Quella delle fonti, della diversificazione, dell’autonomia e della salvaguardia, dalla captazione dell’acqua al suo riuso e ritorno in natura, sono scelte condivise con Cittadini e Comuni per gestire risorse limitate in modo sostenibile, affrontando le sfide della crisi climatica e di una maggiore domanda idrica, irrigua e industriale. Il fiume Tara e la dissalazione delle sue acque salmastre è piena parte di questa storia, che inizia da molto lontano.
“Parte dalla lungimiranza del primo Piano d’Ambito, lo strumento di programmazione per l’organizzazione del servizio idrico integrato, quando nel 2002 i comuni pugliesi – spiega la Direttrice Generale di Acquedotto Pugliese (AQP), Francesca Portincasa – tramite il soggetto rappresentativo per il governo pubblico dell’acqua, avvertirono che le emergenze idriche unitamente al progressivo degrado qualitativo delle acque di falda, erano tali da imporre il ricorso alla dissalazione ed a nuove fonti di approvvigionamento che potessero offrire ampie garanzie anche in situazioni critiche.
Cercarono la miglior soluzione per minimizzare le criticità del sistema in nome e per conto di 4 milioni di cittadini pugliesi. È esattamente quello a cui noi tutti come comunità siamo chiamati a rispondere, realizzando oggi, che le tecnologie sono mature, un’opera strategica che ha come primario obbiettivo la salvaguardia del Tara e l’utilizzo coscienzioso delle sue risorse”.
Questa pianificazione, nel vagliare le fonti alternative per l’approvvigionamento idrico potabile nell’ATO Puglia – quanto ad acque salmastre dal 2002 Citro Galeso e Chidro, poi anche il Tara dal 2007 – ha analizzato complessivamente più scenari, arrivando alla conclusione che la dissalazione del Tara si configura, in assoluto, come la più performante tra i possibili interventi per scongiurare crisi idriche, essendo anche l’unico che effettivamente fornisce nuova risorsa.
A supporto dati tecnici e scientifici, come lo Studio di alta specializzazione realizzato dal CNR-IRSA tra il 2016 ed il 2019, ma anche lo stesso Piano d’Ambito che ha superato la Valutazione Ambientale Strategica dopo essere stato sottoposto alle osservazioni di tutti gli stakeholder istituzionali e l’opinione pubblica, portando prima al via libera della progettazione, ad un parere motivato di VAS-VINCA nel 2022, sino al giudizio positivo della Conferenza dei Servizi preliminare e di quella decisoria che ad inizio gennaio 2025 si è espressa (a prevalenza) sull’istanza di realizzazione dell’impianto.
“Il Tara non scomparirà, non sarà depredato, resterà fruibile dai tarantini e da quanti sono devoti alle acque del fiume. Ce ne prenderemo tutti assieme cura e noi come AQP – aggiunge la Dg Francesca Portincasa – saremo presidio a sua tutela, anche solo grazie alla presenza sui quei luoghi in cui sono presenti anche rifiuti lasciati dall’uomo. Una questione, il rispetto, che ci guida.
Lo stesso che è mancato negli anni in cui il fiume – in assenza di regole – è stato oggetto di prelievi che – ad esempio tra gli anni 70’ e 80’ – hanno anche superato i 3.500 litri/secondo o i 2500 l/s. Oggi anche grazie al contributo di AQP, di AIP e dei Comuni, della Regione e di tutti i tecnici e scienziati che hanno preso a cuore il Tara, rispettandolo, la situazione è ben diversa: l’acqua sarà prelevata per i vari usi solo quando fluirà una portata sufficiente per garantire 2 mila litri al secondo di deflusso ecologico nel fiume.
Garantita questa soglia, si potrà prelevare sino ad un massimo complessivo di 2.100 l/s (per uso potabile 1.000 l/s, irriguo 600 l/s e industriale 500 l/s) con una diminuzione del prelievo che sarà sempre compensata tra i soggetti utilizzatori secondo regole condivise”.
Una scelta di rispetto ambientale che ha portato Acquedotto Pugliese – oltre a segnalare la presenza di rifiuti nella zona del fiume – a chiedere conto alle ditte appaltatrici della segnatura con vernice spray di alcune piante di ulivo, realizzata – a quanto appreso informalmente – senza un preventivo consenso dei proprietari.
In attesa di riscontro, per sapere se siano alberi interessati dalle opere e che dovranno essere piantumati in altro luogo, il gesto è ritenuto sbagliato da parte di AQP, che chiede scusa anche solo per la percezione creatasi e nel farlo rassicura che vigilerà sulle maestranze affinché non si ripetano più simili eventi.
