“Non sappiamo come pagare il mutuo”

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Sembrava una buona opportunità di lavoro, ma a fine anno la situazione è colata a picco, e ora si ritrova senza impiego, con un mutuo da affrontare e con due mensilità non pagate. Questa la vicenda che riguarda Erica, fino a dicembre dipendente di una impresa di pulizie di Ravenna, ma che in realtà coinvolge un numero più ampio di lavoratrici, tutte risulterebbero assunte in due aziende facenti capo al medesimo imprenditore. Tutte, infatti, lamentano il mancato pagamento di diverse mensilità.

La lavoratrice rimasta senza stipendio: “Abbiamo un mutuo da pagare e non sappiamo come fare”

A far emergere la vicenda è la 39enne Erica, di Ravenna, che lavorava per la ditta già da qualche tempo: “Non ho ricevuto lo stipendio di novembre e dal 12 dicembre sono rimasta senza contratto”. Una situazione che, tuttavia, ha il sapore di una beffa per la lavoratrice che, per accettare il lavoro nell’impresa di pulizie, con la promessa di un futuro contratto a tempo indeterminato, ha rinunciato a un altro impiego.

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Erica infatti lavorava per l’azienda di pulizie già da agosto, con un impiego che prevedeva poche ore. Aveva perciò un secondo lavoro in un bar. A inizio autunno però si intravedevano delle novità positive all’orizzonte. Il titolare dell’impresa di pulizie “a settembre mi offrì 1200 euro, promettendo che poi mi avrebbe assunto con un contratto a tempo indeterminato”. Il bar invece poteva offrire alla 39enne solo un part-time a tempo determinato, per cui Erica ha scelto di lasciare il secondo impiego e dedicarsi esclusivamente all’azienda di pulizie.

Nei primi tempi tutto sembrava procedere bene, ma il contratto a tempo indeterminato veniva in qualche modo sempre rimandato, mentre i pagamenti dei primi mesi sarebbero avvenuti in parte in busta paga e in parte in nero. Poi sono arrivati i guai veri. “Altre colleghe se ne sono andate, perché non ricevevano gli stipendi”. Infine, lo stesso destino è toccato anche a Erica. Prima non è arrivato lo stipendio di novembre, poi il rinnovo atteso per metà dicembre è sfumato. “Mi sono anche rivolta ai Carabinieri, ma mi hanno detto che non potevano intervenire”, riferisce la ravennate. 

Senza stipendio, la situazione ha iniziato a farsi complicata anche a livello domestico. Erica e il suo compagno hanno infatti comprato casa da poco. “Abbiamo un mutuo da pagare e non sappiamo come fare – e insieme a loro vivono anche i due figli di Erica – Adesso sto cercando un nuovo lavoro. Ma vorrei che quanto successo a me non accada a nessun altro”.

Il sindacato: “Chiedere sempre i cedolini paga ed evitare le somme in nero”

Purtroppo situazioni analoghe a quella della 39enne ci sono. Altre quattro dipendenti della stessa azienda di pulizie si sono infatti rivolte al sindacato, per tentare di risolvere la questione e recuperare gli stipendi arretrati. A spiegare la questione è Carmine Torino della Cgil Filcams. Immediatamente sono stati presi contatti con l’azienda, chiamata a rispondere delle pretese delle lavoratrici, ma dopo essersi resa inizialmente disponibile, “non si è trovato nessun tipo di accordo tra le richieste delle lavoratrici e del datore di lavoro”, svela il sindacalista. Perciò ora parte delle lavoratrici coinvolte agiranno per vie legali.

In casi come questo sono due le strade percorribili: rivolgersi all’Ispettorato del Lavoro, oppure portare la vertenza in Tribunale. Come sottolinea il rappresentante della Cgil Filcams: “molte lavoratrici avevano il cedolino paga, un titolo valido a tutti gli effetti” per ottenere poi un’ingiunzione di pagamento dal Tribunale. La vicenda potrebbe però riguardare ben più uno sparuto gruppetto di dipendenti: altre lavoratrici potrebbero infatti essersi rivolte ad altre sigle sindacali. Tra quelle seguite dalla Cgil, la richiesta era di ricevere due o tre mensilità arretrate.

Per alcune dipendenti, tuttavia, la situazione potrebbe rivelarsi ostica da sbrogliare, poiché “non erano nemmeno in possesso di un cedolino paga”, evidenzia Torino. Situazioni che, al di là del caso specifico, rivela il sindacalista, si verificherebbero di frequente: “Tante volte i lavoratori non hanno il cedolino perché il datore di lavoro non lo consegna”. In questi casi si deve quindi fare la richiesta dei cedolini paga e avviare l’iter, essendo questo “l’unico titolo che dà la certezza delle cifre che una persona deve riscuotere”.

Il sindacato si trova spesso ad aver a che fare con vertenze di questo tipo: “Nella maggioranza dei casi riusciamo a recuperare le somme, tramite un accordo con i titolari”, precisa Torino. Dal rappresentante sindacale arriva anche un consiglio ai lavoratori per tutelarsi: “Insistere nel farsi consegnare i cedolini paga. Sono titoli di pagamento immediatamente esigibili anche attraverso un’azione legale. Questo è un passaggio fondamentale, perché senza quel titolo si allungano di tantissimo i tempi per il recupero delle somme. Senza si deve andare a ricostruire tutta la filiera: le ore lavorate, le ore di straordinario. Il primo passo è quello”. Mentre rispetto al lavoro nero: “Non accettare somme che esulano dal passaggio nel cedolino”. Infatti per le ore extra che non sono presenti in busta paga rimane il complicato “onere di dimostrare di aver davvero lavorato quelle ore”.

 

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