La PLAN (People’s Liberation Army Navy), ovvero la marina militare della Repubblica Popolare Cinese, da qualche anno è la più numerosa al mondo e non è una novità che la cantieristica cinese stia varando unità a un ritmo sostenuto, per supportare la volontà di Pechino di uscire dalla Prima Catena di Isole e diventare una potenza navale di livello globale. Complessivamente, la PLAN ha nei suoi registri circa 544 unità, tra cui 3 portaerei (a propulsione convenzionale), 54 sottomarini, 50 cacciatorpediniere e 47 fregate, ma per il momento una discreta parte di queste sono navi prossime al ritiro per obsolescenza.
La U.S. Navy, invece, attualmente può contare su 296 unità di cui 11 portaerei (tutte a propulsione nucleare), 111 tra cacciatorpediniere e altre unità di superficie, 66 sottomarini e 32 navi da assalto anfibio, di cui una decina dotate di ponte di volo in grado di supportare operazioni con velivoli ad ala fissa. La RPC ha in programma di avere 6 portaerei (anche a propulsione nucleare) e 370 unità da guerra di vario tipo (di superficie e sottomarine) entro il 2030, mentre la U.S. Navy si è data l’obiettivo – ambizioso come vedremo – di avere in servizio poco più di 500 unità entro il 2045, con un primo traguardo di averne 355 entro il 2035.
Cantieri meno produttivi
La marina statunitense, però, sta affrontando da tempo dei seri problemi strutturali che potrebbero facilmente impedire il raggiungimento di questi obiettivi. Il primo è sicuramente la capacità produttiva dei cantieri navali: i tagli dei passati lustri hanno pesantemente menomato i ritmi di produzione, in quanto i cantieri rimasti devono anche pensare alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle unità già in servizio, oltre a vararne di nuove. Chiudere i cantieri navali ha significato anche perdere manovalanza altamente specializzata, che è complicato ripristinare. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i cantieri navali statunitensi producevano un cacciatorpediniere ogni tre settimane mentre oggi ne costruiscono uno o due all’anno. Certamente i ritmi attuali non rispondono a uno stato di guerra e le unità navali odierne sono molto più grandi e complesse rispetto a quelle di 80 anni fa, ma è chiaro come sia necessario prestare maggiore attenzione al lato della costruzione navale.
Costruire più navi e più rapidamente, ma anche estendere la vita utile delle unità da guerra ancora in grado di navigare (in particolare gli incrociatori e i cacciatorpediniere classe Arleigh Burke), nonché passare a una produzione di massa di unità più piccole, veloci, furtive e senza equipaggio richiederà denaro, e si stima siano necessari almeno altri 40 miliardi di dollari di spesa per la Marina solo per le “capital ship”.
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Servono altri finanziamenti…
Un secondo problema correlato è il miglioramento dello stato delle strutture di riparazione e manutenzione dei cantieri navali statunitensi. Siccome la forza lavoro esperta nelle costruzioni navali sta diminuendo, sono essenziali finanziamenti aggiuntivi e nuovi incentivi. I ritardi nel nuovo programma di fregate di classe Constellation, che prevede di consegnare la prima nave nel 2029 (con tre anni di ritardo) sono indicativi del malessere nella base industriale navale degli USA. Il numero complessivo di bacini di carenaggio è inadeguato e si deve fare uno sforzo speciale per migliorare la manutenzione della forza sottomarina.
… e mancano gli uomini
A preoccupare ulteriormente è il numero complessivo degli uomini in forza alla U.S. Navy. Secondo recenti dichiarazioni di un funzionario della marina USA, ci vorranno tre anni consecutivi di raggiungimento degli obiettivi di reclutamento per riprendersi dalle attuali lacune del personale. Ci sono circa 20.000 posti vacanti di personale attivo in mare, ha detto a USNI News il capitano Candice Tresch, portavoce dell’Office of the Chief of Naval Personnel. Sebbene la Marina USA abbia raggiunto i suoi obiettivi di reclutamento nel 2024, non li ha raggiunti nei due anni precedenti determinando così un divario che è difficile da chiudere.
L’obiettivo per l’anno in corso è di 40.600 marinai in servizio attivo arruolati, lo stesso dell’anno precedente. Il gran numero di posti vacanti in mare è stato aggravato dal mancato raggiungimento degli obiettivi di reclutamento negli anni 2022 e 2023 consolidando una tendenza in atto da tempo, non solo per la marina ma anche per tutte le altre forze armate statunitensi. Arruolamenti mancati sia per mancanza di “vocazione” da parte dei giovani, sia perché negli anni passati chi si presentava agli uffici per essere selezionato veniva spesso scartato per mancato raggiungimento dei minimi requisiti fisici, sottolineando un preoccupante malessere generale della società statunitense.
La RPC pone sfide paragonabili a quelle che un tempo poneva l’Unione Sovietica. Tracciare il paragone tra le due potenze potrebbe aiutare a creare slancio nella politica e nell’elettorato verso una U.S. Navy più grande per affrontare tali sfide ma occorreranno importanti investimenti infrastrutturali per riformare la cantieristica, in quanto la Repubblica Popolare sta vincendo la “battaglia dei cantieri”, sebbene, come detto più volte da queste colonne, avere una marina militare molto numerosa non significa automaticamente avere una forza in grado di combattere efficacemente: la PLAN non ha accumulato esperienze di guerra come la U.S. Navy nella sua storia, e una marina è fatta in primis dagli equipaggi.
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