Scudo penale per le forze dell’ordine, molta confusione e un obiettivo: cancellare lo stato di diritto

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Una breve premessa prima di entrare nel merito di questa “minaccia” (per ora) del Governo, sembra inevitabile. Il Codice di procedura penale (Cpp) stabilisce che Il Pubblico Ministero (PM) dia avvio all’azione penale ai sensi dell’art. 112 della Costituzione. È un atto dovuto e integra due pilastri della democrazia: l’indipendenza del PM nell’esercizio delle proprie funzioni e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Sotto il primo profilo, in presenza di indizi di colpevolezza il dettato costituzionale esclude margini di discrezionalità e impedisce che il PM riceva direttive, istruzioni o pressioni incidenti sulla sua autonoma valutazione. Nel caso gli elementi raccolti non siano sufficienti, tuttavia, potrebbe formulare richiesta di archiviazione al giudice per le indagini preliminari (artt. 408, 409 c.p.p.). Questo organo dello Stato (non altri) è il dominus dell’azione penale e deve poter agire senza condizionamenti proprio perché rappresenta lo Stato che si erge a tutela dei diritti della persona; egli riporta in apposito registro la notitia criminis pervenuta o comunque acquisita; contestualmente o più tardi, può aggiungere il nome del soggetto da indagare ove a suo carico risultino indizi sufficienti (art. 335 Cpp).

Agenti atterrano uno studente a Pisa, 23 febbraio 2024. Agenzia Fotogramma

Per quanto riguarda il secondo profilo, viene in rilievo che di fronte a questo complesso sistema di garanzie tutti sono uguali, come vuole un altro principio fondamentale della nostra democrazia: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge […]” (art. 3.1 Cost). Ne discende che non c’è chi possa sfuggire ad esso: tutti possono essere indagati e iscritti nel relativo registro a prescindere dal ruolo ricoperto nella società. Nel caso delle forze dell’ordine, vero che queste sono titolari della forza pubblica perché l’uso della forza è riservato allo Stato, ma si esercita in determinate circostante e, soprattutto, sulla base di regole e modi prestabiliti dall’ordinamento giuridico.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

La questione di cui trattiamo, rientra in questo quadro poiché chi esercita funzioni di pubblica sicurezza potrebbe incorrere nell’abuso del suo potere, usando la violenza fuori dal quadro normativo che ne determina i limiti. Peraltro, questo potrebbe accadere a chiunque abbia una posizione di maggiore autorità nei confronti di altri, pur se non afferente all’uso della violenza. In questo complesso quadro, insomma, il sistema delle garanzie giurisdizionali riconduce a eguaglianza le diverse posizioni nel mentre tutela i diritti di chi subisce e di chi è indagato, ponendo altresì in rilievo il principio della responsabilità: nessuno è legibus solutus perché tutti devono assumere la responsabilità delle proprie azioni davanti alla legge.

Norme a copertura di futuri abusi

Questa maggioranza di Governo si colloca fuori e in contrasto con questo sistema, dichiarandolo più volte e anche in modo maldestro; dimostrando, altresì, la mancanza di una strategia di fuoriuscita dalle garanzie costituzionali a cui chiaramente aspira. Non essendoci al momento nessun testo scritto, infatti, sembra che il Governo stia tastando il terreno per trovare il giusto modo di imporre norme improponibili a “copertura” dei possibili abusi da parte delle forze dell’ordine. Ma ci sono i garanti della Costituzione ancora ben vigili pur se a questa maggioranza fortemente indigesti.

Secondo quanto emerge dalle dichiarazioni di vari suoi esponenti, se il maresciallo Masini abbia o meno commesso abuso sparando e uccidendo l’accoltellatore Muhammad Sitta, o se gli agenti bresciani che hanno imposto ad alcune ragazze di denudarsi integralmente alla ricerca di non si sa che cosa (vi sono altri esempi a iosa), non dovrebbero più essere questioni conoscibili in via esclusiva dal PM. Anche perché l’iscrizione nel registro degli indagati, pur essendo atto di garanzia, secondo il Ministro Nordio, sarebbe diventata una “gogna mediatica” e un “marchio di infamia”. Per gli appartenenti alle forze dell’ordine in servizio ci sarebbe bisogno di maggiore protezione rispetto a tutti gli altri.

Per questi fini, secondo l’iniziale ipotesi attribuita a vari esponenti del Governo, bisognerebbe che l’avvio del procedimento indiziario preveda una prima fase senza iscrizione dell’agente nel registro degli indagati – quindi con l’esclusione del PM – e svolta dal Ministero dell’Interno. Solo se in questa fase “ministeriale” emergessero validi e sufficienti indizi a carico dell’agente, questo potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati. Tale ipotesi sarebbe davvero aberrante: annullerebbe l’obbligo dell’azione penale e la sua titolarità (il PM ne è il dominus), trasferendo quest’ultima al Governo la cui azione preordinata trasformerebbe il magistrato inquirente in un semplice esecutore.

Nel merito, il Ministro dell’Interno si sostituirebbe al PM nella valutazione degli elementi indiziari in una blasfema intrusione nelle competenze del potere giudiziario, avendo come soggetto indiziato un appartenente alla stessa Amministrazione. Non può sfuggire, peraltro, il sensibile affievolimento del principio di responsabilità che vale per tutti, ma per gli appartenenti alle forze dell’ordine potrebbe persino annullarsi. Altra ipotesi di modifica di questo sistema di garanzie sarebbe quella del trasferimento delle competenze del PM al Procuratore generale della Corte di Appello, forse sperando che questo sia più tenero o accomodante. Il problema di questo Governo, in realtà, è questo PM così libero e indipendente. Se fosse asservito all’esecutivo non desterebbe preoccupazione alcuna.

