Separazione carriere, magistrati in protesta in tutta Italia

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L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025, celebrata nelle Corti d’Appello italiane, è stata segnata da una protesta diffusa dei magistrati contro la riforma della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio, con particolare attenzione alla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante.

In molte sedi, i magistrati hanno manifestato il loro dissenso in modo simbolico e composto. A Roma, Napoli (dove Gratteri ha rinunciato all’evento), Palermo, Bologna e Milano, toghe e coccarde tricolori sono diventate i simboli della protesta, insieme a copie della Costituzione esposte durante le cerimonie.

Davanti alla Corte d’Appello di Roma, i magistrati hanno esposto cartelli con citazioni di Piero Calamandrei, tra cui: «Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà».

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Anche a Reggio Calabria, come in tutte le sedi di Corte d’appello, alcuni magistrati hanno lasciato, per protesta, l’aula al momento dell’intervento del rappresentante del ministero nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario. La protesta era stata preceduta da un sit-in fuori dal palazzo di giustizia.

La protesta nelle sedi italiane

A Napoli, i magistrati hanno sfilato nel Salone dei Busti a Castel Capuano con volantini che riportavano la frase «Costituzione della Repubblica Italiana». A Palermo, i magistrati del distretto hanno partecipato alla cerimonia sedendo in fondo alla sala con in mano la Costituzione e lasciando platealmente l’aula quando ha preso la parola il rappresentante del Ministero della Giustizia. Una scena simile si è ripetuta a Bologna, dove oltre 150 magistrati hanno manifestato all’ingresso della caserma della Legione Carabinieri, mostrando cartelli con la scritta «Uniti e non separati».

La presidente della Giunta dell’Anm Emilia-Romagna, Eleonora Pirillo, ha dichiarato: «Questa riforma altera gli equilibri dello Stato. È una riforma non della giustizia, ma della magistratura, punitiva nei confronti dei magistrati. Non cambierà nulla per i cittadini: i processi civili e penali non dureranno un giorno in meno».

A Milano, il presidente della Corte d’Appello, Giuseppe Ondei, ha sottolineato il rischio che si vulnerino principi fondamentali: «L’autonomia e l’indipendenza della magistratura sono cardini inviolabili della democrazia. Sventurata quella nazione i cui magistrati non godono della fiducia dei cittadini».

Le criticità emerse nelle relazioni delle Corti

Durante le cerimonie, i presidenti delle Corti d’Appello hanno presentato relazioni che evidenziano i problemi strutturali del sistema giudiziario. A Roma, Giuseppe Meliadò ha parlato dell’aumento della criminalità organizzata nella Capitale: «Roma sta progressivamente diventando il coacervo di tutte le mafie. La percezione dell’emergenza è inferiore alla velocità con cui le organizzazioni criminali si radicano nel territorio».

A Napoli, Maria Rosaria Covelli ha denunciato l’incremento dei reati contro la persona, con oltre 6mila nuovi procedimenti solo nel primo grado per maltrattamenti, violenze domestiche e violenze sessuali. Ha poi aggiunto: «I giudici hanno fatto uno sforzo straordinario per rispettare gli obiettivi del PNRR, superandoli in alcuni casi, ma le scoperture negli organici dei magistrati e del personale amministrativo rendono tutto insostenibile».

A Catania, Filippo Pennisi ha descritto un quadro preoccupante del territorio, segnato dalla presenza di sodalizi mafiosi consolidati. «Cosa Nostra continua a essere una presenza pervasiva, con una capacità straordinaria di infiltrarsi nel tessuto economico e sociale, soprattutto nei settori degli appalti e del traffico di stupefacenti», ha dichiarato.

A Milano, Giuseppe Ondei ha denunciato il sovraccarico di lavoro nei tribunali, in particolare nel settore immigrazione: «La sezione immigrazione del Tribunale di Milano è la più gravata d’Italia, con pendenze che ormai competono con tempi biblici».

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La giustizia riparativa e i reati minorili

La giustizia riparativa è stata definita «residuale» dal presidente della Corte d’Appello di Milano, che ha evidenziato la difficoltà ad applicare l’istituto in casi di violenza domestica o nell’ambito del Codice Rosso.

A Napoli, invece, si è registrato un allarmante incremento di reati commessi da minori. Maria Rosaria Covelli ha aggiunto: «I dati mostrano quasi un raddoppio delle misure cautelari per minori rispetto all’anno precedente. Molti ragazzi girano armati, anche solo per difesa, mentre altri compiono reati violenti. La nostra attenzione deve concentrarsi sulla prevenzione e sul sostegno alle famiglie».

Un appello unanime

Le cerimonie si sono concluse con un appello unanime dei magistrati per difendere l’autonomia della magistratura e garantire ai cittadini un sistema giudiziario efficiente. Tuttavia, come ha sottolineato Giuseppe Ondei, «non si può tacere di fronte a riforme che rischiano di compromettere il nostro sistema democratico. Serve equilibrio, dialogo e rispetto reciproco tra tutte le istituzioni per affrontare insieme le sfide che ci attendono».



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