L’immaginario di Donald Trump dopo l’insediamento

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E quindi, i nuovivecchi Stati Uniti sono nati, il 20 gennaio 2025.
La cerimonia di insediamento di Donald Trump sancisce l’affermazione definitiva di questo immaginario, evidentemente condiviso, che è un impasto di elementi antichi e inediti: un impasto che ha fatto di colpo svanire un intero mondo (politico, culturale) democratico praticamente in un colpo solo, quasi come se non fosse mai esistito – con i suoi echi e riverberi obamiani, sfumature di un tempo che fu e che non fa più presa sul presente; certamente, non ha più nulla a che vedere con lo Zeitgeist (rimane da capire come ma quel mondo, in America e qui, sia così tranquillo nel suo torpore).

John Gast, American Progress, 1872, stampa cromolitografica

L’immaginario arcigno di Donald Trump

Zeitgeist che, per quanto inafferrabile e sfuggente, se ci soffermiamo un po’ a guardarlo e considerarlo con calma – al netto delle semplificazioni televisive e mediatiche, così come al netto dei giudizi tagliati con l’accetta e ritagliati unicamente sull’oggi – si presenta come un pochino arcigno. Penso che l’aggettivo giusto sia questo, tutto sommato: arcigno. E non ha a che fare solamente con i toni minacciosi e violenti, del “in America da oggi esistono solo due generi, maschio e femmina” o del “ci riprenderemo il canale di Panama”. Toni molto gravi, questo è sicuro, ma che si inseriscono in una strana atmosfera di revival
L’età dell’oro è appena iniziata”, sostiene il Presidente nuovo che è stato già Presidente: ma che oro è, esattamente? Un oro poco splendente e piuttosto polveroso – l’oro, in definitiva, della corsa all’oro, l’oro del West

L’età dei pionieri e Donald Trump

La mitologia dei pionieri, della Westward Expansion, percorre e attraversa infatti tutto intero il discorso dell’insediamento di Trump: riappare il “destino manifesto” (Manifest Destiny), l’ideologia americana che sembrava morta e sepolta. Come nella seconda metà dell’Ottocento, è ‘ovvio e anche inevitabile’ che gli Stati Uniti debbano espandersi, espandere la loro influenza e il loro modo di vivere: “In America, l’impossibile è ciò che sappiamo fare meglio.  Da New York a Los Angeles, da Philadelphia a Phoenix, da Chicago a Miami, da Houston a Washington, il nostro paese è stato forgiato e costruito da generazioni di patrioti che hanno dato tutto quello che avevano per i nostri diritti e per la nostra libertà. Erano contadini e soldati, cowboy e operai, lavoratori dell’acciaio e minatori, poliziotti e pionieri che si sono spinti in avanti, hanno marciato e non hanno permesso a nessun ostacolo di sconfiggere il loro spirito o il loro orgoglio. Insieme hanno costruito ferrovie, innalzato grattacieli, costruito grandi autostrade, vinto due guerre mondiali, sconfitto il fascismo e il comunismo e trionfato su ogni singola sfida che hanno affrontato”. Ricompare persino William McKinley, presidente dal 1897 al 1901 (quando fu assassinato), grande fautore del protezionismo e vincitore della guerra ispano-americana. 
Notare en passant che “contadini e soldati, cowboy e operailavoratori dell’acciaio e minatori, poliziotti e pionieri” sono evidentemente tutti maschi, e tutti bianchi: la mitologia fondativa di Trump è rigorosamente selettiva, e si basa comodamente a sua volta sulla rimozione di intere parti di storia. Ma non è questo il punto. 

Donald Trump la bandiera americana e il baseball cup repubblicano
Donald Trump la bandiera americana e il baseball cup repubblicano

Trump e gli hillybilly su Marte

Nei mesi scorsi, durante la campagna elettorale, avevamo notato (Cosa c’entra Tolkien con Trump e i tycoon dei socialElezioni americane. J.D.Vance, Trump e il film di Ron Howard | Artribune) come questo immaginario articolato che sostiene e guida il nuovo potere americano fosse così potente anche perché si poggia almeno su altri due pilastri: il mondo e la sottocultura hillbilly, rappresentati dal vice J.D.Vance (il cui vangelo è, per ora, A Hillbilly Elegy), quindi con tutto il senso di rivalsa, rivincita e anche vendetta dei diseredati, white-trash, esclusi da un establishment e (apparentemente) rivalutati e vezzeggiati da un altro establishment; e soprattutto il mondo del futuro. Vale a dire lo spazio, Marte, Musk, la tecnologia avanzata, la comunicazione, l’Intelligenza Artificiale (tutti i tycoon assiepati ieri alle spalle del neopresidente): “E perseguiremo il nostro destino manifesto verso le stelle lanciando astronauti americani per piantare le stelle e le strisce sul pianeta Marte.”
Il futuro, appunto, almeno per come viene concepito e visualizzato oggi, in termini cioè abbastanza rudimentali e semplificati, ma a quanto pare piuttosto efficaci. Anche qui, una serie tv come For All Mankind di AppleTV (2019-2023, 4 stagioni, è in produzione la quinta) ha anticipato negli scorsi anni quelle che potrebbero essere le scene e le immagini a cui assisteremo (compreso l’imprenditore privato che si sostituisce alla NASA nell’esplorazione del pianeta rosso).

For all mankind
For all mankind

Il futuro vecchia maniera secondo Bruce Sterling

Assistiamo allora, nel suo farsi, a una saldatura piuttosto affascinante non tanto tra vecchio e nuovo, ma tra ripetizione e nuovo. Tutto o quasi, in questa presidenza, è all’insegna infatti del “ritorno”: Trump torna alla presidenza dopo quattro anni; Trump stesso è la rievocazione simbolica degli anni Ottanta, considerati l’ultima epoca di prosperità americana, per quanto finzionale (l’AGAIN dello slogan MAGA si riferisce infatti a quel decennio); ritorna l’epopea del selvaggio West e dei pionieri che “hanno-fatto-l’impossibile” (non è la prima volta, in fondo, che questa stessa epopea viene riconfezionata a fini politici); ritorna anche, infine, il futuro, un’idea di futuro che è essa stessa old-fashioned, un “futuro all’antica” come l’avrebbe definito Bruce Sterling, un futuro vecchia-maniera (gli astronauti che piantano la bandiera a stelle e strisce sul suolo di Marte, come una scena già pronta per gli schermi). 
Mentre la nostalgia, dunque, continua a estendere la sua ala anche sul domani, la ripetizione e il ritorno racchiudono un nucleo misterioso e oscuro, un nucleo che continua a sfuggire ai meme, ai fuorionda e agli smartphone

Christian Caliandro

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