A Melissano il Comitato per la sicurezza in “trasferta”. Persino vescovo e don Antonio Coluccia in consiglio comunale contro la criminalità

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MELISSANO – Probabilmente, un unicum nella storia amministrativa locale: la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in “trasferta” e, subito dopo, un consiglio comunale monotematico, persino con la presenza del vescovo di Nardò-Gallipoli, monsignor Fernando Filograna.  E una promessa che aleggia nell’aria: quella dell’apertura di uno sportello antiracket sul territorio. Quello di ieri ha costituito, per Melissano, un momento iconico. A seguito dei fatti di cronaca che hanno scosso la comunità – col sindaco come protagonista che, con la sua denuncia, ha messo fine a una serie di presunti episodi estorsivi con l’aggravante del metodo mafioso – si è posto il problema di come passare al “Piano B”.

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Così, se il sindaco melissanese Alessandro Conte aveva percorso 50 chilometri in estate per recarsi in prefettura e denunciare le minacce e le richieste ricevute, ora è stata la prefettura a recarsi da lui. Già nei giorni successivi all’arresto del presunto estorsore, il numero uno di via XXV Luglio aveva infatti raggiunto la cittadina assieme al questore, al comandante provinciale dell’Arme e a quello della guardia di finanza, per una passeggiata nelle vie del paese e delle soste nei bar per sottolineare la presenza dello Stato. Poi si è voluto andare ancora più a fondo della questione, sondando le possibili strade per un ripristino della legalità in un’area che, come hanno sottolineato i vari partecipanti agli appuntamenti di ieri, sembra aver riavvolto i nastri della storia, riproiettandoci nella efferatezza e nella aggressività degli anni Ottanta e Novanta. Non a caso, il riferimento è andato inevitabilmente all’omicidio nel 2018 del giovane Francesco Fasano incappato, come è facile che accada quando si è molto giovani, nel suggestivo e illusorio mondo dello spaccio di droga. Nel pomeriggio di ieri don Antonio Coluccia – che da anni si batte nella capitale per strappare i ragazzi dal quel mondo, a suon di attentati e raid incendiari – ha voluto recarsi a piedi sul luogo in cui Francesco fu assassinato, con modalità rivolte neppure alle bestie, durante la più tradizionale delle lotte per le piazze dello spaccio.

Il coraggio del sindaco

Poi è accaduto che questa cittadina, con gravi problemi legati allo spaccio di droga (diciamolo con onestà), a dicembre è stata scossa da una apparente notizia di cronaca. Un arresto che sembrava ordinario, uno dei tanti. Se non fosse che a dare l’input all’attività investigativa del Nucleo investigativo dei carabinieri sia stato il coraggio di un primo cittadino. Che di tutto ha parlato, durante il consiglio comunale di ieri, fuorché di coraggio. Giacché ha invece ribadito di non essere stato un “cuor di leone”, ma di aver avuto paura. Tanta davanti alle minacce perché anche lui, come il resto dei commercianti vittime del racket che gli avevano chiesto aiuto, ha dei figli e dunque qualcosa di prezioso da perdere. Però quel timore non gli ha impedito di chiedere aiuto alle autorità. Così si è presentato al comando provinciale dell’Arma e chiesto un incontro urgente con il prefetto Natalino Manno, presente ieri in municipio assieme al questore Massimo Vincenzo Modeo e ai comandanti di Arma e fiamme gialle: i colonnelli Donato D’Amato e Stefano Ciotti. “La paura però a un certo punto non ha senso. Va spiegato a chiunque, anche ai più giovani, che il pane è nelle spine: ha un fascino enorme guadagnare con il sudore della propria fronte”, ha dichiarato il sindaco Conte, guardando i volti dei consiglieri di maggioranza e di quelli di minoranza, così come della “sindaca baby”, Veronica Endemione.

Il video: parlano il prefetto, il sindaco e il sacerdote antimafia

Ringraziando anche i comandanti delle compagnie dell’Arma di Casarano, di quella delle fiamme gialle di Gallipoli e della tenenza di Casarano, così come della caserma melissanese, il prefetto Manno ha promesso di “rompere le scatole” sulle piazze dello spaccio, con maggiori controlli, così come imposto da direttive ministeriali. Alla comunità di Melissano, ha rimarcato, sono inoltre destinati i fondi di solidarietà stanziati per episodi simili e che saranno impiegati per implementare l’installazione di videocamere di sorveglianza. La stessa Provincia nella persona del presidente Stefano Minerva e   la Regione Puglia, presente “da remoto” con il portavoce dell’assessora al Welfare Viviana Matrangola, hanno sostenuto l’idea del prefetto circa la necessità di corsi di formazione nelle scuole di Melissano, così come dell’intero territorio.

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Nella sala consiliare, raggiunta dai componenti di diverse associazioni fra cui Libera contro le mafie e la neonata intitolata ad Angelica Pirtoli, hanno preso la parola il vicepresidente dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (il sindaco di Miggiano Michele Sperti) e i due parlamentari di Fratelli d’Italia Antonio Gabellone e Saverio Congedo. Quest’ultimo, membro della Commissione parlamentare antimafia, non ha nascosto un certo scetticismo sulla presenza della mafia in questa terra. “Quella di oggi non è la stessa degli anni novanta. Bisogna riconoscere che non è quella della Strage della Grottella, o della bomba al tribunale, o dell’attentato sul treno Lecce-Milano”. Più fragoroso e meno precauzionale, invece, l’intervento di don Antonio Coluccia, sacerdote da anni sotto scorta per la sua lotta nelle strade della capitale, dove quotidianamente cerca di strappare allo spaccio i giovani dei quartieri popolari. “Segnali forti in questa comunità ve ne erano già. Le organizzazioni criminali vivono col disimpegno di coloro che hanno scelto di tacere. Oggi la droga investe nei lidi, sulle attività commerciali, aprendo rivendite di auto: più che di cultura della legalità, parlerei più di giustizia sociale”.

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