Dopo 25 anni di trattative, un accordo politico sospeso nel 2019 e negoziazioni riprese da marzo 2023 a dicembre 2024, lo scorso 6 dicembre l’Unione Europea e il Mercosur hanno finalmente siglato un’intesa storica per creare la più grande area di libero scambio al mondo. Un patto ambizioso ed un partenariato alternativo, ma non privo di controversie: tra opportunità economiche, timori ambientali e un complesso processo di ratifica che potrebbe richiedere anni, cosa rappresenta davvero il Mercato Comune del Sud e quale sarà l’impatto di questo accordo sulle relazioni tra i due blocchi?
Il nuovo accordo di partenariato tra l’Unione Europea e il Mercosur rappresenta un traguardo strategico di grande rilevanza, mirato a favorire una profonda trasformazione economica, sociale e ambientale. I negoziati, conclusi a Montevideo sotto la guida della Presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen e dei leader di Brasile, Argentina. Paraguay e Uruguay – Lula, Milei, Peña e Lacalle Pou – hanno portato alla firma di un’intesa che amplia le catene di approvvigionamento e prevede importanti agevolazioni tariffarie. Tra queste, l’eliminazione di dazi su tutte le materie prime e beni industriali, in particolare su prodotti agricoli argentini e su beni industriali come nichel, rame, alluminio, acciaio e titanio da parte del Brasile, con un risparmio annuo stimato di circa 4 miliardi di euro. Nel 2021, la Germania è stata il maggiore esportatore di beni dell’UE verso i Paesi del Mercosur, con un valore di 13 miliardi di euro, mentre i Paesi Bassi sono stati il maggiore importatore di beni dai Paesi del Mercosur, con un valore di 10 miliardi di euro. Infine, il Brasile ha consolidato il suo ruolo di partner strategico, risultando il principale attore negli scambi tra i due blocchi.
L’accordo non si limita a incentivare gli scambi commerciali ma punta a promuovere la sostenibilità e l’innovazione tecnologica, con particolare attenzione alle tecnologie per le energie rinnovabili e i combustibili a basse emissioni di carbonio, contribuendo in tal modo alla realizzazione degli obiettivi di neutralità climatica. Dopo le complesse discussioni del 2019, legate a temi come la deforestazione e la protezione dei piccoli produttori, che avevano portato alla sospensione dell’accordo, la nuova intesa introduce misure più rigorose. La diversificazione delle catene di approvvigionamento e delle fonti energetiche, insieme alla promozione degli scambi, punta a rafforzare la resilienza economica delle due regioni e a consolidare la cooperazione politica e strategica tra l’UE e il Mercosur.
Sostenibilità ambientale e integrazione commerciale
L’intesa si distingue per l’approccio innovativo alle sfide globali, con azioni concrete nella lotta contro il cambiamento climatico, la deforestazione e la tutela della biodiversità. L’Unione europea e il Mercosur si impegnano a evitare una “corsa al ribasso” nei settori ambientale e lavorativo, stabilendo meccanismi che garantiscono il coinvolgimento diretto della società civile nell’attuazione degli impegni di sostenibilità. Una novità significativa è rappresentata dall’inserimento dell’ Accordo di Parigi come elemento essenziale: questa clausola consente di sospendere l’accordo qualora una delle Parti decida di abbandonarlo o ne comprometta l’attuazione. Rispetto all’accordo del 2019, il nuovo testo introduce un allegato al capitolo sul commercio e lo sviluppo sostenibile, con un impegno centrale sulla deforestazione. Le Parti si sono impegnate a porre fine alla deforestazione entro il 2030, una svolta significativa, in quanto per la prima volta viene assunto un impegno legale individuale per fermare questo fenomeno. Tali impegni si distinguono per il loro carattere giuridicamente vincolante e vanno oltre dichiarazioni politiche o collettive, come quelle incluse nell’ Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15 o la Dichiarazione di Glasgow.