“La tutela delle alberature, il loro ripristino in caso di spostamento, le abbiamo a cuore come già avvenuto in passate esperienze positive e ad esempio i lavori per realizzare l’acquedotto del Sinni con il collegamento del serbatoio di Seclì a quello di San Paolo che ha risolto – sottolinea il Direttore Industriale di AQP, Antonio de Leo – molti problemi di scarsità di risorsa e gestione delle pressioni nelle reti idriche del Salento; intervento nel quale sono stati espiantati e ricollocati con successo 2500 alberi.
Nel caso del Tara le tutele saranno massime per gli uliveti e gli aranceti interessati: nessun albero verrà abbattuto e la nuova posizione sarà concordata con i proprietari espropriati in maniera da restituire agli stessi la futura disponibilità delle piante interessate dai lavori.
Le opere Aqp non impatteranno direttamente sul fiume. Si useranno le strutture ex Eipli già presenti dove saranno installate le pompe che porteranno acqua al dissalatore (lontano 800 metri dal Tara) mentre lungo il fiume non sarà realizzata nessuna nuova opera. Le condotte di adduzione e di rilascio saranno tutte interrate e pertanto la modificazione del suolo non sarà definitiva, ma temporanea e soprattutto eseguita secondo prescrizioni di ripristino che riporteranno ab origine le aree”.
“Aqp di pari passo porta avanti una strategia integrata che oltre alla diversificazione delle fonti– conclude il Direttore Industriale, Antonio de Leo – sta riguardando il recupero delle perdite, l’efficientamento del sistema, con un minor prelievo di risorsa, ed il riuso delle acque affinate in agricoltura.
Proporzionalità nell’utilizzo, miglioramento dell’ambiente, tutela a garanzia della sua esistenza e con essa salvaguardia e rispetto della risorsa si confermano, guardando alle comunità, le principali caratteristiche di Acquedotto Pugliese e dei suoi interventi”.
L’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara non toglie, ma porta benessere e vita, nel rispetto dei territori. Sussistono ad oggi tutti i presupposti per procedere.
Francesca Portincasa
La dissalazione è il futuro della Puglia al pari della risorsa per l’agricoltura fornita dai depuratori
Quella delle fonti, della diversificazione, dell’autonomia e della salvaguardia, dalla captazione dell’acqua al suo riuso e ritorno in natura, sono scelte condivise con Cittadini e Comuni per gestire risorse limitate in modo sostenibile, affrontando le sfide della crisi climatica e di una maggiore domanda idrica, irrigua e industriale. Il fiume Tara e la dissalazione delle sue acque salmastre è piena parte di questa storia, che inizia da molto lontano.
“Parte dalla lungimiranza del primo Piano d’Ambito, lo strumento di programmazione per l’organizzazione del servizio idrico integrato, quando nel 2002 i comuni pugliesi – spiega la Direttrice Generale di Acquedotto Pugliese (AQP), Francesca Portincasa – tramite il soggetto rappresentativo per il governo pubblico dell’acqua, avvertirono che le emergenze idriche unitamente al progressivo degrado qualitativo delle acque di falda, erano tali da imporre il ricorso alla dissalazione ed a nuove fonti di approvvigionamento che potessero offrire ampie garanzie anche in situazioni critiche.
Cercarono la miglior soluzione per minimizzare le criticità del sistema in nome e per conto di 4 milioni di cittadini pugliesi. È esattamente quello a cui noi tutti come comunità siamo chiamati a rispondere, realizzando oggi, che le tecnologie sono mature, un’opera strategica che ha come primario obbiettivo la salvaguardia del Tara e l’utilizzo coscienzioso delle sue risorse”.
Questa pianificazione, nel vagliare le fonti alternative per l’approvvigionamento idrico potabile nell’ATO Puglia – quanto ad acque salmastre dal 2002 Citro Galeso e Chidro, poi anche il Tara dal 2007 – ha analizzato complessivamente più scenari, arrivando alla conclusione che la dissalazione del Tara si configura, in assoluto, come la più performante tra i possibili interventi per scongiurare crisi idriche, essendo anche l’unico che effettivamente fornisce nuova risorsa.
