La mafia siciliana continua a tessere la sua rete di potere e affari, dimostrandosi ancora una volta una forza pervasiva e resistente. Questo il messaggio lanciato dal presidente della Corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca, della relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Secondo Frasca, Cosa nostra resta economicamente attiva e saldamente radicata sul territorio, sfruttando nuove connessioni tra criminalità organizzata, economia e politica. “La presenza mafiosa – ha dichiarato – si infiltra in settori nevralgici come i pubblici appalti, la gestione illecita dei fondi comunitari e la grande distribuzione”. Il magistrato sottolinea come questi meccanismi continuino a favorire il potere economico delle organizzazioni criminali, danneggiando il mercato legale e impoverendo l’economia sana. Frasca mette in evidenza come l’influenza di Cosa nostra non si sia ridotta nemmeno dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. La provincia trapanese, definita “storica roccaforte”, resta ad alta densità mafiosa, ma il problema si estende ben oltre. Il presidente ha denunciato la presenza di complicità all’interno della pubblica amministrazione e di segmenti deviati della massoneria, fenomeni che ostacolano lo sviluppo sociale ed economico del territorio.
A darle ragione, i dati dell’ultima relazione della DIA (Direzione Investigativa Antimafia). Cosa nostra trapanese conserva una struttura tradizionale, articolata in quattro mandamenti (Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano), suddivisi in 17 famiglie, con forme di collaborazione reciproca tra di loro, analoghe a quelle osservate nei mandamenti palermitani. La relazione evidenzia inoltre il persistente connubio politico-mafioso nella provincia trapanese, che inquina l’attività amministrativa attraverso il dialogo tra esponenti mafiosi e amministratori locali. Cosa nostra trapanese si presenta come “silente e affarista”, evitando episodi di violenza e concentrandosi su attività criminose come le estorsioni e il traffico di stupefacenti, consolidando legami con esponenti di altre province siciliane e calabresi.
“La mafia continua a infiltrarsi nei gangli vitali dell’economia legale – afferma Frasca – condizionandone le dinamiche e creando danni irreparabili alle risorse destinate alla collettività”. Accanto al quadro preoccupante della criminalità organizzata, la giustizia soffre di carenze strutturali. Il Tribunale di Palermo, opera con un organico fortemente ridotto: mancano 17 magistrati togati, tre presidenti di sezione e 12 giudici onorari. Questa situazione, in un distretto che comprende sei procure (Palermo, Agrigento, Marsala, Sciacca, Trapani e Termini Imerese) e che è il quinto per dimensioni in Italia, rende ancora più difficile rispondere alle crescenti esigenze di giustizia.
Un altro aspetto inquietante della relazione riguarda l’aumento degli incidenti sul lavoro. Frasca denuncia come spesso queste tragedie siano coperte da omertà e violazioni sistematiche delle norme di sicurezza. “Le dinamiche degli incidenti – spiega – vengono spesso sottaciute, impedendo la raccolta delle prove e rendendo impossibile l’accertamento delle responsabilità”.
Secondo i dati INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro), nei primi dieci mesi del 2024 sono state registrate 491.439 denunce di infortunio, con un aumento dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2023. I casi mortali segnalati sono stati 890, segnando un incremento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Questi dati evidenziano la necessità di intensificare gli sforzi nella prevenzione degli infortuni sul lavoro e nel miglioramento della sicurezza, sia nei luoghi di lavoro che durante gli spostamenti casa-lavoro.
L’inaugurazione dell’anno giudiziario è segnata dalla protesta dei magistrati contro la riforma del governo sulla separazione delle carriere. Portando in mano copie della Costituzione, molti di loro hanno scelto di lasciare l’aula durante l’intervento del rappresentante governativo. Per capire, la separazione delle carriere prevede due percorsi professionali distinti per giudici e pubblici ministeri, con l’obiettivo di garantire maggiore imparzialità. I sostenitori ritengono che elimini conflitti d’interesse tra chi giudica e chi accusa, mentre i critici temono un indebolimento dell’autonomia della magistratura e della sua efficacia nella lotta alla criminalità organizzata.
L’intervento di Frasca è un duro richiamo alla realtà: un mix di allarmi, denunce e appelli affinché le istituzioni affrontino con maggiore determinazione la lotta alla criminalità organizzata e il rafforzamento del sistema giudiziario, indispensabili per garantire un futuro migliore alla nostra terra di nome Sicilia.
La complessità del fenomeno mafioso, i vuoti di organico e le difficoltà nel perseguire i reati sul lavoro costituiscono un insieme di sfide che richiedono soluzioni concrete e tempestive. L’appello di Frasca, congiuntamente alla richiesta dei magistrati di rivedere le proposte di riforma della giustizia, pone l’accento su un tema urgente: lo Stato deve dotarsi di risorse adeguate per combattere una mafia che, lungi dall’essere sconfitta, si riorganizza e si radica nei meccanismi economici e istituzionali.
A Catania i temi saranno illustrati dal presidente della Corte d’Appello, Filippo Pennisi, nella tradizionale relazione che inaugura il nuovo anno giudiziario del distretto, che include anche Caltagirone, Siracusa e Ragusa. Tra questi, la carenza di personale, e la necessità di strutture adeguate per accogliere il pubblico negli uffici giudiziari restano due questioni centrali nel distretto di Catania. Un passo avanti sembra essere stato compiuto con l’accelerazione dei lavori per la Cittadella di viale Africa, destinata a ospitare gran parte degli uffici di diverse sezioni del Tribunale, migliorando così l’accessibilità e l’efficienza dei servizi giudiziari.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link