40% della popolazione in povertà

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Che l’Argentina stia diventando il laboratorio neoliberista perfetto non è più un segreto. Le agenzie di rating applaudono e promuovono il “miracolo economico” di Javier Milei, ma dietro i numeri scintillanti si nasconde una realtà ben diversa: un disastro sociale, una svendita di sovranità e l’erosione di qualsiasi parvenza di Stato sociale.

Partiamo dai fatti. Moody’s, l’oracolo delle agenzie di rating americane, ha deciso di migliorare il rating dell’Argentina per la prima volta in cinque anni, portandolo a Caa3 da Ca, con un outlook passato da stabile a positivo. Il motivo? Le “audaci” politiche economiche del presidente libertario Javier Milei, che ha iniziato un processo di dollarizzazione, smantellamento delle istituzioni pubbliche e privatizzazioni su larga scala. Ma davvero è tutto oro quello che luccica?

Un surplus commerciale da record: per chi?

Il governo Milei si vanta di un surplus commerciale record di 18,9 miliardi di dollari nel 2024. I numeri, però, non raccontano l’intera storia. La chiave di questo surplus non è un miracolo economico ma una contrazione violenta delle importazioni e un crollo dei consumi interni, che ha ridotto la capacità d’acquisto della popolazione a livelli storicamente bassi. In parole povere: meno importazioni perché gli argentini non possono più permettersi nulla.

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Nel frattempo, le esportazioni – principalmente agricole – riflettono il solito schema neoliberista: svendere le risorse del Paese a beneficio di multinazionali straniere. L’Argentina non produce per gli argentini, ma per soddisfare le esigenze del mercato globale. E mentre il surplus cresce, anche la povertà raggiunge livelli da capogiro, con oltre il 40% della popolazione sotto la soglia di povertà.

La svendita dello Stato

Le politiche di Milei hanno come obiettivo dichiarato quello di eliminare lo Stato sociale, considerato un “peso morto” per l’economia. Privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica e riduzione dei servizi essenziali sono le nuove parole d’ordine. La sanità? Diventa un privilegio per chi può permettersela. L’istruzione pubblica? Un’anticaglia inutile in un mondo dominato dal profitto. Il welfare? Una spesa superflua da eliminare.

Eppure, queste politiche sono applaudite dalle agenzie di rating americane. Non perché migliorino la vita degli argentini – chi se ne importa di loro? – ma perché garantiscono il pagamento dei debiti con i creditori internazionali. Per Moody’s e soci, un governo è virtuoso quando svende il proprio Paese ai mercati finanziari, non quando si prende cura della propria popolazione.

La dollarizzazione: la fine della sovranità

La ciliegina sulla torta è la proposta di dollarizzazione dell’economia argentina. Milei vuole abbandonare il peso, una moneta simbolo della sovranità nazionale, per adottare il dollaro americano. In questo modo, l’Argentina perderebbe qualsiasi controllo sulla propria politica monetaria, diventando di fatto una colonia economica degli Stati Uniti. Ma non importa. Per le agenzie di rating e i mercati finanziari, questa è la strada giusta. Un Paese completamente dipendente dai flussi di capitale estero è un Paese facilmente controllabile. E se a pagare il prezzo di questa subordinazione sono milioni di argentini, tanto peggio per loro.

Il paradosso delle agenzie di rating

Non sorprende che Moody’s abbia premiato Milei. Le agenzie di rating non sono mai state arbitri neutrali, ma strumenti al servizio del capitale internazionale. Il loro compito non è giudicare la sostenibilità di un’economia o il benessere di una popolazione, ma garantire che i creditori vengano pagati, a qualunque costo. E in questo senso, Milei è il loro uomo ideale: un presidente disposto a distruggere tutto – welfare, sovranità, diritti – pur di rispettare i diktat del mercato.

L’Argentina di Milei è un paradiso per le agenzie di rating e un inferno per i suoi cittadini. Dietro i numeri positivi e i giudizi entusiastici si nasconde un modello economico che arricchisce pochi e impoverisce molti. Le politiche neoliberiste non stanno salvando l’Argentina: la stanno trasformando in un campo di sfruttamento a cielo aperto, dove i cittadini sono sacrificabili e le multinazionali fanno festa. Ma tranquilli, per Moody’s è tutto sotto controllo.

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