Dal punto di vista commerciale, l’accordo prevede un significativo potenziamento delle esportazioni europee, grazie all’eliminazione di tariffe elevate su prodotti chiave come alimenti, cioccolato, alcol e vino, attualmente soggetti a tariffe rispettivamente del 28%, 20%, 35% e 27%. Inoltre, garantisce la protezione di oltre 350 Indicazioni Geografiche europee, prevenendo la loro imitazione nei mercati del Mercosur e rendendo più trasparenti le procedure di sicurezza alimentare per gli esportatori europei. Nonostante le limitazioni nell’accesso al mercato dell’UE per alcuni prodotti agricoli sensibili, come carne bovina, pollame e zucchero, l’accordo consolida le relazioni politiche, economiche e culturali tra l’Unione europea e il Mercosur, posizionando l’UE come partner fondamentale in una regione strategica che congiuntamente rappresenta la sesta economia più grande al mondo.
Un passo indietro: fondamenti e integrazione interna del Mercato Comune del Sud
Il Mercato Comune del Sud, nato nel 1991 con il Trattato di Asunción, rappresenta una delle alleanze regionali più significative a livello globale. Estendendosi su una superficie di 14,8 milioni di chilometri quadrati e con oltre 273 milioni di abitanti, è stato istituito da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Successivamente, il blocco ha accolto il Venezuela nel 2012, sebbene attualmente sospeso, e la Bolivia, che è in fase di adesione. L’obiettivo primario del Mercosur fin dalla sua creazione è stata la costruzione di un mercato comune, volto a facilitare la libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi, abbattendo barriere doganali e restrizioni non tariffarie. A questo scopo, l’introduzione di una tariffa esterna comune e di una politica commerciale condivisa, ha conferito al Mercosur un’importante voce nei principali forum internazionali, rendendolo un attore cruciale nel contesto economico globale. La Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi delle Nazioni Unite (CEPAL) ha evidenziato come il Mercosur si sia dimostrato resiliente e dinamico negli ultimi anni, in particolare nel biennio 2023-2024. Nonostante le difficoltà legate alla ripresa post-pandemia e alla normalizzazione della domanda globale dopo lo shock del conflitto in Ucraina, il blocco ha fatto progressi significativi, specialmente nel commercio intra-regionale.
Un esempio rilevante è il valore degli scambi commerciali tra i membri del Mercosur, che ha mostrato una resilienza maggiore rispetto al commercio totale. Come evidenziato nel recente Bollettino di Commercio Estero del Mercosur (N° 7), intitolato “Opportunità e sfide per l’integrazione regionale in uno scenario di frammentazione globale”, gli scambi intra-blocco sono cresciuti del 4,2% nel 2023 rispetto all’anno precedente, trainati dal dinamismo del settore manifatturiero, con un contributo particolarmente significativo del comparto automobilistico. Inoltre, il Mercosur ha dimostrato una notevole capacità di adattamento di fronte agli shock esogeni, come la grave siccità che ha colpito Argentina e Uruguay, rischiando di interrompere alcune catene di approvvigionamento. Tuttavia, grazie al sostegno reciproco tra i membri del blocco, è stato possibile garantire il flusso di materie prime essenziali mostrando una solida flessibilità e cooperazione regionale. Questo dinamismo sottolinea il potenziale del Mercosur nel superare le sfide globali e nel rafforzare l’integrazione economica.
L’evoluzione istituzionale del Mercosur: pilastri e strutture decisionali
La struttura organizzativa del Mercosur si fonda su un sistema decisionale intergovernativo, formalizzato nel Protocollo di Ouro Preto del 1994, che attribuisce a vari organi chiave il compito di gestire e orientare l’integrazione regionale. Il Consiglio del Mercato Comune (CMC), quale principale organo decisionale, definisce le politiche generali, mentre il Gruppo del Mercato Comune (GMC) si occupa del coordinamento operativo quotidiano. La Commissione di Commercio (CCM) invece, supervisiona le politiche commerciali comuni, garantendone l’allineamento agli obiettivi di crescita e cooperazione.
