Frutta a guscio italiana, cresce la quota bio

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In aumento la quota di prodotto biologico nella filiera della frutta in guscio italiana. A dirlo è il report di Ismea, il quale mostra incrementi significativi sia in termini di estensione delle superfici, sia di interesse dei consumatori. 

A riassumere la situazione bastano pochi numeri: nel 2023 la superficie biologica a frutta in guscio in Italia ha raggiunto quota 64mila ettari  (+6,8% sul 2022) e di pari passo è cresciuto il numero di aziende biologiche: 14mila unità, con un’incidenza sul totale delle aziende bio del 17,3 per cento. 

Lato consumi, nello stesso anno gli acquisti di frutta a guscio biologica confezionata hanno raggiunto un valore prossimo ai 40 milioni (+5,7% sul 2022) e si è registrato un aumento dei volumi di importazione della categoria pari 22,4 per cento.

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Lo scenario internazionale: +114% di Sau bio dal 2015 al 2023

Nel mondo la superficie coltivata a frutta in guscio si estende per 14 milioni di ettari di cui 885mila sono certificati biologici. Nel lungo periodo si evidenzia un incremento superiore delle superfici biologiche (+114% dal 2015) rispetto all’aumento osservato per gli ettari totali (+25% dal 2015).

Focalizzando l’analisi solo al territorio europeo, nel 2023 il primato di superficie agricola utilizzata bio in Europa spetta a Spagna, Italia e Francia:i tre Paesi detengono nel complesso 395mila ettari certificati bio a frutta in guscio, che si distribuiscono per il 79% in Spagna (310.097 ettari), il 16% in Italia (64.055 ettari) e il 5% in Francia (20.489 ettari).

La situazione in Italia 

In Italia, nel 2023, il 76% della superficie biologica a frutta in guscio aveva completato il periodo di conversione e il rimanente 24% era certificato in conversione. Nel periodo 2015-2023, le superfici biologiche coltivate a nocciolo e a mandorlo hanno generato il 75% dell’incremento totale della sau bio a frutta in guscio.

Osservando le dinamiche di ciascuna tipologia, dal 2015 il noccioleto biologico registra l’incremento medio maggiore (12,6%), seguito dal mandorleto (9%) e dalle superfici a castagne e noci (rispettivamente del 6%). Gli ettari certificati ad altra frutta in guscio evidenziano una crescita media annua del 18 per cento.

Quanto alla ripartizione per zona produttiva, nel 2023 Sicilia, Puglia, Campania, Lazio e Piemonte superavano ampiamente il valore medio nazionale di incidenza delle aziende biologiche a frutta in guscio sul totale aziende bio: insieme detenevano più del 74% delle aziende biologiche con superfici a frutta in guscio.

Nel 2023, il 44% delle aziende biologiche nazionali con superfici a frutta in guscio si concentrava in Sicilia e Puglia, il 30,6% si ripartiva tra Campania, Lazio e Piemonte mentre il rimanente 25,5% era distribuito nelle restanti 16 regioni italiane.

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Il consumo domestico: piacciono i mix e i discount

In Italia nel 2023 il valore del venduto di frutta in guscio biologica supera i 39,7 milioni: negli ultimi otto anni si evidenzia una crescita media annua dell’8 per cento. Di pari passo, con un tasso di variazione medio annuo del 13,4%, è aumentato anche il volume d’affari del comparto, che a chiusura dell’anno 2023 raggiungeva i 2,1 milioni di chilogrammi.

Rispetto al 2015, l’incidenza degli acquisti di frutta in guscio bio sul totale della spesa di frutta in guscio è cresciuta sia in volume (+1,1%) sia in valore (+0,5%) attestandosi nel 2023 rispettivamente al 2,8 e al 4,5 per cento.

Non cambia, nel lungo periodo (2015-2023) il peso degli acquisti di frutta in guscio biologica sul totale della spesa ortofrutticola bio: si registra infatti una lieve crescita dello 0,3%, che porta la quota al 6,6 per cento. Nel periodo considerato dal report (2015 al 2023) risulta particolarmente dinamico il prodotto mix frutta secca: + 19% a volume, +15% a valore. 

