti, uno sui Principi Fondamentali e Diritti Umani in Argentina e un altro su Nuove Tecnologie e Diritto in Italia. Inoltre, è Dottore in Diritto Privato.

Attualmente, Pablo Banchio dirige il Post-Dottorato in Diritti Umani e Intelligenza Artificiale presso l’Università Virtuale Innovativa in Italia, oltre a coordinare il Dottorato in Scienze Giuridiche della Facoltà Interamericana di Scienze Sociali. È membro del prestigioso Centro di Studi Giuridici e di Ricerca Internazionale (CSGRI).

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Il suo appello è chiaro: è urgente un cambio di rotta che riporti al centro la dignità umana e la pace, in un contesto globale che sembra sempre più distante da questi valori fondamentali.

Professore Banchio, a dicembre lei aveva denunciato la cosiddetta ipocrisia dell’Unione Europea e chiesto il termine del genocidio di Israele. Qual è la sua posizione sugli ultimi eventi?

La mia posizione è che l’Unione Europea si dimostra incapace di rispettare i propri principi fondanti. Si presenta nel suo discorso ipocrita come un’entità promotrice di pace, diritti umani e giustizia internazionale, ma, nella realtà, sostiene economicamente e politicamente uno stato terrorista come Israele che perpetra genocidi e crimini contro l’umanità. Questa ipocrisia si riflette non solo nel silenzio complice di molti stati membri, ma anche nel rifiuto di prendere misure concrete contro le violazioni del diritto internazionale. La Palestina sta vivendo una tragedia umanitaria che richiede un intervento immediato. Ogni giorno di inazione rende l’Europa corresponsabile di questa barbarie.

Qual è il ruolo degli Stati Uniti in questa crisi?

Gli Stati Uniti sono i principali sostenitori di Israele, sia a livello politico che militare. Dal 7 ottobre 2023, hanno fornito a Israele oltre 30 miliardi di dollari in armi, contribuendo a perpetuare un genocidio. Inoltre, gli Stati Uniti bloccano sistematicamente ogni tentativo di condanna internazionale nei confronti di Israele, usando il veto presso le Nazioni Unite. Questo comportamento non solo alimenta il conflitto, ma mina anche la credibilità degli Stati Uniti come promotori di pace e diritti umani.

Negli ultimi mesi il governo italiano ha assunto decisioni controverse che hanno sollevato preoccupazioni riguardo ai diritti umani. Può commentare sulla situazione generale?

Certamente. L’Italia si trova in un momento critico in cui le sue scelte politiche, sia interne che internazionali, hanno un impatto significativo sui diritti umani. Le recenti azioni, come l’arresto di Stephane Omeonga e Abedini, mostrano una chiara subordinazione alle pressioni internazionali, soprattutto messe in ginocchio da Stati Uniti e Israele. Questo è emblematico di un approccio che privilegia la geopolitica servile rispetto ai principi etici e legali.

Il governo italiano ha recentemente arrestato diverse persone per richieste provenienti da paesi stranieri. Cosa pensa di queste decisioni?

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Questi arresti rappresentano un chiaro esempio di sottomissione della sovranità italiana agli interessi di paesi stranieri come Israele e gli Stati Uniti. L’arresto del calciatore belga fu richiesto da Israele “perché è sgradito” allo stato terrorista, e quello di Abedini, ordinato da Washington, dimostrano che l’Italia agisce più come esecutore delle volontà altrui che come difensore dei propri principi giuridici. Agire su richiesta di uno stato con un simile record senza una chiara giustificazione è preoccupante e mina la credibilità dell’Italia come difensore dei diritti umani.

Visto che lo ha menzionato, cosa può dirci del caso di Abedini?

Questo caso è ancora più emblematico. Abedini, dichiarato innocente dalla giustizia italiana, è comunque stato arrestato. Questi casi sollevano seri interrogativi sulla credibilità del sistema giudiziario e sulla reale indipendenza della politica italiana. Nonostante la giustizia italiana lo avesse giudicato innocente, le pressioni statunitensi hanno portato al suo arresto. Le conseguenze diplomatiche, mostreranno come questa decisione sia stata mal gestita e dannosa per la immagine internazionale dell’Italia.

La Hind Rajab Foundation ha denunciato la presenza di Ghassan Alian in Italia. Qual è la posizione legale del nostro Paese ?

Ghassan Alian è stato denunciato alla Corte Penale Internazionale il che costituisce un atto di enorme rilevanza giuridica. Come capo del COGAT, Alian ha orchestrato e supervisionato crimini contro l’umanità, genocidi e crimini di guerra nei territori occupati. Come firmataria dello Statuto di Roma, l’Italia ha l’obbligo legale di perseguire questi crimini di guerra e contro l’umanità. La presenza di Alian solleva interrogativi sul nostro impegno a rispettare questi obblighi. La denuncia della HRF è un richiamo importante, ma il silenzio del governo suggerisce un’inquietante complicità o, quanto meno, una grave negligenza. È essenziale che l’Italia, ripeto, firmataria dello Statuto di Roma, dimostri di rispettare i propri obblighi legali arrestando individui accusati di tali crimini. Purtroppo, il governo italiano sembra più interessato a mantenere il loro atteggiamento complice di fronte al genocidio di Israele che a perseguire la giustizia.

Cosa pensa della reazione, o meglio della mancanza di reazione, dell’opposizione italiana?


È deludente. In un momento in cui il governo sembra mancare di etica nelle sue decisioni, l’opposizione dovrebbe agire come un contrappeso. Invece, il silenzio delle sue figure più conosciute è una conferma della crisi politica e morale del Paese.

