come i robot stanno già risolvendo i problemi delle aziende

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Bergamo. Prendete uno dei principali distretti europei dell’innovazione, il Kilometro Rosso, e ritagliate al suo interno, in pochi metri quadrati, un vero e proprio concentrato di ricerca e tecnologia, dove più che stare al passo, al futuro si dettano i tempi.

Perché al JOiiNT LAB, laboratorio congiunto tra il mondo industriale e quello della ricerca nato da un accordo tra Intellimech (un consorzio di aziende del settore meccatronico) e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), le idee prendono davvero forma e lo fanno nel modo più concreto possibile: nascendo da un lato come risposta a problemi che le nostre imprese sperimentano ogni giorno e dall’altro come facilitatore del loro lavoro.

Un modo di agire pressoché unico, con un sostegno istituzionale da parte degli enti che meglio le rappresentano, come Confindustria Bergamo, Kilometro Rosso, l’Università degli Studi di Bergamo e insieme alle aziende definite “Champion” aderenti al Consorzio Intellimech che partecipano sia economicamente che attivamente tramite il proprio personale allo sviluppo innovativo, azzerando di fatto la distanza tra industria e ricerca.

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“L’obiettivo principale è quello di fare trasferimento tecnologico – sottolinea Manuel Catalano, principal investigator di JOiiNT LAB e ricercatore IIT – Vogliamo promuovere l’innovazione robotica nei settori industriali e introdurla anche nel nostro quotidiano, senza dimenticare l’aspetto della formazione”.

A guidare l’attività dei ricercatori sulla strada dello sviluppo di una soluzione piuttosto che di un’altra è il Technology Readiness Level (TRL), una sorta di “scala dell’innovazione” utilizzata per valutare quanto una tecnologia sia matura per affrontare il mercato.

Il sistema, ideato dalla Nasa negli anni ‘70, si articola in nove livelli: i primi quattro sono ad appannaggio del mondo della ricerca, in questo caso da Istituto Italiano di Tecnologia e Università di Bergamo, e coprono le fasi che vanno dall’idea alla sua validazione in laboratorio. I tre step successivi, quelli intermedi, riguardano la ricerca applicata: è in queste fasi che entrano davvero in gioco JOiiNT LAB e Intellimech, chiamati a superare il vero passaggio chiave per portare in porto il risultato, realizzando la missione di fungere da ponte tra ciò che il mondo accademico è in grado di proporre e ciò che invece quello industriale si aspetta.

Uno scoglio non semplice, ma il lavoro fianco a fianco con gli esperti delle aziende Champion funge senza dubbio da facilitatore per accedere alle due fasi finali, quelle dell’industrializzazione su larga scala e della commercializzazione.

“Qui al JOiiNT LAB ci concentriamo in particolare sulla creazione di nuove soluzioni per supportare l’attività degli operatori, magari le meno ergonomiche, per ammortizzare il carico di lavoro sulle persone – spiega Francesca Negrello, referente tecnico del laboratorio e ricercatrice IIT– Ma allarghiamo lo sguardo anche a soluzioni di intralogistica”.

 

 

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Banalizzando si potrebbe dire che l’obiettivo sia quello di lasciare che siano le macchine a svolgere i compiti più “monotoni” e pesanti, riservando all’operatore il ruolo di guida.

Basta un visore di realtà virtuale per teleoperare, come in un videogioco, un robot avatar, che può essere utilizzato per applicazioni industriali come l’ispezione e la manutenzione degli impianti: interventi che, rendendo superflua la presenza fisica del lavoratore, risultano al tempo stesso più sicuri e più rapidi, garantendo una capacità di risposta pressoché immediata a una eventuale richiesta di supporto per risolvere un malfunzionamento.

“Questo tipo di collaborazione sul territorio rappresenta per noi un elemento strategico – aggiunge Annalisa Giavarini, referente per la Comunicazione di Intellimech e JOiiNT LAB – Lavorare insieme, unendo le eccellenze del mondo accademico, industriale e istituzionale, ci permette di costruire soluzioni innovative che rispondono alle esigenze concrete del nostro ecosistema”.

Ma le nuove tecnologie alle quali si sta lavorando spaziano anche negli ambiti delle stazioni robotizzate flessibili, altamente personalizzabili e in grado di eseguire autonomamente il proprio compito dopo una sola dimostrazione pratica da parte dell’operatore, della logistica automatizzata e della già citata assistenza robotica in caso di lavori manuali con carichi fisici importanti.

Azioni ripetitive delegate alle macchine, manutenzioni portate a termine restando comodamente in ufficio a migliaia di chilometri di distanza, robot dalle sembianze umane che stringono mani, trasportano oggetti, si muovono autonomamente tra i filari di una vigna o tra gli scaffali di un magazzino: il futuro è qui e prende forma al JOiiNT LAB.

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