A Serious Man, sedicesimo film dei Fratelli Coen, la storia di un uomo costantemente sull’orlo di una crisi di nervi. Quando tutto intorno a te sembra vacillare, la casa, la famiglia, il lavoro, l’unica soluzione possibile sembra essere la fuga. L’abbandono dalle proprie responsabilità. Epperò, Larry Gopnik, resiste e affronta ogni avversità della vita con forza. Forse, sperando nei preziosi consigli della religione, che però tardano ad arrivare.
Joel ed Ethan Coen in A Serious Man affrontano la loro personale autobiografia, con una storia che affonda nelle proprie radici adolescenziali, tra ambienti familiari, scolastici e religiosi della comunità di Minneapolis dove sono nati. In questo film, confluiscono i temi della filmografia dei Coen: dall’inafferrabilità dei significati profondi della vita, dal valore della religione, i rapporti umani caratterizzati da un’anaffettività costante, e da un nichilismo di fondo che permea la vita dei personaggi.
Il risultato è un racconto umoristico sui problemi della vita, sulla costante ricerca di fede assoluta mentre tutto sembra crollare a pezzi. Larry Gopnik si sente smarrito, incompreso, un costante viaggio, il suo, tra delusioni, imbarazzi e situazioni nonsense.
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A serious man – la trama
Larry Gopnik (Michael Stuhlbarg) è un uomo semplice, un incassatore che gioca di rimessa rispetto ai problemi del quotidiano. La sua vita sembra procedere lenta ed equilibrata, divisa tra il suo lavoro di professore di fisica e la sua famiglia (dove ospita anche suo fratello Arthur). Fino a quando, sua moglie, Judith (Sari Lennick), gli chiede il divorzio aprendo un solco insanabile nella vita di Larry. Da qui, un piano inclinato verso una serie di accadimenti sempre più pessimisti e grotteschi.
Ogni accadimento nella vita di Larry va interpretato secondo la fede ebraica, anche le tragedie più crude sono un segno divino della presenza di Dio, e, dunque, vanno accettate e subite senza farsi troppe domande. Invero, Larry cerca più che altro risposte, le cerca ovunque, dal suo avvocato divorzista ai diversi rabbini della comunità che però si rivelano incapaci e persino ridicoli di fronte ai quesiti posti da Larry.
Ma Larry è un matematico, è abituato per forma mentis a cercare di trovare un ordine al caos, seppure senza la presunzione di arrivare ad una risposta certa. Quello che conta per lui è un percorso di ricerca della verità, aspetto che cozza con l’accettazione passiva della “volontà di Dio”.
Il film è suddiviso in quattro capitoli, che corrispondono agli incontri con i tre rabbini più una lunga introduzione: un racconto yiddish scritto dagli stessi Coen. I rabbini sono Scott (Simon Helberg), poi il rabbino Nachtner (George Wyner), e in ultimo il rabbino Marshak (Alan Mandell). Nessuno dei tre riesce ad essere effettivamente d’aiuto a Larry. Nemmeno il più illustre dei tre, il rabbino Marshak, che sembra avvolto in un’aura divina, trova le parole giuste. Anzi, sarà proprio il rabbino Marshak a definire una scena finale esilarante con il figlio di Larry, Danny (Aaron Wolff).
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A Serious Man – la recensione
Con A Serious Man ci ritroviamo davanti ad uno dei film più riusciti dei Fratelli Coen (Il grande Lebowski, Non è un paese per vecchi, Fratello, dove sei?), in cui un racconto dissacrante della religione si mischia alla vita semplice della provincia americana, quella working class che i Coen conoscono molto bene. Il film viaggia sempre sul filo del grottesco, anche la regia indugia con intelligenza sui volti degli attori, che sono quasi sempre molto caratteristici.
Tutte le componenti visive, sonore e di ritmo del film sono perfettamente equilibrate e sobrie, lasciando spazio a inquadrature ampie e geometriche. Meno virtuosismi registici, rispetto ai film precedenti, e più rigore visivo per una storia che si presta a questo tipo di racconto filmico.
I personaggi rappresentati – tutti- sono originali, scritti con profondità, ognuno si muove nel racconto secondo il proprio arco trasformazionale, risultando coerente nell’intera impalcatura narrativa. Specialmente Larry, che rientra nella categoria di persone che – come espresso nel film – “non fanno niente”, si ritrova in una serie di eventi che gli piovono addosso senza avere gli anticorpi necessari per sopportarli. I Coen dimostrano ancora una volta che le storie che valgono la pena di essere raccontate si nascondono ovunque, basta solo saperle trovare. E questa, è una di quelle.
La poetica dei Fratelli Coen
A Serious Man aggiunge un tassello essenziale all’intera poetica dei Coen, questa volta scavando nei propri ricordi familiari. La frase posta all’inizio del film è esemplificativa: “Accogli tutto ciò che accade con serenità”. Ma è possibile davvero? La religione può far accattare con serenità anche la morte? Questo si domanda Larry continuamente. Non a caso il film si pone a metà tra una esame radiologico di Larry (inizio) e il risultato dello stesso (fine). Nel mezzo, il significato profondo della vita, specialmente se si è in attesa di una visita che potrebbe cambiare le nostre vite.
Il film è pieno di riferimenti biblici, Larry sembra un Giobbe dei tempi moderni, la cui fede è messa duramente alla prova. In nuce: può la religione essere l’antidoto a ogni sofferenza umana? Specialmente la morte. Eppure, quello che conta non è tanto ricevere una risposta, piuttosto non smettere mai di porsi le domande giuste. A Serious Man è un film che pone solo domande, senza mai dare una risposta.
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I fratelli Coen restituiscono allo spettatore quella frustrazione che sembra esplodere in Larry in ogni scena, ma che non esplode mai. È un racconto di un’esistenza in bilico tra la vita e la morte. Con un finale volutamente aperto, perché come insegna il film, non c’è bisogno sempre di dare una spiegazione a tutto.
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