L’ultimo Harmony Korine: dove si trova il futuro del cinema

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Ne ha fatta di strada Harmony Korine. Sul web sono reperibili diversi contributi fotografici che lo ritraggono, ai tempi diciannovenne, sul set di Kids (1995), film scandalo di Larry Clark per cui ha scritto la sceneggiatura, insieme alla sua ragazza – una certa Chloë Sevigny. Oppure proliferano filmati in cui lo si vede sulla poltrona del Late Show di turno a disquisire insieme al conduttore: dà risposte vaghe e fa il simpatico. Non si capisce se sia timido o se invece si mascheri come tale andando, con dei giri da maestro, a prendersi gioco di tutto e di tutti.

Ma, d’altronde, Korine è tutt’oggi una personalità peculiare. Il tipo di persona che incensa il discusso streamer americano IShowSpeed definendolo il nuovo Tarkovskij, che instaura collaborazioni trasversali con alcuni dei marchi di moda più importanti al mondo o con Travis Scott, rapper/trapper che, attualmente, sulla nota piattaforma di streaming musicale Spotify è il ventitreesimo artista più ascoltato. 

Progetti e discorsi che sono scaturiti da o si sono integrati in – una riflessione sulla sua concezione di cinema. Essa infatti, sin da Gummo, si è sempre caratterizzata per una nota propensione alla provocazione visiva e concettuale che, nel 2023, ha raggiunto il suo culmine attraverso l’uscita del film Aggro Dr1ft, presumibile punto di non ritorno, conseguenza di una radicale constatazione: le forme tradizionali del cinema stanno morendo, non hanno più nulla da offrire.

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Prima della rivoluzione

Un punto di non ritorno per Korine ma forse, in un certo senso, anche per il cinema stesso. Se si guarda all’evoluzione dell’opera del regista americano era forse inevitabile che prima o poi quest’ultimo si facesse eccentrico profeta di una contemporanea apocalisse cinematografica. 

Del resto quasi ogni film di Korine fa i conti con una sorta di apocalisse. Gummo racconta della vita disagiata degli abitanti di Xenia, cittadina colpita da un tornado; Julien Donkey-boy narra il malessere di una famiglia americana estremamente disfunzionale; Spring Breakers mostra la falsità di un sogno americano ammaliante, pop e seducente ma che in realtà porta con sé una profonda valenza oscura e nichilista – allegoria universale di tutta quanta una società del consumo. 

C’era una volta l’arte dominante

Ma cosa hanno di diverso Aggro Dr1ft o il più recente Baby Invasion? Perché rappresentano una sorta di punto di non-ritorno? Il film del 2023 costituisce il primo tentativo che Korine offre alla piazza per continuare a far vivere il cinema. Ma come? Uccidendo il cinema stesso, abbandonando le forme tradizionali, tutto ciò che contribuisce a rendere il cinema classico. Questo perché, secondo il regista, ormai i film hanno perso il loro primato indiscusso, un primato che rendeva la settima arte – soprattutto per buona parte del 900 – l’arte dominante, punto di convergenza di altre forme di espressione. Detto questo, prima di arrivare ad Aggro Dr1ft e Baby Invasion, è forse opportuno fornire ancora un po’ di contorno.

L’inizio della fine è da riscontrare probabilmente negli anni 2000, quando si è iniziato ad avere a che fare con l’esplicita manifestazione di un nuovo e prolifico paesaggio mediale che, nonostante tutto, il cinema è riuscito ad addomesticare mutuando il tutto nel proprio corpo e linguaggio. Negli anni a seguire però queste nuove forme di comunicazione si sono evolute e, nella loro eterogeneità, hanno tratto sempre più spunto dal cinema acquisendo a loro volta una loro linguistica.

Questi media oggi godono di una coscienza di sé infinitamente maggiore rispetto ai primi anni 2000, e riescono così, secondo Korine, ad attrarre quelle menti promettenti che, un tempo, si sarebbero dedicate al cinema. 

What’s happening in Hollywood — and you’re starting to see Hollywood, I think, crumble creatively — is that they’re losing a lot of the most talented and creative minds to gaming and to streamers.

Un nuovo tipo di cinema

harmony korine

Queste sono state alcune delle parole di Harmony Korine a Venezia 2024 in occasione della proiezione del suo ultimo film, Baby Invasion, prodotto dalla poliedrica azienda EDGLRD di cui è fondatore. Ed è interessante ascoltarlo perché il suo discorso, definibile come drastico o esagerato da alcuni, è comunque la base teorica di un’esperienza filmica che, effettivamente, non si trova da altre parti. Il segreto è guardare a quei media, a quelle tecnologie che un tempo erano ancora acerbe e imparare da loro, far convergere il tutto in un’opera artistica che si potrebbe definire post-cinema o addirittura non-cinema. 