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Israele ha minacciato di rompere il fragile cessate il fuoco con Hamas. Quali sono le prospettive? In molti accusano Israele di ostacolare il cessate il fuoco. Cosa ne pensa?

Israele ha un chiaro interesse a prolungare il conflitto. Ogni tentativo di negoziato viene sabotato da frange estremiste del governo israeliano, come quelle rappresentate da Ben Gvir e Smotrich, che apertamente sostengono l’annientamento della popolazione palestinese. Netanyahu utilizza questa situazione per consolidare il suo potere interno, appoggiato dagli Stati Uniti, che continuano a fornire armi e supporto economico. Questa strategia mira a ottenere un vantaggio a scapito della popolazione palestinese. Il cessate il fuoco è un passo positivo ma estremamente precario. Le dichiarazioni di Netanyahu e il suo desiderio di evitare di essere processato per corruzione dai suoi stessi tribunali, indicano un possibile ritorno alle ostilità. Questo non solo peggiorerebbe la crisi umanitaria a Gaza, ma rafforzerebbe le accuse di crimini di guerra contro Israele.

Alcuni Paesi hanno assunto posizioni coraggiose contro Israele. Può parlarci di questi esempi?

Sicuramente. Il Brasile ha dimostrato leadership tentando di arrestare un criminale di guerra israeliano, e l’Irlanda, insieme al Sudafrica, ha portato Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Invece il governo argentino ha adottato una vergognosa posizione di sottomissione a Israele, che ha sempre votato contro l’Argentina nella sua rivendicazione delle Malvine, tradendo l’intera tradizione diplomatica e dei diritti umani del Paese e la numerosa comunità di discendenti arabi, che è la terza più numerosa in Argentina dopo gli italiani e gli spagnoli. Il sostegno dell’Irlanda, che si è unita al Sudafrica nel portare Israele davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, è un coraggioso esempio morale. Dimostra che ci sono ancora nazioni disposte a sfidare il potere di Israele e a difendere i principi fondamentali del diritto internazionale. Queste azioni evidenziano l’importanza delle istituzioni internazionali nel mantenere un minimo di giustizia globale, nonostante gli ostacoli posti da potenze come gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Se più paesi adottassero una posizione simile, si potrebbe esercitare una pressione significativa su Israele. Tuttavia, la maggior parte dei governi europei preferisce mantenere il silenzio complice, o addirittura sostenere direttamente il genocidio come la Germania che, con questo, commette il suo terzo atto simile, in Africa, Europa e ora Asia.

Qual è il suo giudizio sull’informazione e sui media?

I cosiddetti media occidentali sono in gran parte complici della propaganda israeliana. Ignorano o minimizzano notizie di atrocità, come l’uccisione di bambini palestinesi bruciandoli vivi, e censurano voci critiche. Le piattaforme digitali e i social media, oltre alla famigerata censura da parte delle autorità dell’Unione Europea, spesso rimuovono contenuti che espongono le violenze israeliane, contribuendo a nascondere la realtà dei fatti. Questa censura sistematica mina la possibilità di un dibattito pubblico onesto e informato.

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Quali sono le sue opinioni sulla narrazione dominante nei media occidentali? Lei parla di una propaganda mirata a giustificare il genocidio. Può approfondire?

La propaganda gioca un ruolo cruciale nel modellare l’opinione pubblica. Ad esempio, la procuratrice israeliana Moran Gaz ha recentemente smentito le accuse di stupri da parte di Hamas, utilizzate come giustificazione per motivare il genocidio. Questo fatto, ignorato dai media mainstream, dimostra il doppio standard nell’informazione e la manipolazione delle notizie. Il lavaggio del cervello israeliano è un meccanismo perfettamente orchestrato che manipola l’opinione pubblica mondiale per giustificare le sue azioni. Un esempio lampante è la diffusione di notizie false, come quella menzionata sui presunti stupri di massa il 7 ottobre. Queste bugie vengono propagate per creare un clima di paura e giustificare massacri indiscriminati e per compiere il genocidio più crudele e disumano che abbiamo mai visto. Inoltre, i media occidentali sempre tacciono o minimizzano le atrocità commesse da Israele, amplificando invece le azioni di resistenza palestinese come atti di terrorismo.

Qual è la strada da percorrere per l’Italia?

L’Italia si trova a un bivio. Deve scegliere tra continuare a sostenere politiche imperialiste, razziste e genocide o assumere un ruolo attivo nella difesa dei diritti umani. Questo richiede coraggio politico, un impegno verso la giustizia e la volontà di opporsi alle potenze dominanti quando violano il diritto internazionale. Il silenzio e l’inerzia non sono più accettabili.

Cosa chiede in quanto cittadino AIRE alle istituzioni italiane?

Chiedo che l’Italia adotti una posizione chiara e coraggiosa, rispettando il diritto internazionale. Le dichiarazioni di figure come Tajani, che ha affermato che Netanyahu non verrebbe arrestato in Italia, sono vergognose. È necessario che sia il governo italiano che quello argentino cessino di sostenere uno stato terrorista e genocida e inizino a promuovere iniziative concrete per la pace. Anche le opposizioni devono abbandonare il loro silenzio e assumere una posizione attiva contro questa tragedia.

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Il silenzio e l’inazione sono complicità. La comunità internazionale deve intervenire immediatamente per fermare questa tragedia. La Palestina ha dimostrato una resilienza straordinaria, ma non può vincere questa battaglia da sola. È necessario che governi, istituzioni e cittadini si schierino dalla parte della giustizia e dei diritti umani. Solo un’azione collettiva e determinata può porre fine a questo genocidio e costruire un futuro di pace e dignità per tutti.

Ringraziamo il Professor Pablo Banchio per aver condiviso con noi la sua visione e il suo instancabile impegno per la giustizia globale.





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