Autostrade, in Italia i pedaggi più bassi d’Europa: i dati

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Il trasporto su gomma si conferma un asse portante per lo sviluppo economico e sociale dell’Italia, con risultati che ne evidenziano la centralità sia nel trasporto passeggeri sia in quello delle merci. Questo ruolo strategico si afferma non a caso in un Paese – il nostro – in cui le autostrade non sono soltanto le più complesse e le più utilizzate, ma anche le meno costose d’Europa. A scattare questa fotografia è uno studio realizzato da Nomisma con il contributo scientifico di Aiscat, che analizza la rilevanza del sistema autostradale nel trasporto nazionale attraverso il confronto con i sistemi degli altri Paesi Europei.

Secondo quanto documentato dal report, nel 2023, con oltre 86,6 miliardi di veicoli-km, l’Italia ha superato un nuovo record di traffico per il settore autostradale, diventando sempre più attrattiva. Nomisma ha rilevato come il traffico sia composto per oltre i 3/4 del totale da veicoli leggeri, tendenza che dal 1976 è in continua espansione. Considerando il suo grado di utilizzo, oggi la rete autostradale italiana presenta un traffico sei volte superiore a quello degli anni Settanta, con 65,7 miliardi di chilometri percorsi da veicoli leggeri e 20,9 miliardi percorsi da quelli pesanti. L’incremento di traffico passeggeri negli ultimi 10 anni ha registrato un aumento del 13% rispetto al 4% della media generale, mentre per le merci è stato del 24% contro il 21% degli altri comparti.

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Il sistema autostradale italiano rappresenta un comparto vitale per l’economia nazionale“, ha sottolineato Francesco Capobianco, Head of Public Policy di Nomisma. Su un totale di oltre 881 miliardi di passeggeri-km, quasi il 90% si muove infatti su strada. Tale preminenza appare evidente anche nel settore merci, dove, su un totale di 582,1 miliardi di tonnellate-km, più dell’87% del traffico è movimentato su strada. Alla luce di questi numeri, presentati oggi presso l’Associazione della stampa estera in Italia, emerge la rilevanza del sistema autostradale come spina dorsale della rete logistica nazionale. Non solo oggi, ma anche nel futuro. Anche gli scenari tendenziali al 2030 e al 2050 tendono infatti a confermare su scala europea il contributo della “gomma” nella mobilità. Si stima che i volumi di traffico continueranno a crescere tra il 2015 e il 2030 del 14% per i passeggeri e del 31% per le merci.

Un ulteriore specificità del sistema autostradale italiano evidenziata dal rapporto di Nomisma è legata ai pedaggi. Nel nostro Paese, infatti, le tariffe si caratterizzano per una migliore competitività di prezzo rispetto agli altri principali sistemi a pedaggio vigenti in Europa (Spagna, Francia e Portogallo). Le tariffe applicate ai veicoli leggeri in Italia sono in assoluto le più basse, ma anche quelle che – nel tempo – sono cresciute di meno. Sulla base dello studio comparato Oxera (2016), poi aggiornato dall’Osservatorio CPI (2018), l’Italia risulta essere il Paese con il più contenuto rapporto Euro cent/km tra i paesi con autostrade a pedaggio. Ad esempio, simulando un viaggio autostradale in auto di circa 650km, il pedaggio incide per poco più del 10% sul totale della spesa viaggio, percentuale che scende all’8% nel caso del trasporto merci.

Nella propria analisi, Nomisma ha infine sottolineato che “garantendo un giusto equilibrio tra le esigenze non più rinviabili di investimenti per l’intero comparto autostradale e la sostenibilità delle tariffe per l’utente, occorre individuare strumenti a supporto degli investimenti“. Secondo la società di studi, il fabbisogno di investimento per la rete autostradale non più procrastinabile ammonterebbe a una cifra compresa tra il 40-50 miliardi di euro a partire dal 2024, solo in minima parte coperto da finanziamenti pubblici. Si tratta di valori inferiori al 5% del valore stimabile ad oggi per costruire ex novo una rete autostradale o una rete alternativa, e con un chiaro ed evidente impatto positivo per l’intero sistema produttivo ed economico del Paese.

A tal proposito, Nomisma ha quindi preso in esame diverse soluzioni, anche cumulative, che consentano di legare il riequilibrio tariffario alla vita utile delle infrastrutture che si andranno a realizzare e rigenerare, garantendo un equilibrio in termini di costi tra generazioni attuali e generazioni future.



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