Mediobanca si difende dall’offerta Mps: la vigilia di Nagel con la squadra

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La nuova settimana sarà un momento di confronti, a partire dal cda di martedì che classificherà come ostile l’ops di Siena. Bisognerà capire se Nagel chiamerà in supporto advisor in aggiunta alle competenze interne

Sono giorni di telefonate, scambi, confronti per il ceo di Mediobanca Alberto Nagel che, a quanto emerge, si aspettava questa mossa del Monte dei Paschi di Siena. I segnali erano arrivati a novembre con il collocamento da parte del ministero dell’Economia destinato a quattro investitori tra cui Delfin, il gruppo Caltagirone, che si sono successivamente rafforzati nel capitale della banca toscana. Venerdì, giorno del lancio dell’offerta pubblica di scambio di Mps, Nagel sembra aver avuto dalla sua il mercato che ha già assorbito il premio del 5%, andando a sconto del 9%.

Settimana di confronti

La nuova settimana sarà un momento di confronti, a partire dal cda di martedì che classificherà come ostile l’ops di Siena. L’offerta passerà al vaglio degli avvocati per verificarne la correttezza. E, una volta approvata dalla Consob, bisognerà capire se Nagel chiamerà in supporto advisor in aggiunta alle competenze interne maturate nelle principali offerte pubbliche ostili: Intesa Sanpaolo su Ubi, Crédit Agricole su Creval e Bbva che ora vuole Sabadell. Da sempre gli investitori istituzionali hanno supportato le strategie del banchiere, grande supporter delle operazioni di mercato. 




















































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Il piano di Nagel

Nel piano One Brand One Culture al 2026 il ceo ha promesso di remunerare gli azionisti con 3,7 miliardi, un ammontare in crescita del 70% rispetto a quello precedente, rispettando la traiettoria, a quasi un anno e mezzo del piano. La difesa di Mediobanca dall’operazione pubblica di scambio di Mps, passa dal mercato. E Nagel metterà a frutto le relazioni stabili con i fondi e alcune famiglie imprenditoriali vicine a Mediobanca. La relazione con Blackrock (4,2% di Mediobanca) e l’amicizia con il suo ceo Larry Fink potrebbero giocare a favore. L’Accordo di consultazione (11,4%), poi, include Mediolanum, di cui è azionista Fininvest della famiglia Berlusconi, Gavio, Monge, il gruppo Lucchini, la Mais di Isabella Seragnoli e Romano Minozzi. Al di fuori dell’Accordo ci sono soci come la famiglia del gruppo Chiarva, Sandro Veronesi, patron di Calzedonia e Alberto Aspesi, fondatore dell’omonima azienda di moda. Ma anche nomi come Edizione dei Benetton che possiede il 2,2% di Mediobanca e le cui posizioni non sono ancora note. Ma decisivi saranno appunto gli istituzionali.

La difesa dell’autonomia di Mediobanca

Da capire è se la chiamata di un’assemblea straordinaria — visto che la banca milanese è sottoposta a passivity rule che congela qualsiasi operazione al di fuori dell’ordinario che possano contrastare l’ops del Monte — a difesa dell’autonomia sia percorribile Mediobanca. Di certo Nagel difenderà l’indipendenza di Piazzetta Cuccia e dei suoi banchieri che da sempre lavorano sulle maggiori operazioni del Paese. Professionisti che, è questo il timore, sottolineato anche dagli analisti, potrebbero decidere di lasciare l’istituto.  

La lettera di Nagel

«Le persone di Mediobanca sono il principale asset e il fondamentale presidio dell’autonomia e dell’indipendenza del nostro gruppo, ha scritto sabato il ceo ai dipendenti in una lettera firmata anche dal direttore generale Francesco Saverio Vinci —. Forti di questa consapevolezza possiamo guardare con fiducia e determinazione agli obiettivi che abbiamo davanti e al futuro del nostro gruppo». Nagel ricorda l’agenda e gli obiettivi: «L’offerta non è stata concordata e il cda di Mediobanca si riunirà per esaminarla ed esprimere le proprie valutazioni al riguardo, con l’obiettivo di tutelare gli interessi di tutti gli stakeholder e, in particolare, dei propri dipendenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

26 gennaio 2025



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