Valditara porta la Bibbia a scuola, la bocciatura degli allievi di don Milani che da maestro tolse il crocifisso in aula

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È stato chiesto a Edoardo Martinelli, ex allievo di don Lorenzo Milani, chi fosse veramente il priore. E lui: “Un uomo di fede, più che di religione. La domenica ci faceva vere e proprie lezioni sulla Bibbia. La sua lettura dei testi ci apriva la mente, ci consentiva di non vedere le cose in maniera dogmatica, di abbandonarci a un messaggio che poi agiva da sé”. Don Milani anticipatore del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che nella sua riforma della scuola ha introdotto lo studio della bibbia? Esattamente il contrario. Le sue lezioni sulla bibbia, raccontano i suoi “ragazzi”, avevano luogo infatti prima della messa e sostituivano l’omelia. Da prete. Ma da maestro tolse il crocifisso dall’aula in cui insegnava. Spiegò che non doveva esserci neppure un simbolo che potesse far pensare ad una scuola confessionale: “Ragazzi, vi prometto davanti a Dio che questa scuola la faccio soltanto per darvi l’istruzione e che vi dirò sempre la verità d’ogni cosa, sia che faccia comodo alla mia ditta (la Chiesa, ndr.), sia che le faccia disonore”, promise don Milani ai suoi ragazzi. E l’introduzione dell’insegnamento della bibbia nelle scuole elementari è il primo aspetto che colpisce e fa infuriare gli ex allievi del priore. Che si era battuto per una scuola laica nell’Italia degli anni Cinquanta e settanta anni dopo un ministro dell’Istruzione la fa ripiombare nelle sabbie ambigue del confessionalismo. “Questo ministro fa spesso disposizioni e lettere di indirizzo che impongono linee da stato confessionale o comunque autoritario”, spiega Guido Carotti, anche lui ex allievo del priore. E chiede alle fondazioni e istituzioni che si rifanno a don Milani di scendere in campo, prendere posizione contro la riforma Valditara.

Antonio Foti Valente, nuovo presidente dell’istituto don Milani di Vicchio, il Comune dove si trova Barbiana, non ha dubbi: “A me sembra una riforma non riforma, perché regressiva. Si torna ad una concezione classista, il latino purtroppo è al di fuori delle possibilità di chi non è nato in una famiglia colta e non ha soldi per le ripetizioni. Sul ritorno allo studio mnemonico, che dire, non mi aspetto dagli eredi di Almirante che vogliano che gli studenti pensino con la propria testa. Una riforma fittiziamente nazionalista ma nella sostanza ancora ritagliata nella sostanza sulla scuola aziendalista”.

E’ un coro di no, di critiche contro la riforma Valditara quello degli ex allievi del priore di Barbiana: “Più che una riforma sono “aggiustamenti” disciplinari in quanto afferenti prevalentemente a due discipline: storia e latino. Per la storia si approfondisce la storia italica, dimenticando che la storia va inserita in un contesto europeo/internazionale. Il latino diventa obbligatorio senza tener conto che molti studenti non sceglieranno percorsi futuri con l’insegnamento dello stesso. Manca del tutto l’attenzione all’area scientifica, asse portante per la ricerca.È una riforma che guarda al passato, più che al presente e al futuro”, sostiene Gianni De Maio. Gli fa eco Nevio Santini: “E’ una riforma non per gli studenti ma tutta a misura per loro, per chi ci governa”. Poche parole ma nette: Barbiana, uno dei luoghi più innovativi della pedagogia del Novecento, boccia la riforma di Valditara. D’altra parte c’era poco da illudersi, chiude il cerchio delle reazioni, Giannozzo Pucci, il titolare della Lef, la casa editrice dei libri di don Milani, a cominciare da Lettera a una professoressa, tradotta in molte lingue, un best seller che continua a vendere ogni anno migliaia di copie: “Penso che la scuola italiana, a parte eccezioni di singoli insegnanti, è talmente burocratizzata che qualsiasi riforma faccia non fa che peggiorare la burocrazia che è il contrario della libertà, della creatività, delle basi della conoscenza che danno le sicurezze essenziali per un processo culturale. La scuola oltre a dare le basi per essere sovrani, per leggere un contratto, la Costituzione, per studiare un programma pratico di governo (delle acque, dei rifiuti, del traffico, della salute, del territorio ecc.,) deve aiutare ad affrontare i problemi più gravi della nostra epoca come la crisi ecologica”.

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