«Mediobanca è la controparte migliore nel momento migliore per una business combination forte. Vogliamo unire le nostre forze, per mettere insieme competenze, ricavi e reti perché i due gruppi si completano a vicenda». È qui il senso industriale dell’offerta lanciata da Mps su Mediobanca per creare il terzo polo bancario con una base di oltre 6 milioni di clienti, promette Siena.
Le sinergie per creare valore
E in effetti è quel senso di “unione che fa la forza” a convincere più di tutto economisti, investment banker e analisti. Non c’è solo «l’opportunità di due banche di aumentare le proprie dimensioni per ottenere sinergie operative e rafforzare la propria posizione competitiva», dicono nelle valutazioni a caldo sull’operazione. Non c’è solo questa spinta, che può essere la “magic bullet” (soluzione d’oro, secondo un’espressione cara agli analisti) per creare un terzo polo bancario dalle spalle robuste capace di misurarsi in Europa. Mettere insieme la dote della rete di Mps con le fabbriche-prodotto custodite sotto la holding di partecipazione di Mediobanca significa unire due forze capaci di creare valore l’una per l’altra. È il valore della complementarietà, dicono i più, del modello integrato su tutti i principali segmenti (retail, Wealth management e Cib, Corporate investment banking, a dare il senso delle sinergie. Senza dover nemmeno mettere in conto i consueti sacrifici in termini di occupazione. E non a caso è arrivata anche la benedizione della Fabi, il sindacato dei bancari italiani. Non è poco.
«Dal punto di vista industriale, la sinergia tra le due banche è evidente», spiega l’economista Michele Calcaterra, docente di Finanza della Bocconi. «Mps, che manca di competenze in Corporate investment banking e risparmio gestito, si completerebbe bene con Mediobanca, che invece eccelle in queste aree. Mediobanca, del resto, è più una banca di investimento che un istituto commerciale. E il suo tentativo di entrare in questo settore non è ancora pienamente compiuto». In definitiva, «l’integrazione tra le due banche potrebbe rispondere benissimo a esigenze industriali», continua. «Si integrano due realtà estremamente complementari per i servizi bancari resi al mercato. Ecco perché le due realtà insieme hanno molto senso dal punto di vista industriale».
I NUMERI
Numeri e asset in portafoglio lo confermano. Siena è specializzata nel retail e corporate banking. Piazzetta Cuccia nel wealth management e nel credito al consumo. Senza sovrapposizioni. Partiamo dal retail banking dove Siena ha la propria rete di 1.322 filiali. Mediobanca conta le 102 di Compass. Nella raccolta del risparmio, il cosiddetto Asset gathering, Piazzetta Cuccia schiera invece Mediobanca Premier, mentre il Monte ha in portafoglio Banca Widiba. E ancora, nella Speciality finance ci sono Mps factoring da una parte e MB Credit Solutions, MB Facta e SelmaBipiemme. Nel Private banking si tratta di mettere insieme Mps Private banking e Mediobanca private Banking e CMB Monaco. Passando all’Asset management, va ricordata Mediobanca gestione del risparmio, con Ram Active Investments e Polus. Nel Cib, c’è Mps Capital Services e la stessa Mediobanca, Messier Maris & Associates e Armapartner. Infine sul fronte polizze, con il 50% di Axa Mps, dall’altra parte c’è il 13% delle Generali.
I numeri dell’operatività al 30 settembre raccontano invece che il Monte aveva una raccolta di 192,2 miliardi, a fronte dei 63 miliardi di Mediobanca. Gli impieghi sono rispettivamente 67,5 e 15,2 miliardi; mentre i dipendenti sono 16.691 a Siena e 5.443 a Milano. E ancora, se il margine di intermediazione è di 2,86 miliardi per Mps, arriva a 864,6 milioni in Mediobanca. Quanto al margine di interesse, gli 1,76 miliardi nella Rocca si confrontano con i 485 milioni nella banca d’affari. Infine le commissioni nette: sono 1.092 milioni nella banca commerciale, 231,2 milioni a Piazzetta Cuccia. Queste le leve con le quali si intende far crescere due doti complementari. È la “magic bullet” per creare valore e farlo per entrambi.
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