Ddl sicurezza e “scudo penale”, un vertice non basta

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Un vertice a Palazzo Chigi per discutere, come previsto, delle correzioni da apportare necessariamente al Ddl Sicurezza e di un provvedimento che contenga norme a tutela delle forze dell’ordine indagate (il cosiddetto “scudo penale” su cui stanno lavorando i tecnici del ministero di Giustizia), finisce con Lega e Fratelli d’Italia che si scontrano a colpi di agenzie di stampa. Da un lato si fa sapere che il provvedimento correrà veloce verso una terza lettura alla Camera con pochi emendamenti presentati dal governo, molto probabilmente in Aula al Senato e non nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia dove anche ieri sera è ripreso l’esame, «senza snaturare il testo». A stretto giro, fonti del gruppo Lega Senato ribattono che il ddl Sicurezza va bene così com’è, va approvato subito – checché ne dica il capo dello Stato Sergio Mattarella -, ma se proprio Fratelli d’Italia e Forza Italia ritengono di dover «riaprire» il capitolo, allora sono «pronte» ulteriori proposte del Carroccio «per rafforzare il sostegno alle forze dell’ordine e per la sicurezza dei cittadini».

CONVOCATA dal sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano (come dire Giorgia Meloni in persona), alla riunione hanno partecipato i ministri Carlo Nordio (Giustizia), Matteo Piantedosi (Interno) con il sottosegretario Nicola Molteni, e Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento). Presenti anche i presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, Alberto Balboni (Fd’I) e Giulia Bongiorno (Lega), e i capigruppo in Senato, il leghista Massimiliano Romeo e il forzista Maurizio Gasparri. Il quale ha riferito di «toni e attenzioni diverse» nella maggioranza di governo riguardo al tema della sicurezza, «ma ciò che conta è varare un provvedimento che sta da quasi un anno alla Camera e da più di 4 mesi al Senato».

LA NECESSITÀ di correggere il testo è dettata dalle perplessità del Colle su alcune norme dall’evidente sapore di incostituzionalità, come il divieto di vendere schede Sim ai migranti senza permesso di soggiorno e l’abolizione del differimento obbligatorio della pena in carcere per le detenute madri, passaggi già citati dal ministro Ciriani quando preannunciò la terza lettura alla Camera. Ci sono però altri punti deboli segnalati dal Quirinale, come le aggravanti che superano le attenuanti in caso di violenza minaccia o resistenza a pubblico ufficiale, il nuovo reato di rivolta in carcere commesso anche tramite resistenza passiva, e l’aumento di pene per chi protesta contro opere strategiche. Nel maxi emendamento che potrebbe arrivare in Aula il governo potrebbe però cogliere l’occasione per correggere anche l’errore (diventato un boomerang) di aver messo a rischio l’intera filiera industriale della canapa con il solo scopo di impedire la vendita di cannabis light.

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LA LEGA PERÒ insiste per portare a casa anche almeno qualcuna delle sue norme-bandiera con le quali spera di accreditarsi come partito di riferimento delle divise. Una sfida a cui partecipa tutta la maggioranza: «Ogni giorno – afferma Gasparri – le Forze dell’ordine devono subire attacchi fisici, politici, deformazioni informative. Vogliamo dare loro un sostegno normativo, e quindi la tempistica diventa fondamentale». La questione all’ordine del giorno è come si realizza questo sostegno e che forma avrà la norma: «Meglio sarebbe – precisa il presidente dei senatori di FI -la discussione su un ddl, che è più ariosa. A patto però che non sia vittima dell’ostruzionismo». Altrimenti, preannuncia, ci «sono provvedimenti legislativi più snelli, come il decreto legge».

SE IL PACCHETTO Sicurezza, con la sua sfilza di nuovi reati e nuove aggravanti, o questi pseudo “scudi penali” di cui discute la maggioranza possano produrre un impatto negativo sul sistema penale, non è preoccupazione che attanaglia le destre. E invece, come ha sottolineato ieri il neo eletto presidente della Consulta Giovanni Amoroso, «quello del sovraffollamento delle carceri è un problema grave» su cui vigila la Corte costituzionale «con dei moniti per la soluzione dei problemi ai quali non può porre rimedio», pur tenendo presente il principio della «leale collaborazione» tra le istituzioni. D’altronde, ha spiegato parlando delle sentenze di incostituzionalità che l’anno scorso sono state la metà di quelle pronunciate, «la Corte è attrezzata per fare il controllo di costituzionalità anche di leggi che per ipotesi dovessero contenere plurimi reati». È il caso del Ddl Sicurezza, appunto.



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