Scudo per uno, nessuno, centomila

Ma il brainstorming del Governo ha sortito qualche reazione per cui con il passar delle ore questo “scudo penale” lentamente assume forme diverse. Adesso Nordio, infatti, tiene a precisare che “non si è mai parlato di scudo penale, ma di maggiori tutele che riguardano tutti”. “Stiamo studiando – dice – una riforma procedurale che, lungi dal dare impunità a chi commette un reato, coniughi il diritto a una presenza di garanzie per chi un domani potrebbe essere indagato”.

Il Ministro non è un campione di chiarezza, perché “un domani” tutti potrebbero essere indagati, ma lasciamoli studiare che fa bene. Sta di fatto che rispetto a tre dozzine di ore fa, le ipotesi si sono così trasformate: sette giorni di tempo al PM dalla notizia di reato, poi, di fronte a elementi di palese non colpevolezza, egli potrà decidere di non iscrivere l’agente Tizio nel registro degli indagati e chiedere l’archiviazione. Insomma, deve chiudersi tutto in sette giorni durante i quali al PM è sospesa l’obbligatorietà dell’azione penale; lo si condiziona al bivio fra l’iscrizione nel registro degli indagati e la richiesta di archiviazione; superati i sette giorni, se dovessero emergere nuovi elementi indiziari, potrebbe ripensarci e iscrivere l’agente Tizio nel registro degli indagati. Ma questo, in sette giorni da non indagato, potrebbe aver tranquillamente soffiato sulla canna della pistola e rimesso un po’ “in ordine” la scena del crimine, non si sa mai.

Senato Relazione del ministro Carlo Nordio sullo stato della giustizia
II ministro Carlo Nordio (Stefano Carofei / agenzia Fotogramma)

Il Ministro avrebbe pensato, inoltre, anche a un filtro “anti-infamia”, cioè, un altro registro dove si iscriverebbero coloro che non devono essere indagati e sono in attesa di archiviazione. Questa sarebbe proprio una bizzarria perché cosa attesterebbe questo nuovo registro? Che chi non è indagato non lo sarà mai più? Se le indagini proseguissero, chiunque potrebbe ancora correre questo rischio anche se inserito in un registro di quelli che al momento non c’entrano niente.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il Ministro assicura, infine, che queste misure non varranno solo per le forze dell’odine, ma per tutti. Questa è un’altra bizzarria: si pensi ai numerosi casi di giustizia fai da te che piace tanto ai cowboys nostrani o ai vendicatori in SUV che schiacciano i ladri di borsette sul selciato. In questi casi (sempre più numerosi), per una settimana tutto fermo: nessun indagato perché al PM è stata sospesa l’obbligatorietà dell’azione penale. Da alcune ore Nordio esplicitamente mette sotto accusa il meccanismo di garanzia degli indagati (l’informazione di garanzia ex art. 369 Cpp) che si sarebbe trasformato in una “gogna mediatica” e pertanto dovrebbe essere… cosa dovrebbe essere? Che si fa Ministro?

Al momento non è dato sapere. Come se la cosiddetta “gogna mediatica” non dipendesse dall’etica professionale di chi le cose le racconta. Dal canto suo, Galeazzo Bignami ci dice che “laddove ci sia un’evidenza della legittimità e non antigiuridicità della condotta da parte dell’agente” non dovrebbe esserci l’iscrizione sul registro indagati, ma chi stabilisce tale evidenza? In un primo momento avevano dello il Ministro dell’Interno, poi non è stato ripetuto, ma chi sa? Ancora, Andrea Del Mastro, sembra essere un tantino più esplicito: “Non ci sarà l’obbligo per il PM dell’iscrizione nel registro degli indagati, che è un’onta per chi fa il proprio dovere come ha fatto quel carabiniere” (il maresciallo Luciano Masini), fra l’altro, insignito di un “encomio solenne”.

Poi il Guardasigilli afferma (e ci fermiamo in attesa di nuove cose) che “la divisa è sacra”, ma lo era anche la sua toga da magistrato, il problema è che il Guardasigilli aggiunge un’inquietante ricostruzione che davvero la dice lunga sugli obiettivi reali: “Nella patria dove è nata la democrazia, cioè la Gran Bretagna, finché esisteva la pena di morte – che per fortuna ora è stata abolita – c’era un caso in cui veniva applicata de plano ed era l’aggressione di un poliziotto”. Non dico che il Ministro avverta strane nostalgie, ma nessuno può avere più alcun dubbio che questo Governo punti a un sistema basato sulla paura dei più deboli.

Leggeremo attentamente quello che sarà pubblicato, sia esso un decreto-legge, un disegno di legge, un emendamento al d.d.l. sicurezza o altro. Per ora che documento sarà non lo sanno nemmeno loro, come non sanno cosa scriverci. Ma le loro dichiarazioni dicono molto: questa estrema destra al Governo punta, da un lato, all’imbarbarimento dei rapporti fra forze dell’ordine e cittadini, dall’altro, all’abbattimento dello stato di diritto e dei diritti.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Source link