La Liguria dice no al rigassificatore di Vado: ma non è ancora finita

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Il Consiglio regionale della Liguria ha bocciato il trasferimento a Vado Ligure del rigassificatore di Piombino. Ora politici, movimenti e cittadini attendono le decisioni successive che verranno assunte.

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Il Consiglio regionale della Liguria ha bocciato il trasferimento a Vado Ligure del rigassificatore di Piombino. Ora politici, movimenti e cittadini attendono le decisioni successive che verranno assunte.

A spiegare cosa implica il voto in Consiglio regionale è Monica Giovannini, uno dei portavoce del Comitato “Fermiamo il mostro” che a Vado, insieme ad altri movimenti, associazioni, politici e cittadini, si è battuto contro il trasferimento del rigassificatore.

Monica, in cosa consiste nel merito la decisione adottata e cosa implica?

«Si tratta di un ordine del giorno concordato tra maggioranza e opposizione e votato all’unanimità. In sostanza impegna il presidente e la Giunta a dar corso alle volontà espresse in campagna elettorale, contro il trasferimento del rigassificatore (Italis LNG) da Piombino alla rada tra Savona e Vado Ligure, a 2,8 chilometri dalla spiaggia di Savona (la più lunga della Liguria) e a 4 da Vado Ligure, dove approderebbe la condotta sottomarina per poi proseguire per altri 28 chilometri nell’entroterra fino a Cairo Montenotte. L’ordine del giorno è una mera dichiarazione d’intenti che di fatto non produce alcun effetto amministrativo, ma che ha essenzialmente una valenza politica. La decisione compete ora al governo centrale, che, avvalendosi della disponibilità della precedente maggioranza di centrodestra capitanata dal presidente Giovanni Toti, ha aperto la strada al progetto della Snam per trasferire la nave rigassificatrice davanti a Savona. Toti era stato nominato commissario governativo all’opera, ma è di fatto decaduto in quanto dopo l’arresto per corruzione e il successivo patteggiamento è interdetto dai pubblici uffici».

Che peso hanno avuto le mobilitazioni dei cittadini e dei movimenti in Liguria su questa decisione?

«Un peso enorme, tanto che in campagna elettorale il centrodestra ha ribaltato il proprio atteggiamento, da favorevole a contrario. Non si può negare tuttavia che una parte importante in questo voltafaccia l’abbia giocata l’arresto di Toti, principale artefice politico del progetto, con il sostegno dell’ex sindaca di Vado Ligure Monica Giuliano, che aveva ricevuto dallo stesso Toti un incarico da circa 140 mila euro l’anno. E’ doveroso sottolineare che dagli anni Settanta la provincia di Savona non aveva mai visto manifestazioni di protesta della portata che hanno avuto quelle contro il rigassificatore».

Oltre al Comitato “Fermiamo il mostro”, quali altri gruppi, movimenti o enti locali si sono impegnati per contrastare la decisione di portare il rigassificatore a Vado?

«Il primo a uscire allo scoperto contro il progetto è stato il sindaco di Quiliano, Nicola Isetta. Dopodiché sono nati comitati a Quiliano, Vado Ligure e Savona, fino alla costituzione di un Coordinamento che raggruppa circa 50 sigle, tra associazioni, sindacati, partiti, gruppi spontanei. Nel frattempo il Comune di Savona si è attivato promuovendo una rete di sindaci che si riunisce periodicamente: all’inizio erano cinque, ora sono dodici, cioè tutti i sindaci dei comuni coinvolti dal progetto».

Ora quali saranno i prossimi passi? È possibile che cambino ancora le cose? Restano spiragli che potrebbero capovolgere questa decisione?

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«Quella presa in Consiglio regionale non è una decisione che abbia un effetto pratico e immediato. Al momento detta ancora legge l’ordinanza del commissario governativo e presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che impone il trasferimento da Piombino entro il 2026. Oltretutto il nuovo presidente della Regione Liguria, Marco Bucci, insiste solo sull’aspetto diseconomico del trasferimento, sostenendo che costerebbe 450 milioni, una spesa inutile che ricadrebbe sulle bollette dei cittadini. Ma Bucci non ha mai menzionato altri e forse più importanti aspetti, a cominciare dalla questione ambientale: il rigassificatore di Savona-Vado sarebbe l’unico al mondo così vicino a un’Area marina protetta (Bergeggi) e in pieno Santuario dei cetacei. Senza poi contare tutte le questioni che attengono alla sicurezza, agli espropri di centinaia di servitù e alla programmazione territoriale, sconvolta da questo sciagurato progetto».          

Foto: Comitato “Fermiamo il mostro”           

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