L’evoluzione del Mercosur ha visto l’introduzione di strumenti normativi e istituzionali che hanno ampliato il suo raggio d’azione e il suo impatto. Il Protocollo di Ushuaia del 1998 ha sancito la democrazia come prerequisito fondamentale per l’adesione al blocco, mentre il Protocollo di Olivos del 2002 ha creato il quadro giuridico per la risoluzione delle controversie, culminando nella creazione del Tribunale Permanente di Revisione nel 2003. A sostegno di queste strutture, il Fondo per la Convergenza Strutturale (FOCEM), istituito nel 2005, rappresenta un impegno concreto per ridurre le disuguaglianze economiche tra gli Stati membri, promuovendo un’integrazione che sia vantaggiosa per tutti. Parallelamente, organi come il Parlamento del Mercato Comune (PARLASUR) e l’Istituto delle Politiche Pubbliche sui Diritti Umani (IPPDH) hanno rafforzato l’aspetto politico e sociale dell’organizzazione, con un’attenzione particolare ai diritti umani. Più recentemente, il Protocollo del 2017, mirato a favorire la cooperazione sugli investimenti, testimonia la crescente maturità del processo di integrazione. Questo sviluppo riflette un approccio che, abbraccia una dimensione politica e sociale sempre più rilevante.
Resistenze politiche nell’Unione Europea e nel Mercosur prima del 6 dicembre 2024
Tornando all’Accordo con l’UE, nonostante questo prometta vantaggi economici significativi, le resistenze politiche all’interno di alcuni paesi membri dell’Unione Europea potrebbero rallentarne notevolmente il processo di ratifica. Paesi come la Francia hanno sollevato forti preoccupazioni, accompagnate da numerose proteste, per il possibile impatto negativo sul settore agricolo europeo, in particolare nei comparti della carne e dei prodotti agricoli sensibili. Tra i principali punti di contesa, figura la quota di carne bovina: 99.000 tonnellate di carne soggette a una tariffa fissa del 7,5%, oltre a 60.000 tonnellate di un altro tipo di carne bovina e 180.000 tonnellate di carne avicola esenti da dazi doganali. La Francia, storicamente attenta alla protezione del proprio settore agricolo, ha evidenziato le problematiche ambientali legate all’intensificazione della produzione agricola nei Paesi del Mercosur, specialmente in Brasile, dove le politiche di deforestazione continuano a destare crescente preoccupazione in Europa. A queste criticità si aggiunge il timore che l’accordo possa abbassare gli standard ambientali e sociali per attrarre investimenti, una preoccupazione condivisa da gruppi di ecologisti e sindacali, soprattutto in relazione a pratiche agricole poco sostenibili.All’internodel Mercosur, emergono ulteriori tensioni. Paesi come l’Argentina e il Brasile hanno manifestato divergenze su come distribuire equamente i benefici economici dell’accordo, specialmente in riferimento alla protezione di settori sensibili come l’agricoltura. Le riserve hanno riguardato la capacità di alcuni Paesi di implementare gli impegni di sostenibilità ambientale regolamentati. La Bolivia, in fase di adesione, ha espresso timori che alcune politiche possano danneggiare le piccole economie nazionali, sollevando timori legati alla sovranità economica. Queste divergenze politiche, diffuse su entrambe le sponde del blocco, mettono in luce il ruolo relativamente marginale del Mercosur nel commercio extra-UE, rappresentando solo il 2% degli scambi totali dell’Europa, secondo un’elaborazione ISPI basata sui dati Eurostat del 2023, a fronte del 16.8% con gli Stati Uniti, del 14,6% con la Cina, del 10.1 % dell’EFTA e del 5% con l’ASEAN. Tuttavia, l’accordo offre significativi benefici sul piano della cooperazione internazionale e del rafforzamento dei legami commerciali strategici, consolidando la rilevanza politica del partenariato.
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