Nella foto che ha immortalato i grandi capi delle aziende tecnologiche americane in Campidoglio durante la cerimonia di insediamento di Donald Trump, Larry Ellison era il grande assente. Ma poche ore dopo si è capito che l’80enne fondatore di Oracle avrebbe giocato un ruolo cruciale nei progetti dell’amministrazione americana. In particolare quelli che riguardano lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Ellison non era in quella foto, ma a differenza di altri non ha avuto necessità di riposizionarsi. Niente cambi di rotta, niente giravolte politiche.
Lui, tra gli imprenditori della Silicon Valley, era repubblicano prima nuovi repubblicani. Trumpiano prima dei nuovi trumpiani. E martedì è apparso a sorpresa alla Casa Bianca per presentare col tycoon il progetto da 500 miliardi per un’infrastruttura in grado di accelerare lo sviluppo dell’Ia, che farà in partnership con Sam Altman, capo di OpenAi, e Masayoshy Son, numero uno di SoftBank. Per lui Trump ha avuto solo parole d’ammirazione: “È un uomo straordinario. Una specie di amministratore delegato di ogni cosa”.
Storia di Larry Ellison: le origini, poi l’intuizione e un contratto che dà vita a Oracle
Classe 1944, nato a New York ma cresciuto in un sobborgo di Chicago in una famiglia tutt’altro che agiata, Ellison negli anni Sessanta si interessa ai primi strumenti di programmazione. Dieci anni dopo comincia a lavorare per alcune aziende informatiche. In quegli anni arriva quella che per molti è la sua intuizione fondamentale: lo sviluppo dell’informatica avrebbe presto fatto emergere la necessità di avere dei database relazionali, sistemi di gestione dei dati in grado di archiviare informazioni in tabelle in modo coerente, correlandole tra loro.
Nel 1977 fonda un’azienda che chiama Software Development Laboratories offrendo una soluzione al momento poco interessante per il mercato. Ma non per la Cia che le commissiona la creazione di un database. Nome in codice del progetto: Oracle. Quello che subito dopo diventerà il nome dell’azienda che oggi ha un fatturato di 53 miliardi l’anno e 150 mila dipendenti nel mondo. Oracle poi si è evoluta. Ha lanciato software per le aziende, creato una delle più importanti infrastrutture cloud al mondo. La gestione e l’organizzazione dei dati in qualche modo è la genesi dell’Intelligenza artificiale. L’organizzazione delle informazioni è ciò che le serve per crescere, il pastone primordiale di cui si nutre. E Oracle è tra le aziende in grado di preparalo meglio.
50 anni di strategie aggressive: Ellison diventa il “Ceo di tutto”
In 50 anni Ellison ha fatto in modo che Oracle fosse riconosciuta per la sua cultura aziendale aggressiva, specie nella strategia di acquisizione. Ha investito miliardi per fare della sua la più grande azienda di gestione di database al mondo. E nonostante oggi Oracle non abbia una capitalizzazione di mercato comparabile a quella di giganti come Google, Microsoft, Apple e Amazon (500 miliardi circa Oracle, le altre viaggiano sui 3.000 miliardi), sta vivendo un nuovo momento d’orograzie al boom dell’Ia e alla crescente domanda di capacità di server di dati.
Ellison è una figura chiave della Silicon Velley. In qualche modo ne ha contribuito al mito, incarnando il sogno americano fatto di visioni pionieristiche e riscatto sociale. La sua è stata tra le prime aziende tecnologiche nate in quella che diventerà la fucina di innovazione degli Stati Uniti. Rispetto a Elon Musk, a Jeff Bezos e Mark Zuckerberg, Ellison viene da un’altra epoca. I suoi successi maggiori come imprenditore tech li ha avuti prima dell’era digitale, prima di Internet.
La vita privata, gli eccessi, prima degli eccessi della nuova generazione dei tech imprenditori
Negli ultimi venti anni si è quasi esclusivamente parlato di lui per via del suo stile di vita sontuoso, per la sua passione per la vela, per gli orologi, per l’acquisto chiacchierassimo di un’intera isola hawaiana per 500 milioni di dollari, per le sue ville personali interamente costruite seguendo le regole dell’architettura giapponese. Eccessi che oggi i nuovi imprenditori tech sembrano in qualche modo emulare, tra viaggi spaziali e mega yacht come quelli che abbiamo visto la scorsa estate nei porti italiani.
Ma oggi Ellison si è ripreso la scena: “Abbiamo già costruito il datacenter più grande al mondo. Quello che costruiremo ora lo supererà”, ha detto Ellison dopo l’incontro con Trump. Lo farà con OpenAi e Softbank. Lo farà nonostante i dubbi di Musk, critico nei confronti del progetto Stargate (il nome del progetto) forse solo perché non lo vede coinvolto. Lo farà sebbene il progetto Stargate risalga in realtà all’era Biden, esattamente un anno fa, e non coinvolgeva direttamente Oracle. Ma a Trump servono uomini fidati. E Ellison, insieme alla sua capacità di incarnare il sogno americano, è uno di quelli.
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