A supporto dati tecnici e scientifici, come lo Studio di alta specializzazione realizzato dal CNR-IRSA tra il 2016 ed il 2019, ma anche lo stesso Piano d’Ambito che ha superato la Valutazione Ambientale Strategica dopo essere stato sottoposto alle osservazioni di tutti gli stakeholder istituzionali e l’opinione pubblica, portando prima al via libera della progettazione, ad un parere motivato di VAS-VINCA nel 2022, sino al giudizio positivo della Conferenza dei Servizi preliminare e di quella decisoria che ad inizio gennaio 2025 si è espressa (a prevalenza) sull’istanza di realizzazione dell’impianto.
“Il Tara non scomparirà, non sarà depredato, resterà fruibile dai tarantini e da quanti sono devoti alle acque del fiume. Ce ne prenderemo tutti assieme cura e noi come AQP – aggiunge la Dg Francesca Portincasa – saremo presidio a sua tutela, anche solo grazie alla presenza sui quei luoghi in cui sono presenti anche rifiuti lasciati dall’uomo. Una questione, il rispetto, che ci guida.
Lo stesso che è mancato negli anni in cui il fiume – in assenza di regole – è stato oggetto di prelievi che – ad esempio tra gli anni 70’ e 80’ – hanno anche superato i 3.500 litri/secondo o i 2500 l/s. Oggi anche grazie al contributo di AQP, di AIP e dei Comuni, della Regione e di tutti i tecnici e scienziati che hanno preso a cuore il Tara, rispettandolo, la situazione è ben diversa: l’acqua sarà prelevata per i vari usi solo quando fluirà una portata sufficiente per garantire 2 mila litri al secondo di deflusso ecologico nel fiume.
Garantita questa soglia, si potrà prelevare sino ad un massimo complessivo di 2.100 l/s (per uso potabile 1.000 l/s, irriguo 600 l/s e industriale 500 l/s) con una diminuzione del prelievo che sarà sempre compensata tra i soggetti utilizzatori secondo regole condivise”.
Una scelta di rispetto ambientale che ha portato Acquedotto Pugliese – oltre a segnalare la presenza di rifiuti nella zona del fiume – a chiedere conto alle ditte appaltatrici della segnatura con vernice spray di alcune piante di ulivo, realizzata – a quanto appreso informalmente – senza un preventivo consenso dei proprietari.
In attesa di riscontro, per sapere se siano alberi interessati dalle opere e che dovranno essere piantumati in altro luogo, il gesto è ritenuto sbagliato da parte di AQP, che chiede scusa anche solo per la percezione creatasi e nel farlo rassicura che vigilerà sulle maestranze affinché non si ripetano più simili eventi.
“La tutela delle alberature, il loro ripristino in caso di spostamento, le abbiamo a cuore come già avvenuto in passate esperienze positive e ad esempio i lavori per realizzare l’acquedotto del Sinni con il collegamento del serbatoio di Seclì a quello di San Paolo che ha risolto – sottolinea il Direttore Industriale di AQP, Antonio de Leo – molti problemi di scarsità di risorsa e gestione delle pressioni nelle reti idriche del Salento; intervento nel quale sono stati espiantati e ricollocati con successo 2500 alberi.
Nel caso del Tara le tutele saranno massime per gli uliveti e gli aranceti interessati: nessun albero verrà abbattuto e la nuova posizione sarà concordata con i proprietari espropriati in maniera da restituire agli stessi la futura disponibilità delle piante interessate dai lavori.
Le opere Aqp non impatteranno direttamente sul fiume. Si useranno le strutture ex Eipli già presenti dove saranno installate le pompe che porteranno acqua al dissalatore (lontano 800 metri dal Tara) mentre lungo il fiume non sarà realizzata nessuna nuova opera. Le condotte di adduzione e di rilascio saranno tutte interrate e pertanto la modificazione del suolo non sarà definitiva, ma temporanea e soprattutto eseguita secondo prescrizioni di ripristino che riporteranno ab origine le aree”.
“Aqp di pari passo porta avanti una strategia integrata che oltre alla diversificazione delle fonti– conclude il Direttore Industriale, Antonio de Leo – sta riguardando il recupero delle perdite, l’efficientamento del sistema, con un minor prelievo di risorsa, ed il riuso delle acque affinate in agricoltura.
Proporzionalità nell’utilizzo, miglioramento dell’ambiente, tutela a garanzia della sua esistenza e con essa salvaguardia e rispetto della risorsa si confermano, guardando alle comunità, le principali caratteristiche di Acquedotto Pugliese e dei suoi interventi”.
L’impianto di dissalazione delle acque salmastre delle sorgenti del Tara non toglie, ma porta benessere e vita, nel rispetto dei territori. Sussistono ad oggi tutti i presupposti per procedere.
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