Il carnefice libico libero per un cavillo, Al-Masri è già a Tripoli. L’Italia sotto accusa

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Diventa un caso internazionale la liberazione di Njeem Osama Elmasry Habish, numero uno della polizia giudiziaria libica, conosciuto come ‘Almasri’ – e soprattutto noto come torturatore dei migranti, capo del famigerato carcere di Mitiga dove aveva instaurato un regime del terrore e compiva abusi sistematici sui diseredati arrivati in Libia nella speranza di mettere piede in Europa.

Arrestato domenica a Torino su mandato di arresto della Corte penale internazionale, l’Italia l’ha lasciato andare – a quanto pare per un vizio di forma: la mancata comunicazione preliminare al ministero.

Le opposizioni chiedono chiarimenti e vogliono risposte dal guardasigilli Carlo Nordio. Un errore procedurale avrebbe portato la Corte di Appello di Roma a disporre con ordinanza l’immediata scarcerazione dell’uomo. Ma non basta. Dopo che il ministro dell’Interno Piantedosi aveva ordinato l’espulsione per le persone che erano con il carnefice di Mitiga non inseguiti da alcun mandato, Almasri è ricaduto sotto la stessa decisione del Viminale e quindi è volato serenamente a Tripoli. Nessuna reazione per ora da parte dei ministri Nordio e Piantedosi e della maggioranza. 

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La vicenda si inserisce peraltro nella lunga polemica sui rapporti tra governo italiano e “autorità libiche” – un sistema che secondo analisti internazionali e Ong prevede un flusso di denaro e risorse dall’Italia e dall’Europa in cambio del fermo violento di migranti e profughi, gestito da milizie armate senza scrupoli.

 

Carlo Nordio – Ministro della Giustizia (Ansa)

La precedente valutazione di Nordio

Prima della scarcerazione di Almasri il ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva fatto sapere che stava valutando l’invio degli atti alla procura generale di Roma: “È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell’articolo 4 della legge 237 del 2012”.

Una nota che aveva scatenato l’immediata reazione di Alleanza Verdi e Sinistra: “Per la verità siamo sorpresi dalle parole ‘sta valutando’”. “Secondo la legge ‘il ministro della Giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la corte d’appello di Roma perché vi dia esecuzione,(…)’. Insomma, in ogni caso doveva dare corso all’arresto”. 

Fratoianni proseguiva chiedendo al ministero della Giustizia di escludere “ogni possibile dubbio sul fatto che la giustizia faccia il suo corso nei confronti di un trafficante di esseri umani”.

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Ma così non è stato. 

 

Nicola Fratoianni, Avs

Nicola Fratoianni, Avs (Local Team)

La scarcerazione e le polemiche

Alla notizia della scarcerazione del criminale libico sono state immediate le proteste. Matteo Renzi su X chiede se ci sia sotto qualcosa: “La vicenda della scarcerazione è gravissima. Chiederemo conto al ministro Nordio in aula di questa scelta che a noi sembra assurda. Cosa c’è sotto?”.

 

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Per Riccardo Magi di +Europa il Ministro Nordio deve venire immediatamente in aula: “È gravissimo che il comandante della polizia giudiziaria libica Najeem Osema Almasri Habish, arrestato domenica scorsa a Torino, sia stato rilasciato e rinviato in Libia, nonostante ci sia un mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Presentiamo una interrogazione urgente al ministro Nordio affinché venga a riferire in aula già nelle prossime ore”. 

“Giorgia Meloni voleva inseguire i trafficanti di esseri umani in tutto il globo terracqueo, ne era stato arrestato uno libico in Italia e invece di dare seguito alle richieste della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra e contro la dignità umana, lo hanno rimandato impunito in Libia. Il governo chiarisca immediatamente perché Almasri è stato scarcerato e lasciato andare”, dice la segretaria del Pd Elly Schlein.

 

servizio Schlein

servizio Schlein (Elly Schlein, segretaria Pd)

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Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, “Una persona ricercata dalla Corte penale internazionale, il massimo organismo della giustizia internazionale, viene rimandata a casa dallo Stato che con quella Corte aveva l’obbligo di collaborare e che aveva contribuito a fondare ospitando nel 1998 la conferenza istitutiva. È scandaloso”. 

Riccardo Noury, Amnesty International

Riccardo Noury, Amnesty International (Rainews)



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