Già scarcerato il comandante libico arrestato a Torino per crimini di guerra: un errore procedurale

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Arrestato a Torino per crimini di guerra, il comandante libico Osama Najeem è stato scarcerato poche ore dopo. Amnesty International denuncia l’impunità e chiede il rispetto dei mandati internazionali per i crimini contro l’umanità.


Arresto e scarcerazione di Osama Najeem

Arrestato per ordine del Tribunale Penale Internazionale per crimini di guerra e scarcerato dopo poche ore. È già in volo per Tripoli il comandante libico Najeem Osama Almasri Hoabish, arrestato domenica scorsa a Torino in esecuzione di un mandato della Corte dell’Aia. Il suo arresto, infatti, non è stato convalidato a Roma e l’uomo che la Cpi insegue da anni è stato liberato.

Njeem, quando è stato arrestato a Torino, era in compagnia di altre persone che sono state subito espulse. Si trovava in un albergo a Torino, in piazza Massaua, ed era arrivato nel capoluogo piemontese per assistere a una partita di calcio. La Digos, venuta a conoscenza della sua presenza a Torino, ha effettuato l’arresto secondo quanto richiesto dal tribunale dell’Aia.

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Le ragioni della mancata convalida

Poche ore dopo il torturatore di Mitiga era già in volo verso Tripoli dopo la mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’Appello di Roma. Secondo le prime ricostruzioni la mancata convalida dell’arresto sarebbe stata provocata da un errore procedurale. Il mandato d’arresto era stato spiccato la mattina del 18 gennaio, lo stesso giorno dell’arresto del comandante. Ma per questo genere di arresti è necessaria l’interlocuzione con il ministero e la Corte d’Appello di Roma, interlocuzione che sarebbe mancata.

Dopo l’arresto di Torino, infatti, gli atti sono stati inviati al minitro Nordio che, ricevuta la documentazione, non ha fatto pervenire alcuna richiesta formale alla Corte d’Appello. Di qui la decisione dei magistrati: scarcerazione immediata.


Il ruolo di Najeem e le accuse

Almasri era il capo della polizia giudiziaria libica ed è anche indicato da più fonti investigative come il responsabile della prigione di Mitiga (Tripoli), che ospita oppositori politici e terroristi dello Stato Islamico, dove i detenuti venivano sottoposti a terribili torture.

Nel 2021 è stato nominato direttore dell’Istituto di riforma e riabilitazione della polizia giudiziaria di Tripoli, sotto il ministero della giustizia, e in questo ruolo ha supervisionato le prigioni, tra cui quelle di Mitiga, Jdeida, Ruwaimi e Ain Zara, formalmente sotto il controllo della polizia giudiziaria.

Dal 2016, ha diretto il reparto della polizia giudiziaria della prigione di Mitiga. Njeem è membro di lunga data della milizia Apparato di deterrenza per il contrasto al terrorismo e al crimine organizzato (Dacto).


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I crimini documentati e la posizione di Amnesty

«L’arresto di Osama Njeem deve essere un’opportunità per porre fine al ciclo di impunità e delle violazioni dei diritti umani delle milizie libiche», aveva commentato Amnesty International, secondo cui l’Italia «deve adempiere al proprio obbligo fondamentale di arrestare tempestivamente e consegnare alla Corte Penale Internazionale (Cpi) tutte le persone con mandati di arresto emessi dalla stessa, incluso Osama Njeem».

Amnesty International ha documentato «a lungo le terribili violazioni commesse con totale impunità nella prigione di Mitiga a Tripoli, sotto il controllo di Dacto. Queste includono torture e maltrattamenti, uccisioni illegali, sparizioni forzate e altri crimini previsti dal diritto internazionale, oltre a gravi violazioni dei diritti umani».

Nell’agosto 2023, Dacto ha partecipato a scontri tra le milizie a Tripoli, utilizzando armi esplosive con effetti su larga scala. Questi scontri hanno causato almeno 45 morti e oltre 164 feriti, tra cui vittime civili.

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L’affondo delle opposizioni

La restituzione di Almasri alla Libia ha provocato la dura reazione delle opposizioni. Nicola Fratoianni di Av ha sottolineato come «la giustizia deve fare il suo corso nei confronti di un trafficante di essere umani». E Arturo Scotto del Pd ha dichiarato: «Parliamo di uno dei capi della mafia libica. L’Italia aderisce alla Cpi e dunque deve essere conseguente con i trattati internazionali».



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