“Ricerca e Innovazione ICT in Italia”, cosa dice il Rapporto Anitec-Assinform 

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Il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia “conferma una dinamica di forte crescita, con un valore consolidato, nel 2023, di 674 milioni di euro, registrando un significativo +55% rispetto al 2022”. È la prima fotografia scattata dalla seconda edizione del Rapporto “Ricerca e Innovazione ICT in Italia”, realizzato da Anitec-Assinform in collaborazione con APRE (l’Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea), presentato oggi a Roma.

Il divario tra Pmi e grandi imprese
L’associazione di Confindustria che raggruppa le principali aziende dell’Ict evidenzia nel report quanto le previsioni per il 2024 siano “altrettanto positive, con una stima di crescita del 34,8% che porterà il mercato a toccare i 909 milioni di euro e 1,802 miliardi di euro nel 2027”. Tuttavia, “l’analisi evidenzia profonde disomogeneità strutturali”, in particolare con un divario nell’adozione tra grandi imprese e Pmi. In evidenza, il settore bancario che guida l’adozione dell’IA con investimenti pari a 173,6 milioni di euro, mentre il comparto Telco & Media ha raggiunto i 161,6 milioni di euro. 

“Per accelerare lo sviluppo dell’IA è necessaria una strategia che integri tre elementi chiave”, ha spiegato Massimo Dal Checco, presidente di Anitec-Assinform, “la diffusione di competenze digitali nell’ecosistema formativo, il potenziamento delle infrastrutture di calcolo avanzato e il rafforzamento delle partnership pubblico-private”.

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Nel 2022, 2,5 mld di investimenti in ricerca e innovazione
Il settore Ict in Italia nel 2022 è stato primo in Italia per volume di investimenti nella Ricerca e Sviluppo. Secondo i dati che emergono dalla seconda edizione del Rapporto, la spesa per Ricerca e Sviluppo intra-muros – che comprende sia le spese correnti che quelle in conto capitale – nel settore Ict ha raggiunto, nel 2022, 2,5 miliardi di euro, con una crescita dell’1,5% rispetto al 2021. Quasi la metà di questa somma si è concentrata nel settore del software e dei servizi It, mentre le aziende di produzione di hardware hanno registrato un aumento del 7,1% rispetto all’anno precedente. A ciò va aggiunto che l’84% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore Ict è arrivato da fondi privati. Con 52.000 addetti coinvolti in attività di Ricerca e Innovazione e quasi 19.600 ricercatori a tempo pieno, il settore privato si co

Più investimenti e più collaborazioni pubblico-private
Il Rapporto di Anitec-Assinform sottolinea come l’Italia abbia ricevuto complessivamente 724,1 milioni di euro attraverso il programma Horizon 2020 per progetti di Ricerca e Innovazione ICT e, a fine 2024, 293,2 milioni di euro attraverso Horizon Europe, con un tasso di successo in aumento rispetto al passato, ma ancora inferiore a paesi come Germania e Francia

Nonostante i progressi fatti, l’Italia infatti soffre ancora di un sottodimensionamento rispetto alle maggiori economie europee: la quota di spesa Ricerca e Sviluppo intra-muros nel settore ICT per l’ltalia, è scesa dal 9,5% al 6,7% della spesa complessiva dell’UE27 tra il 2010 e il 2022, il che evidenzia la necessità di incrementare rapidamente gli investimenti.

“Il rapporto mette in luce il dinamismo del settore ICT, ma sottolinea anche la necessità di un intervento strategico per superare le criticità ancora presenti”, ha sottolineato il Vicepresidente con delega alle Tecnologie Abilitanti e di Frontiera di Anitec-Assinform, Claudio Bassoli. “Per valorizzare le potenzialità del nostro Paese, è fondamentale rafforzare gli investimenti, incentivare la collaborazione pubblico-privata e promuovere lo sviluppo di competenze avanzate soprattutto nell’ambito della ricerca applicata ICT, assicurando così un ruolo centrale all’Italia nel panorama tecnologico europeo e globale”.

Le 4 misure da mettere in atto
Cosa fare dunque per rafforzare il ruolo dell’Italia nella Ricerca e Innovazione ICT e migliorare la competitività del paese di fronte alle sfide tecnologiche che si prospettano a livello globale?  Il Rapporto Anitec-Assinform suggerisce 4 misure da adottare:

Più sinergie nella partecipazione ai programmi europei e PNRR. Rafforzare, dunque, la collaborazione pubblico-privata per migliorare la partecipazione ai programmi Horizon Europe e Digital Europe. Promuovere nei progetti di ricerca di frontiera l’utilizzo delle tecnologie abilitanti, come intelligenza artificiale, cybersicurezza e supercalcolo. La seconda misura è aumentare il credito d’imposta per R&I, aumentando aliquote e massimali riconoscendo il credito anche alle filiali delle grandi aziende high-tech e semplificando l’accesso alle agevolazioni fiscali, in modo da favorire sia le grandi imprese che le PMI. Terza misura: un modello a rete per la ricerca applicata ICT. Rilanciare il modello a rete per il trasferimento tecnologico che includa anche la ricerca ICT applicata, per coordinare gli investimenti e favorire la brevettazione. Attualmente, l’Italia è ancora lontana da economie leader come Germania e Francia in termini di produttività brevettuale ICT. Infine, rafforzare il capitale umano. E dunque, potenziare la formazione e l’assunzione di ricercatori ICT, promuovendo dottorati industriali e programmi di formazione avanzata con priorità per la ricerca applicata, per colmare il gap rispetto ad altri paesi europei.

Il dibattito
Un maggior coordinamento per consentire alle nostre imprese di accedere ai finanziamenti Ict dei programmi europei, lo ha auspicato Luca De Angelis, direttore generale per le nuove tecnologie abilitanti del Mimit: “Dobbiamo aiutare le imprese ad avere accesso a questi programmi come Horizon e il Quatum. In più dobbiamo sapere dove l’industria vuole andare”.

Che per il settore Ict ci siano meccanismi complessi in Europa, lo ha sottolineato Marco Falzetti che dirige l’Agenzia per la promozione della Ricerca Europea. Meccanismi, per esempio, come Horizon e Quantum: “Possiamo far meglio per la partecipazione del nostro Paese a questi programmi europei. Dobbiamo facilitare la vita di chi è già attivo e riuscire a far partecipare settori che oggi non partecipano. Dobbiamo pubblicizzare alcuni programmai europei. È necessario un allineamento e un maggiore coordinamento”, ha concluso.

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Servono maggiori investimenti per rilanciare il settore Ict e quindi il digitale, secondo Maria Chiara Carrozza, presidente del Cnr: “Dobbiamo restare un grande Paese industriale”, ha detto Carrozza: “Sono un ingegnere bio robotico e per me l’industria è importante. Siamo un leader mondiale nel campo dell’automazione industriale e della robotica e mi auguro che rimarremo tali. Per questo servono maggiori investimenti per rilanciare il settore Ict e quindi il digitale. Questo significa intelligenza artificiale e il Quantum. Il Cnr è molto impegnato nel partenariato esteso con 120 milioni di euro per il coordinamento dei maggiori centri per il Quantum in Italia”, ha concluso.

Il report è stato curato dal gruppo di lavoro ‘Intelligenza Artificiale” di Anitec-Assinform, con il supporto di NetConsulting cube e Infocamere: è il primo approfondimento del percorso ‘Conoscere l’Ia’ che Anitec-Assinform pubblicherà nel corso del 2025. 







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