cosa chiedono i cittadini a Lepore

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Bologna, 20 gennaio 2025 – Primo incontro con i cittadini sull’alluvione al cinema teatro Bellinzona. Il sindaco Matteo Lepore, insieme con diversi assessori, ha incontrato gli alluvionati delle vie Andrea Costa, Brizio, Guerrini, Sabotino e dintorni nel primo di una serie di eventi aperti alla cittadinanza (il prossimo sarà il 28 dedicato a via Zoccoli, di Ravone e non solo, poi il 13 per il torrente Aposa) per “raccontare cos’è successo dal punto di vista climatico, cosa ha causato le rotture e gli allagamenti e qual è il quadro degli interventi in programma con la Regione”.

Lo ha spiegato Lepore prima di un incontro filato tutto sommato liscio, inserito nella settimana del sindaco nel quartiere Porto Saragozza, che ha visto 100-150 persone radunatesi in via Bellinzona senza contestazioni di alcun tipo. Soltanto una signora anziana, nei momenti iniziali, si è alzata dalla prima fila e ha urlato “vergognatevi”.

Tra le novità principali quella che l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale ha raccontate come “i tratti rimasti scoperti del Ravone saranno ritombati, ma non sarà un intervento idraulico definitivo, bensì solo per questioni di sicurezza”.

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Sul palco oltre a Lepore c’erano Matilde Madrid, assessora con delega alla Protezione civile, Federico Grazzini (climatologo di Arpae) e Daniele Ara (assessore alla Sicurezza idraulica). In platea anche la vice sindaca Emily Clancy, il presidente di Quartiere Lorenzo Cipriani e qualche consigliere comunale.

La platea del cinema Bellinzona con circa 250 persone; nel tondo, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore

Il primo a prendere la parola per spiegare cos’è successo il 19 ottobre è stato Grazzini: “È caduta la maggior quantità di pioggia in 24 ore dal 1961: dalle 6 del 19 alle 6 del 20 sono caduti 162 millimetri, di cui 70 in soli tre ore. Questo è quello che ha generato una piena così intensa, pari a un temporale estivo, ma verificatasi a ottobre quando il suolo era già saturo a causa del ciclone Boris di settembre. Nessuno si aspettava che l’acqua potesse arrivare così in alto fino a sommergere sensore di misura. I livelli che abbiamo stabilito quando, nel 2014, abbiamo installato i sensori, li abbiamo impostati assumendo che quella sezione della tombatura fosse omogenea in tutto il tratto cittadini. In realtà non è omogenea, in alcuni tratti si restringe e si verifica il problema di deflusso”. Poi una slide molto significativa, che ha impressionato i presenti, con la sezione di un canale posta sotto una casa e i livelli segnati con tre colori. Quello arancione ha mostrato la massima portata in sicurezza nella tombatura, cioè 8-10 metri cubi al secondo. La seconda soglia, in rosso, ha evidenziato cos’è successo il 17 maggio 2023, con l’acqua che ha raggiunto la massima altezza della tombatura e un livello di 12-15 metri cubi al secondo. E infine la terza soglia, in viola, la piena del 19 ottobre: 40-60 metri cubi al secondo di acqua, limo, fango e detriti arrivata al secondo piano della casa adiacente alla tombatura.

Ara invece ha parlato delle competenze: “L’obiettivo è avere una cabina di regia unica e così abbiamo costituito un team tecnico con tutti i soggetti coinvolti. Serve una maggiore interlocuzione con il governo centrale perché Bologna deve arrivare ad avere un piano speciale: ha caratteristiche specifiche che non credevamo di avere anche rispetto ad andamenti climatici. Ovviamente vorremmo estendere la competenza del commissario straordinario Curcio anche sulla città. La nostra rete idraulica non è tarata per questo regime di pioggia: è un tema storico e dobbiamo esserne tutti consapevoli”.

Davide Parmeggiani dell’Agenzia regionale per la sicurezza del territorio ha raccontato più nello specifico del Ravone e dei suoi “1800 metri tombati sotto la città”, spiegando anche come si tratti di un fiume che non rientra nell’autorità del bacino del Po e quindi “dobbiamo risolvercela da soli”.

Dopo è arrivato il momento delle domande dei cittadini. Michele e Lucia Grazia, residenti di via Andrea Costa 81, hanno parlato di “grosso problema di sanità pubblica con ratti e roditori nel tratto del Ravone rimasto scoperto”.

Via Andrea Costa (Bologna) dopo l'alluvione dello scorso ottobre. I cittadini hanno lamentato la presenza di ratti e roditori nella zona

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Via Andrea Costa (Bologna) dopo l’alluvione dello scorso ottobre. I cittadini hanno lamentato la presenza di ratti e roditori nella zona

Una signora ha parlato poi del Rio Grotte, in via Santa Barbara (vicino via Siepelunga), che non sarebbe nemmeno “considerato zona alluvionale”. E ancora, una signora ha chiesto come poter avere un confronto per quale soluzione adottare per chi ha avuto problemi fognari. Infine ha preso la parola Luca Vianelli, “l’alluvionato Zero” di via Saffi già nel maggio 2023, che ha parlato dell’istituzione del suo nuovo comitato e di come una task force fosse già stata istituita quasi due anni fa, “con solo due incontri però, senza produrre risultati. Direi che serve un grosso cambio di passo” (e in sala è arrivato qualche applauso). E ancora una domanda dopo l’altra, dopo l’altra, perché la sete di risposte degli alluvionati è tanta e si vede. “In via Brizio sono stati fatti rattoppi stradali in fondo, parlo della parte alta all’incrocio con via Melloni, la strada sta cedendo quindi forse una verifica andrebbe fatta perché rischiamo buche di un paio di metri”, aggiunge Mario Bennisi.

Nel turno di risposte, Ara ha evidenziato come “prima dell’estate il tratto scoperto in Andrea Costa sarà con ogni probabilità ritombato, mentre il problema di ratti e zanzare è diffuso e non strettamente legato alle scoperture di torrenti e canali”.

Parmeggiani però ha sottolineato come “ricoprire il Ravone non sarà un intervento idraulico, ma una copertura per impedire a qualcuno di finirci dentro o altri problemi”.

“I passi per gli interventi strutturali sono questi – spiega ancora Parmeggiani –: in primis lo studio e un’analisi, poi un modello idraulico che faccia capire quali sono gli anelli deboli della catena, che potrebbero essere risolvibili o no. Ci saranno anelli deboli eliminabili e anelli difficilmente eliminabili, quando avremo alzato al massimo la portata del condotto, che non dovrà essere in pressione, a quel punto chiuderemo il flusso e capiremo dove mettere tutto il resto dell’acqua. Questa è la logica: quanta acqua dovremo collocare altrove? La risposta è difficilissima perché servirebbe un interlocutore che ci dica con quanta rarità avvengono questi fenomeni. Servono nuovi tempi di ritorno perché stiamo già ragionando con un 20-25% di aumento della piovosità rispetto a quando si parlava di 100-200 anni. E quindi poi capiremo quali interventi fare”.

L’ingegnere del Comune Claudio Savoia ha poi spiegato che “anche gli altri rii e torrenti sono attenzionati”. Il Comune ha comunque continuato a raccogliere domande e ha lasciato un indirizzo e-mail a cui scrivere per ottenere risposte a chi non fosse riuscito a parlare.

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