Il network sarebbe composto da 102 siti in lingua tedesca, che oltre a condividere false notizie amplificherebbe anche narrative filorusse: a dirlo sono la società di monitoraggio NewsGuard e la testata tedesca Correctiv. Il ministero degli Esteri tedesco ha detto di stare “monitorando la campagna” e che questa rete di siti “si sovrappone a campagne di disinformazione note”
Le imminenti elezioni in Germania, in programma per il 23 febbraio, potrebbero essere colpite da un’operazione coordinata di disinformazione: secondo un’analisi condotta dalla società di monitoraggio dell’affidabilità dei siti di notizie e informazioni NewsGuard e dalla testata di giornalismo investigativo Correctiv, esisterebbe una rete che comprende 102 siti in lingua tedesca generati dall’intelligenza artificiale che diffonde disinformazione e amplifica narrative filorusse. E questi siti, sempre stando all’indagine, sarebbero apparentemente collegati a John Mark Dougan, un cittadino statunitense fuggito dagli Usa e diventato propagandista del Cremlino. Lo stesso Dougan comunque, interpellato da NewsGuard ha detto: “Non sono associato, né pagato da, né lavoro per, né ricevo denaro dal GRU o da qualsiasi altra entità governativa russa”.
Chi è John Mark Dougan
Di John Mark Dougan si è occupato nel maggio del 2024 il New York Times. Il quotidiano newyorkese lo ha descritto come un ex vice-sceriffo a Palm Beach County, in Florida, sottolineando come oggi sia “un attore importante nelle operazioni di disinformazione della Russia contro l’Occidente”. Secondo quanto riportato da CNN nell’ottobre del 2024, Dougan “è diventato un attore chiave nell’ecosistema della disinformazione del Cremlino, ma un alto funzionario dell’intelligence europea ha detto che si tratta di un piccolo ingranaggio in una ruota molto più grande”.
La rete di disinformazione
Tornano alla rete individuata da NewsGuard e Correctiv, dall’inchiesta risulta che il primo sito del network sarebbe stato registrato a luglio dello scorso. Tuttavia la rete avrebbe iniziato a espandersi in modo significativo a seguito della caduta del cancelliere Olaf Scholz, avvenuta il 6 novembre 2024. I siti in lingua tedesca si presentano come se fossero delle vere e proprie testate giornalistiche, alcune delle quali riportano il nome di storici giornali locali che oggi non sono più esistenti. Tra le attività di questa rete – oltre ad alcune affermazioni false presenti sul network – ci sarebbe quella di diffondere idee politiche populiste ed euroscettiche. Secondo NewsGuard i contenuti in tedesco sarebbero generati dall’intelligenza artificiale e riprenderebbero contenuti apparsi su altre fonti, note per pubblicare notizie e contenuti polarizzanti, tra cui informazioni false o fuorvianti sulla guerra tra Russia e Ucraina.
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Le fake news diffuse
NewsGuard e Correctiv hanno anche identificato alcune narrazioni false sulla Germania diventate virali. Tra queste rientrano false accuse a sfondo sessuale rivolte a membri del governo o della classe politica, oppure false affermazioni sul tema della migrazione verso la Germania.
La reazione delle autorità tedesche
Il rischio che il Paese possa essere colpita dalla disinformazione durante il periodo elettorale è ben presente alle autorità tedesche: “Ci sono forze all’interno e fuori dalla Germania che hanno interesse ad attaccare il processo elettorale e a sconvolgere l’ordine democratico”, ha dichiarato Claudia Plattner, presidente dell’Ufficio Federale per la Sicurezza Informatica della Germania, a novembre 2024. Ed il Ministero degli Affari Esteri tedesco, interpellato da NewsGuard sul caso svelato in questi giorni, ha dichiarato che il suo team di ricerca sta “monitorando la campagna” e che questa rete di siti “si sovrappone a campagne di disinformazione note”.
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Le misure dell’Ue in vista del voto
Intanto la Commissione europea ha annunciato che terrà un test con le più grandi piattaforme social per valutare se queste hanno fatto abbastanza per contrastare la disinformazione in vista delle elezioni in Germania a fine febbraio. Un portavoce dell’Ue ha fatto sapere che il 31 gennaio Microsoft, TikTok, LinkedIn, Google, Snap, Meta e X parteciperanno alla prova finalizzata a verificare se queste società hanno messo in campo sufficienti misure di sicurezza per mitigare i rischi sulle loro piattaforme, come previsto dal Digital Services Act. “Lo stress test esamina scenari potenziali che rientrano nel campo di applicazione del Dsa, e valuta come le piattaforme reagirebbero di fronte a questi specifici scenari”, ha spiegato il portavoce Thomas Regnier.
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