Autonomia differenziata, oggi è attesa la decisione della Corte Costituzionale. Cosa potrebbe cambiare?

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I giudici della Corte Costituzionale sono riuniti a porte chiuse, da ore. Entro stasera – ma c’è tempo fino al 10 febbraio – dovrebbe arrivare il verdetto su sei referendum abrogativi: autonomia differenziata, cittadinanza per gli extracomunitari, e quattro sul lavoro precario promossi dalla Cgil.
Tutti temi importanti ma su uno in particolare si concentra l’attenzione. L’Autonomia differenziata, progetto a cui tengono molto le regioni del Nord Italia e la Lega di Matteo Salvini e del suo ministro Calderoli. E che arriva oggi a un punto cruciale dopo un percorso accidentato. E  l’attesa è grande.

Un iter politico complicato

Autonomia differenziata, battaglia simbolo della Lega, ha avuto uno step fondamentale l’anno scorso. A giugno la promulgazione della legge Calderoli. Il dibattito è stato accesissimo, poi, data la maggioranza del centrodestra in Parlamento, la legge passò.

Dopo l’estate, a settembre, è arrivata la consegna delle firme (1,3 milioni) alla Cassazione per la richiesta del referendum abrogativo. 

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Ma a novembre era intervenuta la prima volta la Corte Costituzionale decidendo che la legge era in parte illegittima e sollecitando a riscriverla per intero. La norma è stata quindi modificata in molti passaggi chiave, come la delicata gestione dei “Lep” (Livelli essenziali di prestazioni) e l’autonomia su settori strategici come sanità e istruzione.

A metà dicembre è arrivata la sentenza della Cassazione: regolare la richiesta di referendum. Al contrario, non è stata accolta la richiesta di abrogazione parziale avanzata da alcuni consigli regionali di centrosinistra (Campania, Puglia, Toscana e Sardegna), che avrebbero voluto eliminare solo alcune disposizioni.

E da qui arriviamo a oggi, si dovrà pronunciare la Corte Costituzionale. 

Cosa chiede il referendum

Gli 11 giudici della Consulta – non 15 perché sui quattro “politici” non c’è stato accordo in Parlamanento – dovranno decidere se il referendum è ammissibile. Il testo del referendum dice così: Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?

Cosa succede se il referendum passa?

Se la Corte Costituzionale darà l’ok al referendum si avvia il corso del processo referendario, ovvero il voto popolare, in un giorno tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025. Se invece la Corte dovesse dire no al referendum, rimarrebbe in campo l’eventuale intervento parlamentare, come già accaduto negli scorsi mesi.

E se il Parlamento modifica il testo?

Si riaprirebbe il procedimento con una nuova fase per valutare se il requisito referendario, che è completamente abrogativo, si può trasferire sulla nuova formulazione data dal Parlamento. La decisione sarà nuovamente demandata alla Cassazione. 

Il dibattito politico

Come scritto il tema dell’Autonomia Differenziata delle Regioni ha già scatenato diverse controversie politiche, persino risse, e su cui l’opposizione è compatta.  Il timore è l’aumento del divario tra Nord e Sud perché la legge permette la gestione di diverse materie – e corrispettive risorse – alle Regioni, su temi fino adesso amministrati dallo Stato centrale.

Quali risorse e su quali materie? La legge originaria di Calderoli, approvata a giugno, permetteva il cosiddetto “residuo fiscale“: le tasse raccolte dai cittadini in un certo territorio erano attribuite al territorio stesso. Un fatto subito bocciato dalla Corte Costituzionale anche su alcuni temi demandati alle Regioni: i rapporti internazionali e con l’Ue, il commercio con l’estero, la tutela della sicurezza del lavoro, l’istruzione, le professioni, la ricerca scientifica e tecnologica, la tutela della salute, l’almientazione, l’odinamento sportivo, la protezione civile, il governo de territorio, i porti e aeroporti civili, le grandi reti di trasporto e navigazione, l’energia, la previdenza integrativa, il coordinamento finanza pubblica e tributi, la tutela dell’ambientel la valorizzazione dei beni culturali, le aziende di credito a carattere regionale, gli enti reginali di credito agrario, l’organizzazione della giustizia di pace.

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