Vetrine spente e sporche: «Ora un tavolo con tutti»

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CREMONA – Si torna a parlare di desertificazione commerciale del centro storico. Negli ultimi 10 anni, il 30% delle attività cremonesi ha alzato bandiera bianca, abbassando la saracinesca. Ne soffre il mercato, ma anche il volto di una città in cui sempre più luci si spengono per sempre. La consigliera Maria Vittoria Ceraso invoca un intervento strategico, presentando due interrogazioni e un ordine del giorno per fare il punto sul problema.

Anche dal punto del decoro: «Le vetrine sfitte e i negozi chiusi creano un senso di vuoto e aumentano la percezione di desertificazione, indebolendo in particolare l’attrattività del centro storico come luogo di socializzazione, ritrovo e svago, rendendo meno gradevole l’esperienza dello shopping e del vivere il cuore cittadino. Tutto ciò aggravato dal fatto che in molti casi le vetrine sono sporche e non oscurate in maniera decorosa». Senza contare che lo spazio fra la serranda chiusa e la vetrina «diventa ricettacolo di sporcizia e rifiuti vari».

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Maria Vittoria Ceraso

«Se ci mettessimo tutti a un tavolo insieme alle associazioni di categoria e al comune – commenta Stefano Anceschi, Confcommercio – potremmo ideare qualche soluzione. Negli anni si è già tentato di farlo, ma i risultati non sono stati degni di nota. Uno dei nostri progetti futuri, detto ‘Cities’, va proprio in questa direzione: tra le varie linee guida c’è il tentativo di rianimare le vetrine degli sfitti». Sulle cause del fenomeno, poi, molto si potrebbe dire. «Da un lato — spiega Anceschi — gli imprenditori annaspano, per lo più per il costo degli affitti e per il prezzo dell’energia; dall’altro i proprietari degli immobili hanno le mani legate».

Confcommercio aveva già osservato che, tra il 2012 e il 2022, gli esercizi del centro storico sono passati da 404 a 314 (-22%). Per i dati più recenti, si attende il report di febbraio. «Le chiusure probabilmente sono più delle aperture – afferma Anceschi –. Cerchiamo strategie a livello nazionale, ma forse abbiamo possibilità di agire anche sul locale». E secondo Marco Stanga, vicepresidente Confcommercio, sarebbe la difficile accessibilità del centro storico a strozzare le botteghe. «Finché la città avrà un piano mobilità vecchio di 10 anni e i parcheggi costeranno 1 euro e 80 all’ora, sarà difficile reggere. Al di là del costo dell’affitto e dell’energia, il vero problema è il flusso, che è troppo basso per sostenere attività nuove. È logico, a questo punto, che l’imprenditore preferisca investire nei centri commerciali».

Il nodo, tuttavia, non sarebbe solo cremonese: «Le città lombarde condividono questa sorte — spiega Stanga — e lo dimostra il fatto che a Milano il sindaco Sala abbia aumentato la zona C. Tutti i centri storici hanno promosso una politica di Ztl, giusta in principio, che non è stata gestita razionalmente: mancano le strutture, fuori dalle aree pedonali, per permettere un accesso facilitato ai centri storici. Sono tanti anni che ne parliamo. Speriamo di incontrare l’amministratore nuova e mettere la parola fine a questa impasse».

Dal canto suo Ceraso si appella al Regolamento Viario della Qualità Urbana del Comune, in base al quale «è obbligo per i negozi non utilizzati per un periodo continuativo superiore a 60 giorni (…), mantenere pulite e in ordine le vetrine. In caso contrario è obbligo oscurare l’interno del negozio mediante apposizione di teli o vetrofanie raffiguranti immagini e/o simboli tipici della nostra città». Non tutti, però, sembrano seguire le regole. L’amministrazione, dunque, è chiamata a risponderne: «Con quale modalità — domanda Ceraso — l’amministrazione ha esercitato dal 2018 un’azione di controllo delle vetrine delle attività commerciali non attive in ottemperanza a quanto stabilito dal Regolamento Viario della Qualità Urbana?» Si tratterebbe, inoltre, di intraprendere «una prima fase di carattere preventivo ed informativo, volta ad individuare le vetrine trascurate ed i proprietari dei relativi locali».

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Stefano Anceschi

Risolvere il problema, poi, è un altro discorso. Nell’odg depositato contestualmente da Ceraso vengono illustrate alcune proposte per gestire la desertificazione del centro: realizzare un database georeferenziato, mappando le attività economiche urbane; attivare un’indagine conoscitiva per individuare le vetrine sfitte, collaborando con le agenzie immobiliari, per facilitare l’incontro tra domanda e offerta; applicare – nei limiti del possibile – agevolazioni fiscali sulle imposte comunali per chi decide di affittare immobili sfitti; prevedere azioni di supporto, attivando anche un tavolo di lavoro per la rivitalizzazione graduale delle vie del centro. Nella seconda interrogazione, poi, Ceraso mette in tavola il tema della tassa di soggiorno, pensata per essere reinvestita dal Comune in interventi che favoriscano il turismo.





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