“In Italia c’è indignazione per il fatto che un miliardario imprenditore possa entrare in Politica e farsi leggi per sé. Ne parlano come di un’anomalia. Ma è già successo, per 30 anni, sotto i nostri occhi. Oggi ogni volta che qualcuno fa qualcosa di questo tipo si parla di modello Musk. No, è il modello Berlusconi”: con questa riflessione Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, ha aperto il suo intervento nel podcast Poretcast diretto da Giacomo Poretti di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Un dialogo che ha toccato diversi temi centrali nel dibattito politico moderno, dal potere esercitato al giorno d’oggi da un personaggio come Elon Musk alla crisi dell’informazione passando per il fenomeno dell’astensionismo elettorale.
Elon Musk e il rischio del monopolio tecnologico
Travaglio ha aperto la conversazione riflettendo sul crescente potere della tecnologia al giorno d’oggi, soffermandosi in particolare sul sistema satellitare Starlink, che ha definito uno strumento in grado di influenzare le dinamiche geopolitiche mondiali: “Quei satelliti possono cambiare l’esito di una guerra, a seconda di chi li attiva, li spegne o di dove sono orientati”.
Il direttore ha poi confrontato il caso connesso al personaggio di Elon Musk, sempre più attivo nel panorama politico, con quanto si à già visto in Italia criticando l’indignazione collettiva che l’opinione pubblica esprimerebbe verso il fenomeno dei miliardari che entrano in politica: “In Italia c’è indignazione per il fatto che un miliardario imprenditore possa entrare in politica e farsi leggi per sé.
Ma è già successo, per 30 anni, sotto i nostri occhi. È stato il modello Berlusconi”.
Il giornalismo e la falsa neutralità
Un altro tema toccato dall’intervista è stato poi quello connesso al ruolo del giornalismo nella società di oggi. Travaglio ha spiegato che il giornalista deve sempre distinguere tra fatti e opinioni, ma senza rinunciare alla propria visione critica: “Il giornalista deve essere imparziale, ma non neutro.
Neutro è solo il morto”.
Il direttore ha poi parlato della crisi dell’informazione in Italia, lamentando la presenza di sacche di degrado culturale: “C’è un degrado della scuola, non leggiamo più nulla. Non si capisce più nemmeno un discorso semplice, composto da soggetto, predicato e complemento. Questo è grave, perché mina la capacità stessa di essere cittadini consapevoli”.
Travaglio ha anche parlato del compito del giornalista: “I fatti sono oggettivi. Certo, possono esserci interpretazioni diverse, ma non si può prescindere dalla realtà. È il nostro compito verificare e rendere comprensibili anche le cose più complesse”.
Astensionismo, Travaglio: ‘È una scelta controproducente’
Sul tema più strettamente politico, Travaglio ha invece puntato il dito contro il fenomeno dell’astensionismo elettorale, definendolo una scelta autolesionista: “Capisco perché la gente non voti, ma è puro autolesionismo. Se non vai a votare, non hai diritto di lamentarti. Così facendo lasci il potere nelle mani di chi controlla il territorio con clientele e ricatti”.
Secondo Travaglio l’astensionismo non è solo una questione sociale, ma anche politica: “C’è una strategia precisa.
Sono felicissimi che i voti liberi non si esprimano, perché quelli che votano sono sempre gli stessi, controllati e ricattabili. Ma è proprio per questo che bisogna reagire e andare a votare: i voti liberi possono fare la differenza”.
Libertà di espressione e responsabilità dell’informazione
Un altro punto fondamentale emerso nell’intervista riguarda il valore della libertà di espressione. Travaglio ha ribadito che ogni opinione ha diritto di essere espressa evidenziando però come non tutte le opinioni abbiano lo stesso peso: “La libertà di parola va difesa, anche per chi sostiene sciocchezze come i terrapiattisti o i no-vax. Ma questo non significa che tutte le opinioni siano uguali. È compito della scuola, della scienza e dell’informazione fare chiarezza e fornire elementi oggettivi”.
Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha concluso facendo una riflessione sulla responsabilità personale dell’essere informati: “Non è solo un mestiere quello di informare, ma lo è anche quello di essere informati. Bisogna porsi la domanda: di chi mi devo fidare? Dobbiamo confrontare i mezzi di comunicazione, le fonti e le persone, per capire chi è credibile e chi no”.
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