Quanto ai canali di vendita, Negli anni i discount hanno gradualmente eroso le quote di mercato afferenti alle altre due tipologie di punti di vendita, raggiungendo nel 2023 un valore d’affari prossimo ai dieci milioni. 

La ragione del successo dei discount degli ultimi anni è legata sia a un ampliamento dell’assortimento di prodotti confezionati di frutta in guscio bio nei punti di vendita, sia alla necessità delle famiglie italiane di acquistare prodotti a prezzi più convenienti.

I prezzi all’origine

Analizzando la dinamica dei prezzi all’origine, dal 2018 al 2023 si assiste a un importante assottigliamento del differenziale di prezzo tra il prodotto biologico e l’omologo convenzionale. 

Per mandorle, nocciole e pistacchi questa riduzione è stata più significativa (valori di differenziale che oscillano dall’80% al 30% in media) mentre per le castagne si osserva un prezzo iniziale del prodotto biologico più competitivo seguito da un rovesciamento della situazione che si risolve con un differenziale di prezzo del 17,8% nel 2023, il più basso tra gli analizzati.

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I prezzi al consumo

Quanto all’analisi dei prezzi al consumo – che sono stati rilevati nella Gdo e che rappresentano il prezzo medio allo scaffale monitorato dal 2018 al 2023 per un paniere di prodotti, selezionati poiché rilevanti o direttamente collegabili ai prodotti per i quali è stato analizzato il prezzo all’origine – emerge che negli ultimi sei anni il prezzo della frutta in guscio convenzionale appare più stabile rispetto a quello riscontrato per le referenze biologiche (in flessione nel triennio 2018-2021). 

Il differenziale di prezzo tra il prodotto certificato e il suo omologo convenzionale diminuisce dal 2018 al 2023 di oltre il 35%, ciononostante si mantiene su valori superiori (gap bio/convenzionale 62,4%) rispetto a quelli osservati per i prezzi all’origine (gap bio/convenzionale 16,9%).

Le importazioni

Infine un focus sulle importazioni: i volumi di frutta in guscio biologica sono cresciuti negli ultimi otto anni di quasi 2.600 tonnellate (+133,6%). Va detto, però, che la stessa dinamica si osserva anche per i volumi importati dell’omologa categoria non bio seppur con valori più contenuti (+29,5%). 

Nel 2023 le importazioni di frutta in guscio biologica hanno registrano un aumento del 22,6% rispetto all’anno precedente, ma con un valore di incidenza percentuale inferiore (1,8%) rispetto a quello osservato per il triennio precedente (2,2%). 

Nel 2023, la nocciola è la categoria di frutta in guscio biologica più importata. Il 100% dei volumi importati di nocciole sono sgusciate di cui il 99% crude e l’1% tostate. I volumi di anacardi e di pistacchio importati sono al 100% con guscio, mentre le categorie di pinoli, noci del Brasile e macadamia sono esclusivamente sgusciate. Le arachidi importate sono per il 67,5% con guscio e per il restante 32,5% sgusciate. Infine, le noci sono per il 94,9% sgusciate e per il 5,1% con guscio.

La Turchia detiene il primato per le nocciole (100%), l’Egitto fornisce l’88,2% di arachidi, l’Argentina e l’Ucraina garantiscono rispettivamente il 40,9 e il 26,6% delle noci, la Cina il 100% dei pinoli.  Nel 2023, rispetto al 2015, gli importatori attivi di frutta in guscio biologica sono aumentati di 16 unità e gli incrementi maggiori si osservano nel Lazio, in Campania e in Liguria.

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Nel 2023, più della metà (54%) dei volumi di frutta in guscio biologica importata si colloca principalmente in Piemonte (32,2%) e Lazio (18,8%). In Piemonte, i volumi di frutta fresca importati si riferiscono alla sola categoria di nocciola fresca sgusciata mentre nel Lazio si registrano anche altre categorie di prodotti, tra cui la nocciola tostata (10 tonnellate) e la noce sgusciata (2 tonnellate). Dal confronto con il 2015 i volumi importati di frutta in guscio biologica risaltano aumentati significativamente in termini assoluti in Emilia Romagna (+493 tonnellate), Piemonte (+756 tonnellate) e Lazio (+846 tonnellate).



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