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Si tratta di attingere da ogni cosa, dalla moda, dalla musica, dai videogiochi, dalle live streaming, dall’intelligenza artificiale, dalla realtà aumentata; insomma, tutto ciò che intrattenimento, arte e tecnologia hanno da offrire. Ma è un’impresa più facile a dirsi che a farsi. Questi sono elementi che hanno acquisito una loro complessità; che, prima di divenire strumenti per la produzione di un prodotto da loro derivato, chiedono a loro volta di essere compresi. 

EDGLRD, Aggro Dr1ft e Baby Invasion

Stabilire se Korine e la sua EDGLRD riescano a calarsi con successo nei panni di rivoluzionari salvatori della patria è sicuramente un argomento su cui si può dibattere, ora più che mai. Ci ritroviamo con l’enfant terrible ormai cresciuto, che ha deciso definitivamente di stazionarsi sul filo del rasoio in un ruolo oscillante tra genio assoluto e ciarlatano in crisi di mezz’età; la strada intrapresa con EDGLRD ne è la prova lampante.

Ecco allora arrivare Aggro Dr1ft prima e Baby Invasion poi. Due film che puntano più che altro sull’offerta allo spettatore di un’esperienza sensoriale, abrasiva, stroboscopica e psichedelica. L’uno attraverso un girato interamente in infrarossi che mischia riprese dal vero a modelli costruiti con IA, l’altro andando a simulare la schermata visiva di un videogioco in prima persona. La narrazione in entrambi i casi è secondaria. Si vive principalmente di suoni e immagini, di strutture non convenzionali che vertono su una sperimentazione che incarna ciò che Korine ha tentato di spiegare a Venezia 2024.

In ambedue gli esempi domina è un’ispirazione che guarda principalmente verso l’industria videoludica e al modo in cui questi prodotti vivano una propria ricorsività di fruizione. Sia Aggro Dr1ft che Baby Invasion, sono film che puntano anche sul loro valore di “rigiocabilità”: il lungometraggio del 2023 è stato concepito per non essere trasmesso solamente nei cinema, ma anche all’interno di feste, party e addirittura strip-club. Quello più recente ha invece nei suoi programmi l’opportunità di rendere disponibili più punti di vista/soggettive attraverso supporti esterni al mezzo filmico. Ciò darebbe l’opportunità di vedere lo stesso lungometraggio ma da altre angolazioni e su altri dispositivi.

Mania, delirio o colpo di genio

È quindi arrivata l’era del post-cinema? Quanto è credibile Korine? In che misura i suoi ultimi film riescono a imporsi effettivamente come un’evoluzione del mezzo cinematografico? Sono molti i detrattori del regista californiano, così come sono molti i suoi seguaci che guardano alla sua opera quasi con religiosa venerazione. Sostanzialmente il tempo è passato ma la situazione non è poi così diversa da quando Korine se ne stava sul divanetto di David Letterman. L’atteggiamento è pressoché immutato, i sigari che si porta appresso sono gli stessi, così come lo spirito polemico che i suoi film suscitano.

Se sia un genio o un folle è un mistero. Sta di fatto che di autori che spingono così tanto lontano la loro creatività non ce ne sono molti. Harmony Korine è uno di quelli. O lo si segue o lo si detesta, ma va bene così. Soprattutto se tutto ciò è propedeutico a un discorso che si interroga sulle sorti del cinema, che cerca di porsi come elemento attivo nella ricerca di orizzonti nuovi che vogliono donare sfaccettature più fresche alla settima arte.

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Alcuni potrebbero obiettare anche questo, che Korine non stia facendo nulla di nuovo semplicemente perché il cinema sperimentale è sempre esistito sin da Maya Deren, Man Ray, Andy Warhol, Stan Brakhage, Jonas Mekas, Chantal Akerman, Michael Snow e molti altri. Quindi, in questo caso, dov’è che finisce la storicizzata etichetta avanguardistica e inizia quella post-cinematografica?

Superare il cinema

È innegabile però che la contemporaneità, ora come ora, sia di fronte a una saturazione di immagini, a una proliferazione di stimoli continua e incessante senza precedenti. Prendere coscienza di questa eterogeneità, di questa frammentarietà percettiva suscitata dall’attuale progresso tecnologico, è la chiave di volta che Korine suggerisce di cogliere. Come detto in precedenza, riuscire ad arrivare a un tale livello di padronanza di ciò che il panorama mediale ha da offrire è arduo, ma, forse, vale la pena tentare di azzardare con l’atto creativo il superamento non solo della nozione di genere sperimentale ma dello stesso concetto di cinema.

How do you take the whole idea of entertainment, of live-action gaming, and create something new? The obsession here is that there’s something else after where we’ve been—that one thing is dying, and something new is being born right now.





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