La missione del giornalismo oggi:«Essere provocatori di cambiamento»

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Non c’è comunicazione senza relazione: non possiamo dunque delegare ad una macchina ciò che è proprio dell’Uomo. E i giornalisti hanno più di un lavoro, hanno una missione. In occasione del Giubileo del mondo della comunicazione – il primo nella storia della Chiesa cattolica – l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha organizzato dal 23 gennaio il convegno “2025: A.I. confini della comunicazione”, invitando ad interrogarsi sulle sfide che interpellano l’universo comunicativo e più nello specifico dell’informazione. All’esperienza ha preso parte anche una delegazione dell’Ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali della diocesi di Lodi composta dalla giornalista Sara Gambarini e dallo studente di comunicazione Matteo Carminati.

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La riflessione sull’A.I. è stata il filo rosso di tutti gli interventi così come l’A.I. è oggi il filo rosso che attraversa ormai quasi ogni ambito della vita, comunicazione compresa. Un’ Intelligenza artificiale rispetto alla quale monsignor Domenico Pompili , presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, ha richiamato il concetto di «Intelligenza naturale». E Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali ha sottolineato il senso del Giubileo della Comunicazione che – in una società in cui si è sempre più connessi ma paradossalmente isolati – chiama gli operatori ad essere pellegrini di speranza: «Il pellegrinaggio ci dice che accanto a noi c’è sempre qualcuno che cammina, il pellegrinaggio rappresenta il compimento dell’azione comunicativa e ci dice che non si cammina disincantati per le strade, ma il cammino è immersione profonda». Senza alcuna demonizzazione dell’A.I.., la presidente del Centro nazionale ricerche (Cnr) Maria Chiara Carrozza ha posto temi urgenti: l’urgenza di investire risorse pubbliche sulla ricerca nell’I.a. mentre oggi l’A.I.. è dominio di pochi colossi privati, in particolare di Usa e Cina, di soggetti lontani dai valori liberal-democratici europei. E l’Europa dunque? «Regolamentare non basta: la nostra miglior difesa sono gli investimenti in scienza, cultura, ricerca». Anche tenendo conto di un’aspetto centrale: la proprietà dei dati che l’A.I. immagazzina e alla quale – ogni qualvolta la usiamo – noi deleghiamo anche la nostra proprietà intellettuale. Le nostre conoscenze. I nostri obiettivi raggiunti. Quindi il focus sulla sfida della comunicazione di oggi di Mariagrazia Fanchi, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Poi l’invito di Alessandro Gisotti, vice direttore della direzione editoriale del Dicastero per le Comunicazioni della Santa Sede: «La speranza cristiana non ammette la falsa prudenza, nella comunicazione siamo chiamati ad essere provocatori di cambiamento, coloro che denunciano ciò che non va; il giornalismo è più di un lavoro è una missione». Quindi Antonio Preziosi, direttore del Tg2 ha posto l’accento sul “senso del limite”: «È meglio arrivare prima con la notizia ma con informazioni sbagliate o arrivare secondi ma con le informazioni corrette?». Quindi l’invito al perseguimento della verità dei fatti, ad evitare il sensazionalismo, al fornire con approfondimenti anche da parte di esperti gli strumenti per capire un fenomeno, la lotta al linguaggio di odio che invece spopola sui social. Il dialogo con i media della Cei ha poi accompagnato la riflessione verso la liturgia penitenziale e la Santa Messa internazionale nella basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, che ieri ha ufficialmente aperto il Giubileo della Comunicazione: un evento che oggi (sabato) vedrà i partecipanti in particolare compiere il pellegrinaggio alla Porta Santa di San Pietro e l’udienza con Papa Francesco. E domani un’altra intensa giornata di preghiera e riflessione sulla comunicazione il cui cuore è il cuore. Perché il cuore è tutto.

* Componente dell’Ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali



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